Le fotografie circolate nei giorni scorsi sui lavori nel teatro ellenistico di Elea-Velia (Ascea, Salerno), fonte di una vivace polemica, non davano ancora la misura precisa della qualità dell’intervento in corso. Si tratta di una manutenzione straordinaria, hanno dichiarato frettolosamente dalla direzione del Parco Archeologico di Paestum e Velia per giustificare l’attribuzione degli incarichi di progettista e RUP a personale ministeriale privo della qualifica richiesta (un geometra e un ragioniere), aggiungendo che presto sarebbe iniziato un programma di visite guidate al cantiere, con cadenza settimanale, presente il direttore in persona. Così, dopo la ratifica delle scelte progettuali del geometra da parte dell’architetto subentratogli come progettista e direttore lavori a metà gennaio 2021, nonché dell’ingegnere edile che ha indossato i panni dello strutturista, sono fioccate dichiarazioni a sostegno dell’intera operazione da parte di soggetti esterni, sovente troppo sperticate per non risultare sospette, rilasciate sia alla stampa sia alla TV nazionale. La realtà è un’altra e sta scritta nero su bianco sul cartello di cantiere, dove, se non bastasse la denominazione del progetto, “Recupero ed integrazione delle sedute del Teatro dell’Acropoli”, la categoria dei lavori previsti è la OG 2: “restauro e manutenzione dei beni immobili sottoposti a tutela ai sensi delle disposizioni in materia di beni culturali e ambientali”. Chiamarlo manutenzione straordinaria, dunque, è mentire, ma chiamarlo restauro è riduttivo, perché sminuisce la portata dell’intervento, assai articolato e discutibile in radice. Nei giorni scorsi avevo chiesto al MiBACT una ispezione e lunedì 15 la Direzione Generale Musei mi ha cortesemente inviato la propria ricostruzione della vicenda, ricavata dai documenti inviati a Roma dal direttore del sito. Una ricostruzione che, al netto della sostituzione del progettista e del RUP con il direttore stesso, lo scoro 5 febbraio, fa acqua da tutte le parti. La questione non è affatto risolta, dunque, né per me e i colleghi parlamentari del territorio né per il CODACONS, che è già intervenuto, e per quanti altri vorranno occuparsene. Fra qualche tempo sarà mia cura illustrare puntualmente le criticità che non sfuggono a qualsiasi tecnico del settore, se intellettualmente onesto. Ben vengano i parerei e i contributi di tutti: Elea-Velia è un sito archeologico straordinario e ogni attività svolta nel parco – un parco archeologico, non parco dei divertimenti – deve conformarsi ai principi della TUTELA sanciti dal Codice dei beni culturali nel perimetro dell’art. 9 Cos., non della tutela “attiva” (?) né di quella ad usum delphini.
Corrado (M5S Senato – Commissione Cultura)