L’intervista di Antonello Sette a Luca Barbareschi
“La cosa, che più mi ha colpito del Sistema, è la sfrontatezza di chi amministra la giustizia cicero pro domo sua”
“Dopo la pandemia non ci sarà più spazio per gli spettacoli inutili, ma solo per quelli di qualità”
“I teatri nazionali ricevono gli stessi soldi di prima. Non sopporto l’ipocrisia e il “chiagne e fotti” di tanti attori”
Barbareschi, sembra tutto fuori controllo. Cominciamo dalla politica che non è capace di formare una maggioranza e un governo e sta omaggiando un persona esterna al Palazzo.
E’ un problema per così dire psicanalitico. Questo è un Paese che, quando si trova al cospetto di un leader, prima lo venera, anche oltre il limite della ruffianeria, e poi lo umilia, lo rinnega, lo insulta. Una storia, che si ripete da più da cent’anni. Da quando Cavour trasferì a malincuore la capitale del regno d’Italia a Roma, è partito il tentativo di fare dell’Italia un Paese democratico, che però non è mai diventata. Non siamo mai stati mai capaci di elaborare gli errori, sia in termini privati sia in termini pubblici e politici, come la crescita collettiva di un percorso individuale e interiore. I tedeschi hanno affrontato il problema del nazismo con scritti, libri, film, fiction. Hanno cercato di elaborare il lutto interiore per essere stati,agli occhi del mondo, un Paese esecrabile. Oggi la Germania ha l’economia più forte in Europa. E’ diventata un Super Paese, perché ha elaborato quello che è un sistema democratico. Noi non lo abbiamo mai fatto. Non lo abbiamo fatto con Mussolini. Non l’abbiamo fatto con Giulio Andreotti, Bettino Craxi, Silvio Berlusconi. Non lo abbiamo neppure fatto, nel suo piccolo e nel suo breve passaggio, con Matteo Renzi. In Italia c’è solo una continua e insopprimibile voglia di omaggiare e di demonizzare, ricominciando all’infinito.
L’ultima vittima della psicanalitica altalena italiana è Giuseppe Conte?
Erano tutti ruffiani con Conte. Aveva un gradimento al sessanta per cento. Ora lo insulteranno, usciranno i dossier su di lui… Il problema di un Paese è la sua rappresentanza, che dovrebbe avere la necessaria competenza e la consapevolezza del ruolo che ricopre. Glielo dice uno che ha è stato per cinque anni in Parlamento e ha fatto il Presidente di Commissione. Ho capito sulla mia persona quanto può essere meraviglioso quel Palazzo, se non si sprecano le opportunità che offre. Io avevo nella mia Commissione professori universitari, che prolungavano il loro lavoro fino alle due del mattino per completare un progetto di legge. E’ una macchina forse non perfetta, ma estremamente interessante. La riduzione del numero dei parlamento, invece, secondo me, è un grave errore. Poi, c’è un altro problema. Si parla dell’Iran e di Khomeini ma non del fatto che noi abbiamo due Paesi, uno Stato nello Stato
Qual è lo Stato che si interseca con quello italiano?
Il Vaticano, la cui presenza crea un’anomalia da tanti punti di vista: geopolitico, geoeconomico, e anche, per così dire, da quello della geografia della felicità individuale. Il Vaticano non paga l’Imu. Noi lo paghiamo. Si profila una nomina in Rai. Sì, ma il Vaticano non è d’accordo. C’è un’altra nomina. Sì, ma un cardinale ha posto il veto. Questa doppiezza crea molti problemi. Ho molto apprezzato Papa Francesco, quando ha tentato di fare la riforma dello Ior, il cui sistema informativo fino a qualche anno fa era scritto in latino. L’anomalia italiana nasce anche dalla conflittualità nella gestione amministrativa e morale del Paese.
