Ora il Recovery Plan non è più un miraggio. E con Draghi si può scrivere la nuova Bretton Woods
I signori che hanno in mano il destino della terra negli anni terribili della Pandemia globale e del nuovo ’29 hanno fiducia in Mario Draghi perché sanno che ha una visione, un’idea di Paese per l’Italia e un “senso di direzione per l’Europa e per il mondo. Questo è il punto. Questo è il cemento con il quale Draghi potrà promuovere il salto collettivo di qualità della classe politica italiana e avviare la nuova ricostruzione del Paese. Questo è il merito assoluto che va riconosciuto al tutore estremo della credibilità italiana che è il Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Per questa scelta e per il modo in cui lo ha fatto gli italiani devono essergli molto riconoscenti. Oggi non tutti ne sono consci, ma con il passare del tempo tutto sarà più chiaro
di Roberto Napoletano, Direttore del Quotidiano del Sud – l’Altravoce dell’Italia
Oggi facciamo i conti con venti anni di demagogia e di populismo. Vedremo se dentro questa confusione oltre le macerie del Paese ultimo per crescita in Europa, c’è stato almeno lo spazio per la crescita di una nuova classe politica europeista che ha raggiunto la maturità liberandosi dalla carovana di menzogne grilline. Oggi facciamo i conti con la realtà di una deriva di visione e di contenuti che vuole unire famiglie politiche distanti in tutto e, al loro interno, con storie irrisolte. Per cui il Pd e i Cinque stelle perseguono un progetto che non hanno e smarriscono nel frattempo le loro identità originarie. Una volta avevi la sostanza di De Gasperi e la sostanza di Togliatti, per capirci, oggi stai in mezzo alla confusione con le parole modeste di Crimi e quelle ambiziose di Bettini.
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