Con tutto il rispetto per la scienza sanitaria che, al suo interno, annovera persone di rilievo che non blaterano ma stanno zitte nei loro posti a studiare, sperimentare, offrire il loro apporto costruttivo nell’interesse della collettività, mi par di interpretare il pensiero di 60 milioni di italiani dicendo che sarebbe giunto il momento, invero piuttosto tardivo, che gran parte di quei sanitari che ogni giorno “infettano” gli schermi televisivi, facessero a meno di terrorizzare la pubblica opinione con le loro contrastanti “omelie” di cui ormai tutti siamo nauseati. Sì, è vero, esiste una grave pandemia, e la pubblica opinione deve essere informata, ma c’è modo e modo di farlo, nel senso che informare non significa terrorizzare chi, non essendo addentro a queste cose, finisce per acuire anche altre patologie immaginarie rivenienti dalla pandemia stessa, dubitando di esserne diventato persino oggetto.
Ultimamente ne abbiamo sentite di tutti i colori da parte di certa scienza medica, realtà che non solo ha finito per squalificare tutto il contesto sanitario ivi compreso anche chi non lo merita, ma ha anche aggravato detto contesto al punto da non offrire più alcuna fiducia in coloro che, fino a ieri, facevano ricorso alle cure ospedaliere, ai presidi sanitari in genere, a volte persino al medico di base, e ciò in base all’assunto secondo il quale verrebbe automaticamente da chiedersi :…”se questa è la sanità, apriti cielo”.
Ora, per tutta questa gente sarebbe necessario aprire le porte di un tribunale in quanto certe loro affermazioni, sovente in contrasto diametrale fra loro, coadiuvate da certa stampa compiacente solo allo scopo di fare audience e quindi indirettamente complice, hanno determinato un surplus di patologie ancor più serie del virus stesso che saranno a propagarsi nel prossimo futuro, e di queste ne sanno qualcosa gli ospedali già da oggi.
Ma gli italiani si sono accorti oppure no che i vari Galli, Viola, Pregliasco, Bassetti, Capua, Crisanti e tanti altri sono in televisione, in termini temporali, più degli stessi giornalisti?
A questo punto, il Capo dello Stato o di Governo, dovrebbero intervenire nell’interesse della Nazione come, del resto, è contemplato anche dalla stessa Costituzione, ad evitare un vero e proprio danno nazionale.
Se così non sarà, non solo la pandemia continuerà ad essere “ingrediente” di spettacolo per tutti i soggetti succitati, ma finirà per far ammalare l’Italia intera nel breve termine in tutte le sue diverse articolazioni.
Vorrei chiudere con un imperativo, lo stesso usato da Indro Montanelli quando urlava, purtroppo inascoltato, “cacciatelo” riferendosi a Berlusconi. Verrebbe anche a me di usare il tempo imperativo nei confronti di certa sanità, nonché di certi giornalisti, seppur nella consapevolezza di non essere ascoltato.
Esattamente come è successo al predetto decano del giornalismo, sia pur per altro contesto.
Arnaldo De Porti
Belluno-Feltre