Anche la magistratura è sull’orlo del collasso. Nel libro intervista di Alessandro Sallusti l’ex Presidente dell’Associazione Magistrati Luca Palamara scoperchia un Sistema inquietante di lottizzazioni selvagge, lotte intestine, inchieste pilotate. Ho letto il libro e sto preparando una serie televisiva sul Sistema, descritto da Palamara. La cosa che più mi sconvolge di questo libro è la sfrontatezza e la leggerezza dei magistrati. Ho un grande rispetto per le istituzioni, che ho avuto la fortuna di frequentare prima durante e dopo la mia esperienza parlamentare. Sono amico del Presidente Giorgio Napolitano e sono andato tante volte al Quirinale per incontrarlo. Sono un vittoriano… sostieni le tradizioni e le convenzioni… Non posso accettare che chi lavora nelle istituzioni le usi “cicero pro domo sua”. Con una leggerezza che vivo sulla mia pelle. Avvisi di garanzia…traffici di influenze, semantica allo stato brado, senza controllo. Di che cosa stiamo parlando? Di influenze? Mi creda, del nulla. La magistratura deve pagare caro, quando sbaglia. Ha distrutto la vita di persone assolte dopo trenta anni. Trenta anni, una vita intera. Andate a vedere quante volte lo Stato va a rifondere le persone lese e chiedetevi quanto costino allo Stato gli errori della magistratura.
Nel libro di Sallusti Luca Palamara racconta che le sentenze venivano emesse dai pubblici ministeri prima ancora dei processi, con la complicità dei giornali sbattevano “il mostro” indagato in prima pagina.
Questo è il tema di un altro film che sto preparando tratto da “Il Penitente” di David Mamet. Se la giustizia è amministrata dai giornali, è la fine. Si ricorda Di Pietro. Ora tutti non sanno neppure dove sia finito, ma un tempo era diventata l’eroe di tutte le sciure milanesi, adoro la canottiera di Di Pietro… adoro, adoro…in realtà c’era l’abuso dei giornali che hanno emesse sentenze definitive. L’avviso di garanzia, che era nato come uno scudo di protezione per l’indagato, fu trasformato da Di Pietro, con la complicità dei giornali, in un marchio mortale. La magistratura ha perso, inchiesta dopo inchiesta, processo dopo processo, la sua legittimazione, la sua dignità ed anche sua popolarità. Oggi in Italia nessuno è più odiato di un magistrato.
Veniamo a una parte del suo mondo, a cui lei è particolarmente affezionato, pesantemente colpito dalla pandemia. Teatri chiusi, stagioni annullate, attori costretti a cambiare mestiere
C’è da premettere una cosa. Mai, come in questi anni, si sono prodotte così tante fiction. L’Italia è il Paese dove sono aperti più set al mondo e dove, quindi, migliaia di attori e tecnici ci stanno lavorando. Lo so per conoscenza diretta, Da lockdown a lochdown ho prodotto quattro film e due serie. I teatri pubblici sono in totale malafede, perché stanno beneficiando delle stesse risorse di prima della pandemia e, quindi, dal momento che non producono, i soldi gli avanzano. Assumessero attori e allestissero spettacoli, invece di blaterale. Il Piccolo di Milano, i teatri nazionali, come l’Argentina di Roma e quelli di Napoli, Firenze e Milano, i soldi li hanno. C’è anche un’altra verità, che, forse, non è negativa. La pandemia produrrà un reset totale. Il teatro non sarà più quello di una volta, sarà migliore. C’è troppa gente, che dice di far l’attore e che non dovrebbe farlo. Solo a Roma ci sono duecentoventi teatri. L’assessore dimissionato Luca Bergamo non conosceva nessuna di quelle centinaia di cantine, dove qualcuno, sovvenzionato dalle pubbliche elemosine, recitava, da solo, le poesie di Torquato Tasso. Quel mondo finirà per sempre. Le difficoltà diventano spesso una straordinaria opportunità di cambiamento e di crescita. Il mondo di Catacombe 2000, dopo due anni di pandemia, non ha più senso. La gente uscirà di casa, rinunciando a Netflix, Amazon e Raiplay, solo per assistere a spettacoli di qualità. Io mi sto preparando. Sto risistemando il mio Eliseo, pensando e allestendo spettacoli. Nel frattempo, veicolo gli attori e i tecnici verso le fiction, mettendo in circolo risorse umane e consentendo produzioni a costo contenuto e fattibile. Il teatro, quello vero, ha bisogno del pubblico. E’ un’agorà, che senza una folla, non ha ragione di esistere. Per quello, per il Teatro che era e che tornerà, è partito il conto alla rovescia. Non conosciamo con esattezza il giorno, ma una cosa certa. Quando i sipari si rialzeranno, sarà tutto infinitamente più bello di prima.