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Paolo Parisi, The Weather was Mild on the Day of My Departure, 2018, olio su carta, stampa inkjet su carta Epson Ultra Smooth Fine Art paper 325 gr/m2, due elementi, ciascuno 40 × 55,5 cm, con cornice. Courtesy l’artista
“La pittura è superficie e stratificazione. La pratica della pittura, invece, si risolve nella riflessione sul linguaggio della pittura stessa e sul come si vedono le cose”.

Paolo Parisi in conversazione con Lorenzo Bruni, dicembre 2020

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BUILDING dal 19 gennaio presenta la mostra Paolo Parisi. The Weather was Mild on the Day of my Departure, a cura di Lorenzo Bruni, ideata appositamente per le sale espositive del piano terra e del primo piano.

 

Il progetto The Weather was Mild on the Day of my Departure è costituito da quattro nuovi cicli di opere che riflettono sulla pratica della pittura e che rappresentano gli ultimi tre anni dell’intensa ricerca dell’artista. Alle opere del 2018-2020 si aggiungono quattro sculture e un video del 2013 che condividono la stessa riflessione allargata sull’oggetto quadro e sulla relazione di quest’ultimo con il contenitore in cui si inserisce. Tutte le opere hanno in comune l’esplorazione del tema dell’eredità del Modernismo e della pittura monocroma, ma anche e soprattutto del viaggio – fisico e mentale – inteso come scoperta e condivisione del mondo con “l’altro diverso da sé”.

La mostra è stata concepita come una narrazione unica che si sviluppa all’interno di BUILDING chiamando in causa lo spettatore per mezzo di opere, di cicli e tecniche differenti. L’obiettivo è un’analisi sull’importanza dell’esperienza diretta della visione che, come ci suggeriscono le opere, risulta essere completa soltanto nel momento in cui viene raggiunto un equilibrio tra concetti quali: osservare e percepire, fare esperienza e interpretare, immagine figurativa e astratta, maschile e femminile, saper ricordare ma anche dimenticare. Tentativo che coincide con l’idea di individuare una terza via che sfugga al dualismo occidentale del secolo passato.
 

Paolo Parisi, The Whole World in a Detail, 2019, olio su tela, 200 x 200 cm. Courtesy l’artista
I nuovi cicli di opere vanno dai quadri monocromi The Whole World in a Detail (Fabric) (2020) – superfici cangianti per effetto della particolare stesura del colore che rimandano alla preziosità illusoria delle stoffe tipiche della pittura rinascimentale – alle opere site specific dal titolo Alle ragazze d’Italia! (2021), immagini di paesaggi dell’archivio personale dell’artista stampate su stoffa trasparente ricamata con elementi geometrici modernisti ripresi da un manuale di cucito. Gli altri due cicli sono The Whole World in a Detail (2018-2019) – pitture basate sulla ripetizione della forma quadrata del pixel fotografico che però nega se stessa per effetto della stratificazione dei colori – e The Weather was Mild on the Day of my Departure (2018), da cui è preso il titolo di tutta la mostra, costituito da dittici che mettono in relazione un monocromo dipinto con una immagine fotografica del paesaggio dello stretto di Messina, tra la Sicilia e il resto d’Italia.

 

Quello che accomuna le opere di Paolo Parisi in mostra a BUILDING, oltre alla riflessione sugli strumenti della pittura, è la volontà di analizzare i codici con cui l’essere umano interpreta la misurazione, l’immaginazione e la percezione del suo attraversare i luoghi, ma anche come li ricorda e li progetta. Questa esigenza è all’origine sia del lavoro installativo su stoffa Alle ragazze d’Italia!, sia dei dittici The Weather was Mild on the Day of my Departure, come pure delle opere del 2013. Queste ultime sono le sculture della serie U.s.a.i.s.o. (Uno sull’altro in senso orario) (2013) – volumi che rappresentano l’elemento “casa” o “studio” costituite da strati di fogli di cartone e calchi degli stessi, realizzati in gesso –  e l’opera video dal titolo Untitled (postcards film) (2013) la cui narrazione cambia continuamente grazie a un sistema computerizzato che determina in modo random la sequenza delle immagini stratificandole tra loro, processo messo in evidenza anche dalla musica elettronica studiata per l’occasione. Questi due cicli, pur non appartenendo all’ultima produzione dell’artista, sono stati inseriti nel percorso espositivo per evidenziare la coerenza di intenti che da tempo Parisi affronta trovando soluzioni sempre nuove con cui aprire campi di riflessioni distanti, ma anche vicini, tra loro.

