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Accresciuta opacità nella rete dei rapporti fra gli Stati mentre sono ormai tutti avvinti dai sistemi che impone la globalizzazione, “longa manus” dei nuovi altrettanto violenti imperialismi finanziari sofisticati, cui non sono disgiunti neppure quelli militari. Bomba il mondo, da frenare perché non scoppi.                                                Anche prima così – si potrà dire- ma dopo la seconda guerra mondiale con il bipolarismo Est – Ovest, o USA – URSS si era raggiunto l’equilibrio con cui si manteneva in vita il Patto di Varsavia e l’Internazionale Comunista insieme ai suoi interpreti. La caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989), oltre ad essere la svolta epocale dalla quale sarebbe venuto fuori, insieme a tanto altro, pure un nuovo Trattato, quello di Maastricht (7 febbraio 1992), ha segnato soprattutto la fine del bipolarismo e della cosiddetta “guerra fredda” con cui le forze mondiali antagoniste USA- URSS riuscivano a mantenere ferma quella bomba evitando che deflagrasse. Poi il 1989 con l’evento epocale, in frantumi il muro, simbolo della divisione della Germania in due Stati, uno occidentale, l’altro orientale, orbitante nell’URSS.                                                                                             Sulla unificazione della Germania, di cui si cominciò a parlare subito dopo le picconate al muro, erano perplessi Ministri e Presidenti di quel tempo, a esempio la Thacher e Mitterand, George Bush e il nostro Andreotti che espresse apertamente il suo dissenso (“Amo tanto la Germania che preferisco ne restino due”, ma altri attribuiscono questa frase a Mitterand), e Craxi fu costretto a scusarsi col Governo tedesco per dichiarazioni, al pari di quelle degli altri menzionati, favorevoli al mantenimento delle due Germanie. Fecero poi tutti marcia indietro (la politica è anche questo) dicendo di essere per la unificazione, così il Cancelliere Khol ebbe la soddisfazione di vedere unificata in meno di un anno la Germania.                                                                                                                    Ma l’URSS scomparve e, di rimando, quel bipolarismo Est-Ovest di lungo equilibrio. Tanti focolai qua e là, guerre che hanno sconvolto assetti provocando nei continenti caos, da cui non si è ancora fuori, e spostamenti di masse volte a un altrove che ritengono di benessere, dove poter imporre anche il proprio credo.                                                                 Si è ripresa la Russia, da quattro mandati governata da Putin, denominato lo Zar, da tempo non è più il gigante in difficoltà, ha rimesso in moto ogni cosa, anche il ricambio generazionale, e guarda ora a un equilibrio tra politica e mondo degli affari.                                                                                                                              Non è, però, da sola sulla scena mondiale, l’antagonismo non è più bipolare o, per meglio dire, non può essere più USA – Russia.                                                                                                                       Potrebbe la Cina avere quel ruolo che fu dell’URSS sino al mantenimento del Patto di Varsavia. La RPC infatti, oltre ad essere dotata di supermissili, va sempre più avanti tecnologicamente, sa gestire al meglio ogni cosa, anche le pandemie, come ha dimostrato per il Covid 19, ed ha anche un Pil invidiabile, potrebbe quindi essere l’antagonista per eccellenza del leader mondiale.                                                                      Ma il nuovo secolo ha segnato svolte, ci sono altre entità statali emergenti, sempre più in competizione. Una competizione giocata sul possesso di tecnologie di avanguardia, di avanzamenti scientifici e alte capacità di gestione imprenditoriale. Nel nuovo Millennio il mondo globalizzato è diventato sempre più complicato, anche se ugualmente fragile rispetto a quel che un virus può infliggere. Ed è sulla capacità di sconfiggerlo che viene anche giocata la supremazia, come si è rilevato ultimamente a proposito dei vaccini, rientranti anch’essi nel complesso gioco di scienza e business.                                                                                                                          Vanno inoltre tenuti in conto altri elementi ostacolanti bipolarismo e conseguente “guerra fredda” come fattore di equilibrio. America e Cina sono economicamente interconnesse e la società americana, soprattutto fra i giovani, va sempre più permeandosi di un pensiero che potremmo definire “socialista”; non bisogna poi dimenticare la presenza in America di milioni di cinesi naturalizzati, di centinaia di migliaia di professionisti e ricercatori. Dunque una guerra fredda ancor più complessa, soprattutto se le tensioni sono anche all’interno delle entità statali e vengono sedate con la forza ma non placate.                                                                                                                                            Charles Bukowski diceva che la guerra dovrebbe essere “uccisa”, noi aggiungiamo anche quella “fredda” perché provoca tensioni tali per le quali a soffrire sono pur sempre gli strati sociali medio-bassi, i quali coi pessimi rapporti fra Stati e conseguenti tensioni che rendono ancor più difficile la vita nulla hanno da spartire.                     Ma ancora tutto scorre come al tempo di Socrate, di cui ricordiamo la riflessione: “Tutte le guerre vengono combattute per denaro”.

Antonietta Benagiano

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