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Maryam Rajavi:

·        La condanna del diplomatico terrorista del regime da parte della corte di Anversa in Belgio rappresenta la condanna dell’intero regime clericale

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·        Chiudere le ambasciate del regime, inserire nella lista nera MOIS e IRGC, perseguire ed espellere i loro mercenari

Nella mattinata di martedì 4 febbraio 2021, contemporaneamente alla sentenza del tribunale di Anversa, in Belgio, per l’attentatore diplomatico del regime clericale Assadollah Assadi e i suoi complici, si è tenuta una conferenza online globale, nella quale la signora Maryam Rajavi, presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI) e decine di personaggi di spicco di vari Paesi europei, Stati Uniti e Canada, si sono uniti a migliaia di membri dell’Organizzazione dei Mujahedin-e Khalq (MEK / OMPI) con sede ad Ashraf-3 (Albania), nonché ai sostenitori della Resistenza iraniana in tutto il mondo.

Il tribunale belga ha respinto la pretesa di immunità diplomatica di Assadollah Assadi e lo ha condannato a 20 anni di carcere. I tre agenti dell’intelligence, Nasimeh Naami, Mehrdad Arefani e Amir Saadouni, sono stati condannati rispettivamente a 18, 17 e 15 anni di carcere. È stata inoltre revocata la loro cittadinanza belga.

Intervenendo alla conferenza globale, la signora Rajavi ha affermato che la condanna del diplomatico del regime clericale e dei suoi agenti dell’intelligence è stata la condanna del regime nella sua interezza, un trionfo epocale per il popolo e per la Resistenza iraniani, una pesante sconfitta politica e diplomatica per il regime iraniano e un colpo irreparabile alla sua strategia di esportazione e diffusione del terrorismo. Si è quindi congratulata con il popolo iraniano, che è la principale vittima della repressione e del terrorismo del regime clericale. La signora Rajavi ha aggiunto: Due decenni fa, i mullah hanno cercato di incatenare il MEK e la resistenza organizzata del popolo iraniano perseguendoli con casi pieni di false accuse e facendoli inserire in elenchi di terroristi negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Germania e in Francia. Ma la Resistenza iraniana ha infranto tutte quelle catene e quegli ostacoli. In un Paese dopo l’altro, la giustizia ha assolto la Resistenza iraniana dalle false accuse di terrorismo, e oggi ha condannato il terrorismo reale dei terroristi che operano sotto la bandiera dell’Islam e dello sciismo, ovvero la dittatura religiosa del regime clericale.

La signora Rajavi ha detto che il processo mostra che il regime si sente minacciato e disperato nel contrastare la sua alternativa democratica, e quindi è pronto a correre rischi enormi. Questo segna la fine degli inganni da parte di entrambe le fazioni del regime per coprire i loro ruoli nei crimini terroristici e mostra che, quando si tratta di barbarie e puro male, “moderati” e “intransigenti” cercano costantemente di rubarsi scena a vicenda. È l’insieme di questo regime che ha stabilito un’infrastruttura organizzata di terrorismo sponsorizzato dallo Stato per cercare di sfuggire alla propria caduta. Non c’è assolutamente luce tra le istituzioni del regime quando si tratta di commettere crimini e terrorismo. La forza terroristica Qods è praticamente integrata con il ministero degli Esteri del regime in molte aree. E, nella maggior parte dei casi, lo stesso ministro degli Esteri funge da servitore e lacchè del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie islamiche (IRGC).

La signora Rajavi ha aggiunto che la condanna del regime clericale da parte del tribunale di Anversa è un passo molto significativo, ma questa strada deve essere proseguita fino allo smantellamento dell’intero apparato terroristico del regime. Al di là delle sue ripercussioni legali, la sentenza della Corte del Belgio comporta alcuni obblighi per l’Europa e la comunità internazionale. Pertanto, come hanno dichiarato importanti parlamentari e altri dignitari europei, la Resistenza iraniana chiede ancora una volta ai governi europei di cambiare i loro approcci e le loro politiche e:

• Chiudere le ambasciate e altri centri del regime in Europa, che sono tutti centri per il terrorismo.

• Ritenere responsabile il ministro degli Esteri del regime. È stato dimostrato che il suo ministero, l’ambasciata e personale diplomatico sotto il suo controllo erano coinvolti nella pianificazione e nella preparazione del potenziale massacro.

• Designare l’intero Ministero dell’Intelligence e l’IRGC come entità terroristiche.

• Perseguire i leader del regime che sono in carica e sono le menti della sua infrastruttura terroristica. Devono affrontare la giustizia.

• Gli agenti dell’intelligence e i mercenari dei mullah sotto qualsiasi copertura devono essere perseguiti ed espulsi. Concedere loro lo status di rifugiato o la cittadinanza deve essere considerato oltre una linea rossa.

• Qualsiasi forma di normalizzazione delle relazioni diplomatiche con il regime deve essere subordinata allo smantellamento delle sue infrastrutture e attività terroristiche.

• Impedire al regime di ingannare i servizi segreti occidentali e di trarre vantaggio da tali contatti per proteggere i propri terroristi.