 

“Il tema che ritorna costantemente nei lavori di Parisi, che scandiscono la percezione e la re-immaginazione dei due piani dello spazio architettonico di BUILDING – come scrive il curatore della mostra Lorenzo Bruni –  è il colore e la sua reazione alla stratificazione del tempo della visione. Il colore, nel suo caso, diviene viscere e intelletto nello stesso instante. Infatti, il risultato a cui conduce lo spettatore è quello di interrogarsi sull’idea di esperienza diretta in un tempo dominato dalla globalizzazione digitale e dalla pandemia mondiale, che ha costretto le persone a vivere nel proprio spazio privato pur in totale iper-connessione con tutti e tutto. La necessità di ragionare sulla contraddizione contemporanea di “essere o raccontarsi” è risolta proponendo già una direzione di soluzione per mezzo del titolo della mostra che è preso in prestito dal testo di Joshua Slocum, il primo uomo che nel 1895 naviga il globo in solitaria. La frase in questione fa riferimento al momento della sua partenza dalle coste di Boston senza motore, senza radio, senza GPS, senza carte elettroniche… e persino senza sapere nuotare. Tutto indica una totale aderenza all’instante che non protende al passato, bensì alla scoperta del possibile futuro”.

Paolo Parisi, The Whole World in a Detail (Fabric), 2020, olio su tela, 190 x 130 cm. Courtesy l’artista
Cenni biografici

 

Paolo Parisi (Catania 1965) vive e lavora a Firenze.

 

L’esperienza dell’arte come pratica cognitiva e la variazione della percezione – legata al cambiamento del proprio punto di vista – sono aspetti fondamentali della sua opera. Una determinata colorazione delle vetrate consente di trasformare la luce del giorno in un altro colore. Il suono registrato dalle sonde collocate sotto la crosta dei vulcani può rendere udibile il movimento della materia. La scultura, realizzata a strati di fogli di cartone ondulato, può essere praticata al suo interno, come se fosse una cavità naturale. Il lavoro di Paolo Parisi riflette sulla pittura e sulle relazioni che essa può instaurare con ciò che le sta intorno, rendendo la fruizione dell’opera un’esperienza fisica che permette di stabilire nuove relazioni tra contenuto e contenitore. Sin dagli esordi la ricerca dell’artista appare incentrata sulla trasformazione in immagine artistica di un assunto iniziale non arbitrario, in quanto volutamente recepito attraverso strumenti che escludono l’interferenza del dato psicologico quali la cartografia, il rilievo architettonico e l’ottica fotografica.

 

Dal 1993 affianca l’attività artistica a quella didattica, presso le Accademie di Belle Arti (di Bologna e, dal 2010, di Firenze) e attraverso numerose conferenze, workshop e lectures tenute in tutto il mondo. Questo interesse per la trasmissione di un’esperienza condivisa dell’arte si manifesta anche attraverso la partecipazione alla fondazione dello spazio no-profit Base / Progetti per l’arte di Firenze, che propone, sin dall’inizio della sua attività (1998), una riflessione sul ruolo dell’arte contemporanea nella società attuale e sulle modalità di autodeterminazione aldilà delle coercizioni imposte dal mercato dell’arte e dal suo sistema.

 

A partire dagli anni ’90 ha esposto in numerose gallerie e musei italiani ed esteri tra cui ricordiamo: Museo Novecento, Firenze (2019); Fondazione Brodbeck, Catania (2011); Museo d’arte contemporanea della Sicilia Palazzo Riso, Palermo (2011); Centro Pecci, Prato (2008); Städtische Galerie im Lenbachhaus, Monaco (2006); Quarter, Firenze (2005); GCAC Castel San Pietro Terme (2002); Aller Art Verein, Bludenz (2001). Tra le altre recenti partecipazioni in mostre collettive: Museo Geologico Gemmellaro, Palermo – evento collaterale ufficiale di Manifesta 12 – (2018); M.A.C.RO, Roma (2017, 2009, 2007); Fuori Uso, Pescara (2016); Museo d’Arte contemporanea MSU, Zagabria (2015); CNEAI, Chatou, Parigi (2013); Klaipêda Culture Communication Center, Klaipêda (2013); Magazzino d’arte moderna, Roma (2010); XIV Biennale Internazionale di Scultura, Carrara (2010); Villa Romana, Firenze (2008); Primo Marella Gallery, Pechino (2007); Manifesta 7 – evento collaterale ufficiale di Manifesta 7 – spazi pubblicitari di Bolzano e Rovereto (2007); Museum of Fine Arts, Hanoi (2007); White House, Singapore (2007); Korean Design Center di Seoul (2007); Istituto Italiano di Cultura, Tokyo (2007).

 

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