Nella foto Calcata. Da sinistra: James Koller, Mariagrazia Pelaia, Paolo D’Arpini
Come favorire lo sviluppo delle opportunità di lavoro creativo, in sintonia con l’ecologia profonda ed il bioregionalismo, in chiave ambientale, socio-antropologica e di economia solidale?
La prima proposta che vi sottopongo è quella “cruda”.. Contro la fame e i cambiamenti climatici, un decalogo bioregionale, per tornare alla campagna e all’artigianato rurale, approfittando della crisi industriale.
Le responsabilità primarie della fame e dei cambiamenti climatici sono dovute all’agricoltura e la zootecnia industriale-commerciale “globalizzata”, che oggi producono “troppo cibo per poter mangiare tutti”, mentre, nel contempo, consumano le risorse naturali ed economiche dei popoli, inquinando la biosfera con prodotti chimici di sintesi che si accumulano nelle catene alimentari. Sembra assurdo ma è proprio così. Oggi al mondo alleviamo circa 45 miliardi di animali, corrispondenti ad almeno 10 miliardi di Bovini equivalenti, che consumano più di un SUV…
Questi animali mangiano almeno come 20 – 25 miliardi di Persone ! Mentre 1 miliardo di esseri umani, su 6 miliardi di popolazione terrestre, soffre e muore di fame !!!
C’è poi la proposta “morbida” della riscoperta culturale dei luoghi e delle capacità artistiche e spirituali dei suoi abitanti… L’idea è quella di un Osservatorio permanente della Cultura bioregionale, non solo uno spazio particolare bensì una “attenzione” rivolta ad una serie di valori, come a d esempio le medicine alternative, la scienza della nutrizione, le arti ginniche (yoga, esercizi respiratori, etc.) in grado di favorire l’equilibrio psichico e la valorizzazione delle facoltà intellettuali. In ogni bioregione dovrebbe esservi attivato un laboratorio di estetica in grado di ricostruire, attraverso le testimonianze artistiche e letterarie, l’influsso del paesaggio sulla vita e il pensiero, progetto utile anche a fissare dei nuovi, seri criteri di vivibilità ambientale.
Insomma: “Ora et labora!”
Il significato dell’ecologia profonda è racchiuso nella comprensione che nulla è separabile nella vita, il tutto compartecipa al tutto. Questo concetto è stato espresso con molta saggezza sin da cinquemila anni fa in un detto vedico che afferma: “Dal Tutto sorge il Tutto. Se dal Tutto togli il Tutto, solo il Tutto rimane”.
L’ecologia profonda è il riconoscimento dell’inscindibilità della vita ed il bioregionalismo non è altro che la descrizione dei vari processi vitali e delle forme visibili della vita e della materia nella consapevolezza di tale inscindibilità. Quindi la descrizione “geografica” bioregionale è solo funzionale all’integrazione dell’ambito descritto, un po’ come avvenne ai tempi di Menenio Agrippa che descrisse lo stato in termini di complementarietà degli organi strutturati per il funzionamento dell’intero organismo.
Tratto dal libro di Paolo D’Arpini “Riciclaggio della memoria. Appunti, tracce e storie di Ecologia Profonda, Bioregionalismo e Spiritualità Laica”
Fonte: https://bioregionalismo.blogspot.com/2021/01/bioregionalismo-e-attuazione.html
Testo Inglese:
How to promote the development of creative work opportunities, in harmony with deep ecology and bioregionalism, in an environmental, socio-anthropological and solidarity economy key?
The first proposal that I submit to you is the “raw” one .. Against hunger and climate change, a bioregional handbook, to return to the countryside and rural crafts, taking advantage of the industrial crisis.
The primary responsibilities of hunger and climate change are due to “globalized” agriculture and industrial-commercial animal husbandry, which today produce “too much food for everyone to eat”, while, at the same time, consuming the natural and economic resources of peoples, polluting the biosphere with synthetic chemicals that accumulate in food chains. It seems absurd but it is so. Today in the world we breed about 45 billion animals, corresponding to at least 10 billion equivalent cattle, which consume more than an SUV …
These animals eat at least 20-25 billion people! While 1 billion human beings, out of 6 billion of the earth’s population, suffer and die of hunger !!!
Then there is the “soft” proposal of the cultural rediscovery of places and the artistic and spiritual abilities of its inhabitants … The idea is that of a permanent observatory of bioregional culture, not just a particular space but an “attention” to a series of values, such as alternative medicines, the science of nutrition, the gymnastic arts (yoga, breathing exercises, etc.) capable of promoting psychic balance and the enhancement of intellectual faculties. In each bioregion there should be an aesthetic laboratory capable of reconstructing, through artistic and literary testimonies, the influence of the landscape on life and thought, a project that is also useful for establishing new, serious criteria for environmental livability.
In short: “Ora et labora!”
The meaning of deep ecology is contained in the understanding that nothing is separable in life, the whole participates in the whole. This concept has been very wisely expressed since five thousand years ago in a Vedic saying which states: “From the Whole arises the Whole. If you remove the Whole from the Whole, only the Whole remains ”.
Deep ecology is the recognition of the inseparability of life and bioregionalism is nothing more than the description of the various vital processes and visible forms of life and matter in the awareness of this inseparability. Therefore, the bioregional “geographical” description is only functional to the integration of the area described, a bit like it happened in the time of Menenio Agrippa who described the state in terms of complementarity of the organs structured for the functioning of the whole organism.
Taken from the book by Paolo D’Arpini “Riciclaggio della Memoria. Notes, traces and stories of Deep Ecology, Bioregionalism and Lay Spirituality”