Quando 10.000 anni fa con l’agricoltura e la pastorizia è nata la monogamia e la poligamia deve essere nata anche la prostituzione. Infatti, se prima le donne erano libere, che bisogno ci sarebbe stato di pagarle per farle fare il sesso? Ciò è dimostrabile attraverso la psicostoria analogica. Tra l’altro, come il matrimonio stesso, la prostituzione è nata con un processo graduale… nel periodo di transizione c’era la libera espressione sessuale in forma sacra (di donne incarnazioni della grande madre), ovvero le donne libere continuavano a intrattenere rapporti con chi gradivano ma in modo spiritualizzato, mentre le sposate erano proprietà dei mariti… poi pian piano sorse il vero e proprio meretricio, prima quello religioso nei templi e poi quello nei lupanari e nelle strade, etc.”
Il ripristino della “famiglia allargata” è una delle soluzioni possibili al deterioramento sociale e della unione matrimoniale corrente che tanti danni sta procurando alla società. I primi danni sono avvenuti attraverso lo scollamento familiare che, con il deteriorarsi del sistema patriarcale, sta trascinando la società umana in un imbarbarimento di rapporti inter-familiari.
In questa società consumista i due genitori perlopiù lavorano entrambi all’esterno della casa, per motivi economici o di “emancipazione” femminile, come si dice oggi…. Il risultato è che la prole -se non è completamente assente perché da fastidio al menage- viene abbandonata a se stessa, in istituti od in mano a baby sitters o davanti al televisore a rimbambirsi. Gli anziani, che una volta svolgevano all’interno della famiglia un importante ruolo di mantenimento della cultura e di assistenza ai giovani, sono anch’essi emarginati e ridotti all’ospizio o se tenuti in casa sono comunque visti come mera fonte di guadagno, per via delle pensioni, e non possono esercitare il ruolo che la natura sin dai tempi più antichi aveva loro concesso, quello di trasmettitori della saggezza popolare.
Altro problema grave del modello “familiare” attuale, è che la spinta verso la virtualizzazione dei rapporti, favorita dal “distanziamento sociale” e dalla tendenza di ricorrere a rapporti “virtuali” su internet, conduce all’assuefazione psicologica di modelli dissacratori e pornografici, portando ad un ulteriore ampliamento dell’esercizio di prostituzione (maschile e femminile) in tutte le sue sfaccettature sessuali.
Insomma i rapporti umani sono talmente deteriorati che l’unica via di salvezza sembra proprio il ritorno alla famiglia promiscua che contraddistingueva l’antica civiltà gilanica, cioè prima dell’avvento del patriarcato e delle religioni monoteiste.
Proprio in questi giorni ho terminato di leggere un interessante libro scritto dall’amico Carlo Consiglio, naturista e vegetariano, emerito professore di zoologia alla Sapienza di Roma e presidente della LAC. Il titolo è “L’Amore con più partner”, con prefazione di Luigi De Marchi, psicologo sociale e politologo di fama internazionale. Mi sono trovato perfettamente d’accordo con quanto espresso nel testo ed ammetto che parecchie delle conclusioni alle quali è giunto l’amico Carlo le ho riconosciute come mie e rientranti nel filone dell’ecologia sociale e dell’ecologia profonda. Infatti togliendo l’esclusiva al modello monogamo della famiglia si possono facilmente creare soluzione sociali più in accordo con i tempi in cui viviamo.
Ed ora un excursus sulla nascita della prostituzione.
L’esercizio della prostituzione non ha età, sia in forma sacrale come avveniva nei templi dedicati alla Dea, sia in forma mascherata come nel caso delle etere greche o delle geishe giapponesi, sia nel modo compassionevole come per quelle donne che occasionalmente nei paesi “assistevano” maschi non maritati in cambio di vivande e compagnia, sia nel modo così detto “volgare” cioè con l’adescamento per strada, la prostituzione peripatetica, ed ancora tanti sono i modi e le maniere della concessione carnale per soddisfare una necessità fisiologica (perlopiù dei maschi) in cambio di prebende e denaro. Certo la prostituzione è una consuetudine antica, ma non così antica come si vorrebbe far credere….
Infatti è solo con l’affermarsi del patriarcato, circa cinquemila anni fa, e con la pratica del “matrimonio” che nacque nella società l’uso di “pagare” la donna. Il matrimonio stesso è una forma di accaparramento della donna, all’inizio per ottenere da lei qualche prole e successivamente per semplice sfogo sessuale. Ancora oggi in alcune civiltà asiatiche, in cui ancora si manifestano tracce del primo modello patriarcale, esistono i cosiddetti “matrimoni a tempo”, eufemismo per garantirsi i favori di una donna per un breve periodo….
In occidente con l’avvento del cristianesimo, che ha sancito il matrimonio come vincolo indissolubile e sacramentale, è andata vieppiù affermandosi l’esigenza della prostituzione. Insomma si può tranquillamente affermare che la prostituzione è una diretta conseguenza del vincolo matrimoniale.
