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Analisi Studio Temporary Manager

 L’ipotesi del Governo Draghi come ulteriore spinta a investimenti e aggregazioni

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Milano, 12 febbraio 2021 – L’ipotesi di un nuovo Governo guidato da Mario Draghi sta avendo i suoi primi effetti positivi sui mercati finanziari. E la sua conferma potrebbe avere un impatto favorevole anche sul fronte delle aggregazioni e degli investimenti da parte delle imprese.

Secondo l’analisi realizzata da Studio Temporary Manager, società specializzata nei servizi di temporary management, nel 2020 il valore aggregato delle operazioni di fusione ed acquisizione ha raggiunto i 39 mld di euro, e tra i settori quello dei servizi finanziari è stato il più performante con 14 mld di euro, pari a oltre il 35% del totale delle operazioni in Italia. E per il 2021 si stima una crescita del valore delle aggregazioni del +92%, raggiungendo i 75 mld di euro di controvalore.

“Un risultato che tiene conto anche delle attese di consolidamento che coinvolgono alcuni importanti istituti di credito e del ritorno in Italia di grandi player dall’estero – commenta Giuseppe Capriuolo, responsabile della divisione M&A e Finanza di STM – La sola fusione tra FCA e PSA, che ha dato vita al quarto costruttore automobilistico al mondo in termini di volumi, Stellantis, ha un controvalore complessivo di oltre 22 mld di euro.”

 

Cosa accade sul fronte degli investimenti da parte delle imprese? Dopo il fisiologico calo intervenuto nel primo semestre dello scorso anno, dovuto essenzialmente alla rifocalizzazione delle imprese sulla gestione dello smart-working, della liquidità e dei rapporti di fornitura, la seconda metà del 2020 ha fatto registrare un’impennata degli investimenti, anche grazie alla ripresa dei piani di acquisizione dei fondi di Private Equity (ormai stabilmente oltre il 30% del settore).

A spingere ulteriormente gli investimenti nel 2021-2022, che potrebbero superare i 70 mld di euro (+10% sul precedente biennio), sarà sicuramente l’ampia liquidità disponibile nel sistema non solo per il dry powder dei fondi (cioè l’ammontare raccolto e non ancora investito), ma anche per un crescente accantonamento di liquidità occorso a livello globale da parte delle famiglie e delle imprese, che in un clima di perdurante incertezza e di limitazioni agli spostamenti, hanno ridotto investimenti e consumi.

 

Anche gli aiuti europei potrebbero favorire acquisizioni e investimenti nei settori in crescita. Proprio sul tema incentivi, la recente Legge di Bilancio 2021 ha operato una proroga al 2022 degli apprezzati incentivi del Piano Transizione 4.0 (che impegnerà 23,8 mld di euro), tra cui i crediti di imposta sugli investimenti in beni 4.0 e su R&S, Innovazione tecnologica e design.

 

 

Carlotta Gastaldello

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