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 È un luogo dell’anima, Busseto (PR). Uno di quei posti, per usare una terminologia familiare ai territori della Food Vally e nel cuore di Visit Emilia (www.visitemilia.com), che giustificano il detto secondo cui nella botte piccola c’è il vino buono. Una magia evocata dalla nebbia, un’aria sublime che emerge dalla partitura orchestrale, un dettaglio che è in grado di ispirare un’opera d’arte.

Tutto, qui, parla di Giuseppe Verdi, illustre cittadino nato il 10 ottobre del 1813 in una casa rurale in frazione Roncole che oggi, affacciata sulla chiesa nella quale apprese i primi rudimenti d’organo, è il museo multimediale dal quale partire per andare alla scoperta di una marcia trionfale nel mondo della musica. Il busto bronzeo che accoglie i visitatori sembra suggerire che c’è di più, che bisogna spostarsi a Busseto, dove un’altra statua del compositore veglia sulla piazza centrale. L’impressione di essere avvolti nel suono prodotto da un’orchestra si fa più forte volgendo lo sguardo verso Casa Barezzi, trasformata nel 1979 in museo verdiano ma un tempo dimora dell’imprenditore che scoprì il talento di quello che sarebbe diventato suo genero, sposandone la figlia Margherita. Queste stanze, che espongono cimeli, lettere autografe, ritratti, documenti e memorabilia, sono il laboratorio in cui vennero studiate e composte le sinfonie giovanili di Verdi, che nel Salone ottocentesco – allora sede della Filarmonica Bussetana e in seguito affidato alla cura dell’Associazione Amici di Verdi – tenne la sua prima esibizione pubblica.

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Il più bel salotto cittadino è però il Teatro Giuseppe Verdi, ricavato all’interno della Rocca (già Castello dei Pallavicino) di fondazione duecentesca e inaugurato nel 1868 con una rappresentazione del Rigoletto disertata dal suo stesso autore che, per qualche motivo, mai mise piede nell’edificio a lui dedicato. Anche i più grandi possono sbagliare, perché il gioiello lirico di Busseto, con una capienza di 300 spettatori, è considerato un simbolo della melodrammatica verdiana, frequentato negli anni da leggende come Arturo Toscanini, Franco Zeffirelli e Riccardo Muti.

Alla mondanità delle esecuzioni in pompa magna, il Maestro avrebbe preferito probabilmente il silenzio del parco che circonda la cinquecentesca Villa Pallavicino, le sue sale affrescate da Evangelista Draghi, Ilario Spolverini e Pietro Rubini e decorate dagli stucchi di Carlo Bossi: anticamente denominata “Boffalora” e popolarmente Palazzo dei Marchesi, è tra le più splendide residenze nobiliari del Parmense, con pianta a cinque moduli a scacchiera che ricordano lo stemma dei Signori di Busseto. Attraverso le riproduzioni delle scenografie originali di Casa Ricordi, le luci teatrali, i costumi delle eroine verdiane, il salotto, la sala della musica, la sala della Messa da Requiem e le audioguide in 4 lingue con testi di Philippe Daverio, il Museo Nazionale Giuseppe Verdi che qui ha sede racconta la vita e l’arte del compositore lirico più rappresentato al mondo, mentre le scuderie accolgono il Museo Renata Tebaldi. Inaugurato nel 2014 e intitolato a una delle più famose interpreti delle opere del Maestro, lo spazio passa idealmente il testimone di una visita a Busseto, culla del melodramma ma anche incrocio di coordinate ricchissimo di spunti che non si fermano alla musica e alle sue straordinarie personalità.

«Busseto è senza dubbio la terra di Verdi – commenta Marzia Marchesi, Assessore al Turismo del Comune di Busseto – ma bisogna sottolineare come il legame tra il Maestro e la sua città natale non sia che un punto di partenza per scoprire un luogo incredibilmente ricco di attrattive. Non dimentichiamo, ad esempio, Guareschi».

Giovannino Guareschi, appunto. Proprio a pochi passi dalla casa natale di Giuseppe Verdi, questo figlio adottivo di Busseto volle aprire nel 1964 un bar con annesso ristorante, che oggi è sede dell’esposizione permanente dedicata allo scrittore. Nell’ex sala da pranzo di Casa Guareschi a Roncole Verdi, Il Club dei Ventitré ha curato l’allestimento della Mostra antologica permanente “Giovannino nostro babbo”, che raccoglie libri, numeri del Candido e del Bertoldo, appunti, disegni, vignette, lettere e molto altro ancora sulla vita e le opere dello scrittore di Fontanelle, creatore, tra le altre cose, della saga di Don Camillo e Peppone. Al piccolo Centro Studi del primo piano si aggiunge l’Archivio Guareschi, monumentale collezione di più di 200.000 documenti.

Tornando a Busseto, è praticamente impossibile non rimanere conquistati dal Palazzo del Monte di Pietà, costruito intorno agli anni ’80 del 1600 su progetto di Domenico Valmagini, prestigiosa e fornitissima biblioteca con numerose cinquecentine e libri antichi di proprietà della Fondazione Cariparma.

I grandi portici al piano terra, la facciata e le eleganti cornici delle finestre dai timpani alternati sono un significativo esempio di architettura farnesiana in epoca barocca.

Se fosse finita qui sarebbe già moltissimo. E invece ci sono ancora le opere di straordinari artisti originari di o legati a Busseto – come Alberto Pasini, Vincenzo Campi e Gioacchino Levi – e la cultura enogastronomica, con i famosi insaccati, decantati peraltro dallo stesso Giuseppe Verdi, grande amante di quella cucina schietta e genuina tipica di queste terre. C’è la tradizionale spongata, torta dalla forma piatta e rotonda, la cui ricetta – a base di pane abbrustolito, amaretti, noci, miele, zucchero, pinoli, uva sultanina, chiodi di garofano, noce moscata, cannella, scorza d’arancia, vino bianco – è documentata fin dal ‘300. E ancora non è tutto, perché Busseto è anche cibo per gli occhi e per lo spirito, come dimostrano la quattrocentesca Collegiata di San Bartolomeo – costruita tra il 1437 al 1450 per volere di Orlando Pallavicino il Magnifico – l’adiacente piccola Chiesa della Santissima Trinità, dove il Maestro si sposò con Margherita Barezzi, e la Chiesa di Santa Maria degli Angeli, con la famosa rappresentazione scultorea del Compianto.

«Forse chi la vive ogni giorno non si rende nemmeno conto di quanto Busseto abbia da offrire – riflette ancora l’Assessore Marzia Marchesi – Ma passeggiando per le strade si ha l’impressione di immergersi in un universo imprevedibile, che a ogni angolo può colpirti al cuore con una sorpresa, che sia essa un sapore, uno scorcio o il ricordo improvviso di un motivo immortale».

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