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Ora la tanto “irreprensibile” Ilaria  Capua che, come ho detto più volte, mi è antipatica culturalmente ed eticamente, si scaglia contro i giornalisti dicendo che l’informazione e i social media sono stati pervasivi, impiccioni come non mai, disorientando chi ha le chiavi per uscire dalla pandemia,  al punto da poter affermare che i fattori virtuali sono stati in grado di condizionare detta pandemia. (fonte: Corriere della Sera)

Cara ed illustre Ilaria Capua, cosa hai fatto Tu per debellare questi fattori virtuali , atteso che le tue presenze in tv hanno e stanno tuttora inflazionando di notizie, più o meno oggettive, la pubblica opinione ? Semmai, il discorso va ribaltato a favore dei giornalisti che, seppur sindacabili anche loro in alta percentuale su argomenti scientificamente improvvisati,  cercano in qualche modo di fornire le notizie a seconda di chi le fornisce, e Tu, Ill.ma Professoressa, nel contesto di queste  “forniture”, Ti sei distinta più ancora del Prof. Galli Massimo, pure lui non proprio parco in chiave mediatica.

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Io penso che sarebbe onesto per tutti, io per primo, affermare che oggi stiamo scoprendo giorno dopo giorno gli sviluppi dell’attuale pandemia e che,  nel mentre stiamo tutti cercando un antidoto valido al suo difficile annientamento,  sarebbe quanto mai urgente e necessario suggerire al mondo industriale, a tutti i contesti sociali, ai comportamenti quotidiani di tutti, al progresso che non guarda in faccia la salute, al clima, alla circolazione di macchine, aerei e navi,  un cambio di registro ad evitare che, posto che venga davvero sconfitto il Covid-19, di lì a poco non se ne debba annientare un altro perfezionando ciò che, da giornalista  io ho sempre detto, e cioè che non si può vivere in un equilibrio di veleni.

Rebus sic stantibus succederà infatti che il progresso produrrà veleni, le multinazionali produrranno antiveleni, la Capua ed i giornalisti si scambieranno epiteti più o meno graditi, mentre la società, impotente, non potrà fare altro se non assistere a questo sindacabile spettacolo che ci ha tolto serenità, entusiasmo di fare, voglia di un piacevole diversivo, ma ha anche prodotto un disastro umanistico al punto tale che, per ripristinarlo, questa volta dovremmo essere noi ad imparare dalle bestie. Esattamente, come mi diceva un amico questa mattina, osservando un cane…ed una vacca partoriente in stalla.

Detto questo, se il virus, non ci farà ragionare come si deve, e cioè collocando “modus in rebus” questo spasmodico progresso che non corre in direzione degli interessi della persona fisica, ma dello sporco denaro che ha infangato tutti, spesso anche per giustificabile necessità di sopravvivenza, non vedrei dischiudersi all’orizzonte quanto ogni uomo si augura per tornare ad un minimo di normalità.

 

Arnaldo De Porti

Belluno-Feltre

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