La signora Rajavi ha affermato che il terrorismo del regime clericale non è distinto dalla sua repressione interna o dal suo programma di armi nucleari, né è distinto dalla sua belligeranza e dai suoi crimini in Medio Oriente o dal suo programma missilistico. Gli sforzi per contenere e controllare il programma nucleare del regime non avranno successo a meno che non siano abbinati e collegati a una posizione ferma contro le violazioni dei diritti umani del popolo iraniano, e con lo sfratto dei mullah dal Medio Oriente e lo smantellamento del programma missilistico del regime. Il giorno dopo la conclusione dell’accordo nucleare tra il regime e il gruppo di Stati P5 + 1, la signora Rajavi ribadì a nome della Resistenza iraniana: “Se il P5 + 1 fosse stato fermo, il regime iraniano non avrebbe avuto altra scelta che ritirarsi completamente. e abbandonare definitivamente i suoi sforzi per acquisire un’arma nucleare, e in particolare, avrebbe abbandonato l’arricchimento dell’uranio e chiuso completamente i suoi progetti di fabbricazione di bombe”. Aveva anche indicato: “Bisogna insistere con decisione sul fatto che il regime deve smettere di intromettersi e ritirare le sue forze dall’intero Medio Oriente”. Lo stesso giorno, aveva evidenziato: “Qualsiasi accordo che trascuri i diritti umani del popolo iraniano incoraggia solo la repressione e le esecuzioni incessanti da parte del regime e calpesta i diritti del popolo iraniano, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e la Carta delle Nazioni Unite”. Negli ultimi sei anni, tutti questi fatti sono stati dimostrati uno per uno.

Numerosi politici di primo piano europei, americani e arabi, molti dei quali erano parti civili private presso il tribunale belga, hanno partecipato alla conferenza globale. Sono stati fra gli oratori Ingrid Betancourt, già candidata alla presidenza della Colombia; Stephen Harper, ex Primo Ministro del Canada; Pandeli Majko, ex Primo Ministro dell’Albania e attualmente ministro di Stato per la Diaspora; il generale James Jones, già Consigliere per la Sicurezza Nazionale del Presidente degli Stati Uniti e comandante supremo delle Forze Alleate in Europa; Aljo Vidal Quadras, ex Vice Presidente del Parlamento Europeo; Tom Ridge, primo Segretario per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti; Michèle Alliot-Marie, ex ministro degli Esteri, della Difesa e dell’Interno francese; John Baird, ex ministro degli Esteri del Canada; Giulio Terzi, ex ministro degli Esteri italiano; Riad Yassin Abdallah, ex ministro degli Esteri e ambasciatore in Francia dello Yemen; Fatmir Mediu, ex ministro della Difesa dell’Albania e attuale leader del Partito Repubblicano albanese; David Jones, ex ministro per la Brexit nel governo britannico di Theresa May; Kimo Sassi, ex ministro per gli Affari Europei e il Commercio Estero della Finlandia; l’ambasciatore Robert Joseph, ex sottosegretario di Stato per il Controllo delle Armi e la Sicurezza Internazionale degli Stati Uniti; l’ambasciatore Mitchell Reiss, ex direttore della Pianificazione politica del Dipartimento di Stato; Patrick Kennedy, ex membro del Congresso degli Stati Uniti; Linda Chavez, ex direttrice delle relazioni pubbliche della Casa Bianca; il senatore statunitense Robert Torricelli; i membri del Parlamento britannico Matthew Offord, Bob Blackman, Steve McCabe; i membri del Parlamento Europeo Milan Zver della Slovenia e Gianna Gancia dell’Italia; l’ex parlamentare europeo portoghese Paolo Casaca; Michèle de Vaucouleurs, Jean Michel Clement e Frédéric Reiss, membri dell’Assemblea Nazionale francese; Martin Patzelt, membro del Parlamento Federale tedesco; i membri del Parlamento italiano Antonio Tasso e senatore Roberto Rampi; il colonnello Wesley Martin; Tahar Boumedra;‌ Jean-François Legaret, ex sindaco del 1° Municipio di Parigi; Lars Rise, ex membro del Parlamento norvegese; Elona Gjebrea, segretario della Commissione Esteri del Parlamento albanese e già viceministro dell’Interno dell’Albania.

Contemporaneamente alla conferenza, sostenitori del MEK e della Resistenza iraniana in vari Paesi hanno tenuto comizi davanti alle ambasciate del regime clericale, ai ministeri degli Esteri o in altri luoghi significativi in Belgio (Anversa), Francia (Parigi), Germania (Berlino, Amburgo, Francoforte, Monaco), Austria (Vienna) e Svizzera (Ginevra) e hanno chiesto la revisione della politica dell’UE nei confronti dell’Iran e la chiusura delle ambasciate del regime, nonché l’inserimento in una ‘lista nera’ del suo Ministero dell’Intelligence e delle sue Guardie Rivoluzionarie e l’espulsione dei loro mercenari dai Paesi europei.

Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI)

4 febbraio 2021

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