Durante i periodi storici moralistici e fino alla legge Merlin in Italia il “turpe commercio” era stata regolato nelle così dette “case chiuse”, ovvero si erano tolte le prostitute dalla strada per evitare adescamenti scandalosi in periodi in cui i “colletti duri” nella società dettavano legge ma è stato solo un ipocrita sotterfugio. Oggigiorno con la liberalizzazione dei costumi (sarebbe meglio dire con la perdita della decenza) la prostituzione vagante, come pure quella domiciliare, telefonica, telematica ed in ogni altra forma possibile ed immaginabile, è diventata la norma nel rapporto fra i sessi. Non c’è più confine fra chi si prostituisce istituzionalmente, part time, a tempo pieno, su internet, nei pub, nella via, in famiglia, in vacanza, al cesso, che sia maschio o femmina non importa, chiunque in questa società è dedito alla prostituzione, questa è la triste verità. Ed il risultato è solo una maggiore alienazione ed un gran senso di solitudine.
Trovo perciò assurda ogni pretesa dei governi di “regolamentare la prostituzione” quando nei fatti lo scopo è solo quello di reperire nuove fonti di entrata per l’erario e non per sanare i mali correnti dell’ipocrisia perbenista. Allora, se proprio si vuole affrontare il problema, in primis, evitiamo il vincolo matrimoniale che – come abbiamo visto- è la causa prima di questo scollamento sociale e della perdita di spontaneità e dignità nei rapporti fra uomo e donna. Tra l’altro non c’è nemmeno più la scusa che il matrimonio serva per proteggere i figli “che son curati e educati dalle madri che stanno in casa a far le casalinghe”, lo sappiamo tutti che quella della casalinga è una categoria in estinzione. Tutte le donne infatti se vogliono campare devono sbattersi a cercare un lavoro, come i loro uomini, oppure prostituirsi…
Togliendo l’obbligo istituzionale e religioso della famiglia tradizionale, composta di marito e moglie, e recuperando una morale interpersonale di spiritualità laica, si possono facilmente ricreare soluzione fantasiose, le cosiddette famiglie aperte o “piccoli clan”, che di fatto stanno già nascendo più o meno di straforo e senza alcun riconoscimento ufficiale (il massimo al quale si è arrivati ma sempre in termini “monogamici” è l’unione fra 2 persone dello stesso genere).
L’idea della famiglia allargata, con più femmine e maschi assieme od in altra combinazione prediletta, è l’unica speranza per risollevare le sorti della solidarietà e cooperazione fra cittadini, giovani e vecchi, che oggi non trovano una dimensione umana e culturale a loro consona. Si può definire “ecologia sociale”, una sezione dell’ecologia profonda. Tante persone mi telefonano e mi chiedono: “dov’è che c’è una comune od un eco-villaggio in cui potrei andare a vivere?”, questo è già un segnale che la famiglia allargata sta entrando nella mentalità sociale corrente. Solo che uno vorrebbe trovare la pappa fatta, ovvero la comune idilliaca già bell’è pronta e collaudata, invece per un risultato “ad personam” occorre rimettersi in gioco e soprattutto smetterla con i criteri speculativi del “do ut des” e del cercare gli stessi “conforts” della società consumista pure nelle nuove aggregazioni.
Basterebbe questo ad interrompere il processo “prostitutivo” maschile e femminile? Forse, se accompagnato da sincerità e pulizia di cuore e di mente. Sicuramente spariglierebbe le carte e farebbe nascere nuovi esempi di sanità pansessuale nella società umana.
Paolo D’Arpini
Le immagini sono di Carlo Monopoli
Fonte: https://bioregionalismo.blogspot.com/2021/01/ritorno-alle-origini-ecologia-sociale.html
Testo Inglese:
When monogamy and polygamy were born 10,000 years ago with agriculture and pastoralism, prostitution must have also been born. Indeed, if women were free before, what need would there be to pay them to have sex? This is demonstrable through analogical psycho-history. Among other things, like marriage itself, prostitution was born with a gradual process … in the transition period there was free sexual expression in sacred form (of women incarnations of the great mother), i.e. free women continued to entertain relationships with those they liked but in a spiritualized way, while the married ones were the property of their husbands … then gradually the real prostitution arose, first the religious one in the temples and then that in the brothels and in the streets, etc. “
The restoration of the “extended family” is one of the possible solutions to the social deterioration and to the current marital union that is causing so much damage to society. The first damage occurred through the family separation which, with the deterioration of the patriarchal system, is dragging human society into a barbarization of inter-family relationships.
In this consumerist society, the two parents mostly both work outside the home, for economic reasons or for female “emancipation”, as they say today …. The result is that the offspring are not completely absent because it bothers the child. menage- is left to itself, in institutions or in the hands of baby sitters or in front of the TV to get mad. The elderly, who once played an important role within the family in maintaining culture and assisting young people, are also marginalized and reduced to hospice or if kept at home they are still seen as a mere source of income, for away from pensions, and they cannot exercise the role that nature had granted them since ancient times, that of transmitters of popular wisdom.
