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di Francesco S. Amoroso

Vi sono personaggi sconosciuti alla maggioranza delle persone, ma nonostante questo grandi: una di queste è Fernanda Wittgens (1903 – 1957) figura fondamentale della storia dell’arte italiana, soprannominata “allodola” per la sua grandezza discreta, visibile solo quando questo volatile spicca il volo.

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Nata a Milano nel 1903, dopo essere stata insegnante e giornalista, fu poi storica dell’arte, e prima donna a dirigere la Pinacoteca di Brera nel 1940.

Nel 1928 entrò a Brera con la qualifica di operaia avventizia, per poi entrare in contatto con Ettore Modigliani, che fu il suo mentore e maestro, nonché storico Direttore di Brera.

Rilevò poi l’incarico di Modigliani quando questi venne rimosso per motivi razziali in quanto ebreo, diventando così la prima donna a ricoprire un ruolo così rilevante e prestigioso.

La Wittgens fu una convinta antifascista e durante il secondo conflitto mondiale si distinse perché salvò le opere di Brera dalla distruzione bellica, ma soprattutto la vita di molti ebrei.

Per le sue posizioni politiche avverse al regime fascista fu arrestata e condannata a quattro anni di detenzione.

Nella sua meritoria opera di salvataggio di vite umane venne supportata dall’aiuto della dottoressa Adele Cappelli Vegni, che fece della sua villa sul lago di Como un importante snodo logistico per l’espatrio di ebrei e dalla collaborazione delle sorelle Zina e Mariarosa Tresoldi, due maestre elementari.

Nel 1952 riuscì a portare a Milano la Pietà Rondanini di Michelangelo Buonarroti.

Nel 1955 ricevette una medaglia d’oro da parte dell’Unione delle comunità israelitiche, per l’opera di soccorso da lei prestata con generosità nei confronti degli ebrei perseguitati.

A lei si deve la salvezza del Cenacolo vinciano denominato anche Ultima cena, una delle raffigurazioni più famose della storia dell’arte.

Morì prematuramente a 54 anni, stroncata da un male incurabile.

L’11 luglio 1957 il suo feretro venne esposto a Brera, che grazie a lei potè rinascere dalle macerie della guerra nel 1950, diventando anche luogo d’incontro, oltre che di formazione, e centro di cultura, accogliendo concerti, congressi internazionali di medicina, ospitando anche mostre fotografiche rendendola un punto di riferimento per la cultura internazionale.

È la formula del museo vivente, aperto alle diverse forme d’arte.

È merito di Fernanda Wittgens se nel 2019, in occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, migliaia di visitatori hanno potuto ammirare il suo capolavoro il Cenacolo nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, a Milano.

Fu infatti lei, che nei primi anni Cinquanta si occupò di affidarne il restauro nonostante il parere contrario di Cesare Brandi, all’epoca direttore dell’Istituto Centrale del Restauro, il quale negava l’opportunità di restaurare l’opera, giudicando il capolavoro vinciano ormai irrimediabilmente perduto prima dei bombardamenti del 1943, e della sua esposizione agli agenti atmosferici nei mesi successivi.

Oggi un albero a cippo, piantato nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo a Milano doverosamente la ricorda.

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