Il santo Abate Antonio è stato preso come esempio cristiano di protezione degli animali. La festa ricorre il 17 gennaio di ogni anno e segna l’inizio del Carnevale. Vorrei ora chiarire l’imbroglio attraverso il quale questo abate, che viveva nel deserto, è stato nominato “protettore degli animali”.
Spesso nei santini si vede il monaco che ha un maiale al fianco che non è però un suo amico per la vita ma solo un simbolo per ricordare la cura da lui scoperta per il “fuoco di Sant’Antonio” una malattia della cute che veniva appunta curata usando un intruglio di grasso di maiale. In ogni caso si presupponeva che il maiale venisse accoppato per ricavarne il miracoloso grasso. Un po’ come nella pubblicità del pollo Arena dove si vede un galletto tutto contento che fa chicchirichì per poi finire direttamente al forno. Insomma è sempre il diavolo che fa le pentole… ma riuscirà a fare anche i coperchi?
Il 17 gennaio di quest’anno non è possibile organizzare un evento collettivo a favore degli animali, in seguito alle limitazioni sanitarie conseguenti al coronavirus, perciò dovremo farlo nel pensiero e se vorremo sperimentare l’armonia fra noi ed il resto del mondo vivendola nei suoi aspetti quotidiani ed immediati, potremo riconoscerci l’un l’altro parte di un tutto inscindibile, senza discriminazione di razza o specie. Perciò in occasione della ricorrenza di Sant’Antonio pensiamo con amore agli animali.
I selvatici vivono ancora liberi, ma fra mille difficoltà per il freddo inverno e nell’insicurezza della sopravvivenza, sia per la mancanza di cibo sia per le predazioni dei nemici naturali sia per l’opera decimatrice dell’uomo, a loro provvederemo con una passeggiata solitaria disseminando qui è lì un po’ di semi. Agli animali di allevamento che vengono sfruttati per carne o per la produzione di latte non possiamo dare un grande aiuto. Non ci è consentito in questa società prevaricatrice. Perciò, oltre all’astenerci dal mangiar carne, possiamo dirigere verso di loro, verso il loro cuore e la loro anima, pensieri di riconoscenza per aiutarli a sopportare il loro triste destino.
Paolo D’Arpini – Circolo Vegetariano VV.TT.
“L’aspetto umano non implica intelligenza umana e, viceversa, l’intelligenza umana non implica necessariamente che si debba avere un corpo umano. Ai sapienti importa solo l’intelligenza, poco essi si curano dell’apparenza, mentre al contrario gli uomini del volgo badano solo all’aspetto esteriore e non si danno pensiero dell’intelligenza”. (Lìeh Tze)