Another serious problem of the current “family” model is that the push towards virtualization of relationships, favored by “social distancing” and the tendency to resort to “virtual” relationships on the internet, leads to the psychological addiction of desecrating and pornographic models, leading to a further expansion of the exercise of prostitution (male and female) in all its sexual facets.
In short, human relations are so deteriorated that the only way to salvation seems to be the return to the promiscuous family that characterized the ancient Gilan civilization, that is, before the advent of the patriarchy and monotheistic religions.
Just in these days I finished reading an interesting book written by my friend Carlo Consiglio, a naturist and vegetarian, emeritus professor of zoology at Sapienza in Rome and president of the LAC. The title is “Love with multiple partners”, with a preface by Luigi De Marchi, an internationally renowned social psychologist and political scientist. I found myself perfectly in agreement with what is expressed in the text and I admit that many of the conclusions reached by my friend Carlo I recognized as mine and included in the trend of social ecology and profound ecology. In fact, by removing the exclusivity of the monogamous model of the family, social solutions can easily be created more in accordance with the times we live in.
And now an excursus on the birth of prostitution.
The exercise of prostitution has no age, both in the sacred form as it happened in the temples dedicated to the Goddess, and in disguised form as in the case of the Greek ether or the Japanese geisha, and in the compassionate way as for those women who occasionally attended in the countries ” “unmarried males in exchange for food and company, both in the so-called” vulgar “way, that is with solicitation on the street, peripatetic prostitution, and still there are many ways and manners of carnal concession to satisfy a physiological need (mostly of males) in exchange for prebends and money. Of course prostitution is an ancient custom, but not as ancient as one would like to believe …
In fact, it is only with the affirmation of the patriarchy, about five thousand years ago, and with the practice of “marriage” that the custom of “paying” women was born in society. Marriage itself is a form of hoarding the woman, initially to obtain some offspring from her and subsequently for a simple sexual outburst. Even today in some Asian civilizations, in which traces of the first patriarchal model are still manifested, there are the so-called “timed marriages”, a euphemism to guarantee the favors of a woman for a short period ….
In the West, with the advent of Christianity, which sanctioned marriage as an indissoluble and sacramental bond, the need for prostitution has increasingly asserted itself. In short, it can be safely said that prostitution is a direct consequence of the marriage bond. During the moralistic historical periods and up to the Merlin law in Italy the “shameful trade” had been regulated in the so-called “closed houses”, or rather the prostitutes had been removed from the street to avoid scandalous enticements in periods in which the “hard collars” in the companies dictated the law but it was just a hypocritical subterfuge. Nowadays, with the liberalization of customs (it would be better to say with the loss of decency), vagrant prostitution, as well as home, telephone, telematic and any other form possible and imaginable, has become the norm in the relationship between the sexes. There is no longer any border between those who prostitute themselves institutionally, part time, full time, on the internet, in pubs, on the street, in the family, on vacation, in the toilet, whether they are male or female it does not matter, anyone in this society is addicted to prostitution, this is the sad truth. And the result is only greater alienation and a great sense of loneliness.
I therefore find any pretense of governments to “regulate prostitution” absurd when in fact the purpose is only to find new sources of income for the treasury and not to heal the current evils of respectable hypocrisy. So, if you really want to tackle the problem, first of all, let’s avoid the marriage bond which – as we have seen – is the root cause of this social disconnect and the loss of spontaneity and dignity in the relationships between man and woman. Among other things, there is no longer even the excuse that marriage serves to protect children “who are cared for and educated by the mothers who stay at home to be housewives”, we all know that the housewife is a category in extinction. . In fact, if they want to live, all women have to struggle to look for a job, like their men, or prostitute themselves …
By removing the institutional and religious obligation of the traditional family, made up of husband and wife, and recovering an interpersonal morality of secular spirituality, one can easily recreate imaginative solutions, the so-called open families or “small clans”, which in fact are already being born more or not, without any official recognition (the maximum that has been reached but always in “monogamous” terms is the union between 2 people of the same gender).
The idea of the extended family, with several females and males together or in another favorite combination, is the only hope to revive the fortunes of solidarity and cooperation between citizens, young and old, who today do not find a human and cultural dimension to them. consonant. It can be defined as “social ecology”, a section of profound ecology. Many people call me and ask me: “where is there a commune or an eco-village where I could go to live?”, This is already a sign that the extended family is entering the current social mentality. Except that one would like to find the jelly made, that is the idyllic commune that is already ready and tested, instead for an “ad personam” result it is necessary to get back into the game and above all stop with the speculative criteria of “do ut des” and looking for the same “comforts” of consumer society also in the new aggregations.
Would this be enough to interrupt the male and female “prostitution” process? Perhaps, if accompanied by sincerity and cleanliness of heart and mind. Surely it would waste the cards and give birth to new examples of pansexual health in human society.
Paolo D’Arpini