USPI-CISAL contratto in crescita per giornalisti e operatori della comunicazione. Vetere: Stabilità e tutela del settore Editoria
di Mimma Cucinotta
Come nasce USPI-CISAL, modello contrattuale moderno punto di riferimento in difesa e per la creazione di posti di lavoro. Introduce inediti elementi finora mai individuati da alcun contratto nazionale di lavoro giornalistico. Lasciandosi alle spalle le ‘confuse’ e grigie vicende che hanno attraversato un precedente protocollo d’intesa con Fnsi , lasciato morire sul sorgere, i vertici di USPI Unione Stampa Periodica sono andati avanti imperterriti secondo l’unica costante che muove la politica dell’organismo nazionale: le sorti del comparto editoriale – giornalistico strettamente legato a filo doppio, infragilito ed invocante aiuto
Roma, febbraio 2021 – In netta crescita il nuovo contratto sottoscritto il 15 ottobre 2020 da USPI-CISAL diretto alla regolamentazione dei rapporti di lavoro di natura redazionale nei settori della comunicazione e dell’informazione periodica locale e on line, nazionale no profit, nel rispetto dell’art. 21 della Costituzione, dell’art. 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Legge 3 febbraio 1963, n. 69 (“Ordinamento della professione di giornalista”).
Si tratta di un contratto che di giorno in giorno segue un andamento in progress, superando le attese più ottimistiche dei due organismi promotori. Sempre più numerosi gli editori ricorrenti a questo nuovo sistema contrattuale, dalla formulazione ponderatamente allineata alle incertezze attuali economico-sociali del Paese. Un accordo, dal quale inequivocabilmente emergono competenza e serietà nell’approccio ad una materia delicata e complessa, che sta rivelandosi vantaggioso, da una parte per le aziende nel ritrovare le condizioni migliori per la regolarizzazione di posizioni lavorative in empasse e dall’altra perché sostiene sensibilmente le esigenze dei giornalisti, ormai sempre più spesso senza reddito.
Assicurare con la massima urgenza e responsabilità, presente e futuro di un settore piegato da oltre un decennio dalla recessione e nell’ultimo anno dall’emergenza sanitaria da Covid-19 ha caratterizzato con priorità assoluta l’azione di Uspi Unione Stampa Periodica Italiana che, si è posta dunque un obiettivo primario, riservato allo sviluppo sostenibile del comparto editoriale che possa garantire contrattualmente e professionalmente gli operatori della comunicazione e della informazione. Da qui, l’accordo stipulato da USPI, Unione Stampa Periodica Italiana, fondata nel 1953 accoglie al suo interno mille editori associati di 3mila testate periodiche e on line, e CISAL, Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori, la più importante organizzazione sindacale autonoma d’Italia costituita nel 1957, con 1 milione 700mila iscritti.
Alla sigla del contratto il 17 ottobre 2020, a rappresentare l’USPI, Unione Stampa Periodica Italiana: il Segretario Generale Francesco Saverio Vetere, il vice Segretario Sara Cipriani e il vice Presidente Luca Lani.
Sottoscrittori per la CISAL, Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori: Segretario Generale Francesco Cavallaro, il Segretario Confederale Fulvio De Gregorio e il Segretario Generale di CISAL Terziario Vincenzo Caratelli.
Le vicende che hanno preceduto il protocollo d’intesa USPI-CISAL
L’accordo arriva, dopo l’inspiegabile blocco alla proroga di un precedente contratto siglato dall’Unione Stampa Periodica Italiana (USPI) nel maggio del 2018 con la Federazione Nazionale della Stampa Italiana Fnsi.
Un’iniziativa mirata a disciplinare il lavoro giornalistico con l’introduzione di interessanti elementi di novità in favore delle testate on-line, energicamente voluta dal Segretario generale dell’USPI, avvocato Francesco Saverio Vetere, da oltre vent’anni strategicamente impegnato nell’attuazione delle politiche fondanti l’organismo nazionale in favore e a garanzia dell’Editoria, un settore dal 2007 al centro della profonda crisi finanziaria che ha colpito l’Italia. Il contratto giornalistico firmato il 24 maggio 2018 nella sede romana di Fnsi era stato frutto di ‘’indicazioni e suggerimenti maturati nel corso di un articolato e partecipato dibattito che ha impegnato segreteria, giunta esecutiva e Associazione regionali di Stampa’’ scriveva al tempo in una nota a margine dell’incontro, la Federazione Nazionale della Stampa firmataria della sottoscrizione – aggiungendo quanto la stessa ‘’introduceva regole, diritti e tutele per i giornalisti che fino a quel momento non avevano potuto godere di alcuna forma di garanzia’’. Il contratto di disciplina del lavoro giornalistico si sarebbe contrapposto nei limiti contrattuali a quello Fieg, unico in vigore dal lontano 1911, storicamente noto come Contratto Nazionale di Lavoro, posto in essere per la prima volta dalla Federazione della Stampa con L’Unione degli Editori.
E’ dunque di semplice comprensione quanto necessario ed urgente fosse affrancarsi da un contratto obsoleto, schematicamente ottocentesco e soprattutto economicamente insostenibile in questo periodo così spinoso, per il mercato dell’editoria e di mantenimento dei livelli occupazionali giornalistici, concetti certo condivisi dal Sindacato Nazionale della Stampa in sede di stipula nel 2018.
Ad eccezione delle fasce particolarmente privilegiate legate a sistemi che definiremmo ‘fortemente protetti’, buona parte dei giornalisti rappresentano oggi una categoria cha a fronte di una professione indiscutibilmente intellettuale, non riceve garanzie di stabilità lavorativa ed ancor peggio si trova largamente sottoposta a condizioni retributive al di sotto della soglia del minimo salariale, quando la vicenda non esonda nel becero sfruttamento.
La continuità del contratto USPI – FNSI, sarebbe stata una soluzione lungimirante e di largo respiro per editori e giornalisti se non fosse scientemente fatta naufragare . Una mossa dissennata, cui l’Unione Stampa Periodica Italiana ha tentato fortemente di evitare, malgrado i numerosi appelli del Segretario generale Vetere, affinchè l’accordo venisse prorogato. Dal Sindacato Nazionale della Stampa, fatti salvi alcuni colloqui informali con il segretario Raffaele Lorusso, intercorsi all’inizio del 2020 nei mesi precedenti la crisi emergenziale pandemica devastante per la salute pubblica e l’economia italiana e collassante per il comparto già fortemente compromesso, nessuna risposta coerente e concreta è mai giunta.
Dialogo interrotto proprio nell’anno del Covid-19, sullo sfondo una impietosa dinamica inopportuna e bieca, alle spalle di editori in pieno fallimento e giornalisti affamati. Quello Uspi- Fnsi, sarebbe stato un contratto stabile giuridicamente rilevante, all’interno degli argini stabiliti. Dunque per nulla insidioso nei confronti del contratto Fieg-Fnsi, perché non allargato e non applicabile ai grandi editori, come è stato invece insinuato.
Un contratto lasciato morire, secondo i più attenti osservatori, nell’ipotesi di poter così destabilizzare l’Uspi che, invece da quel passaggio confuso ne esce estremamente rafforzata e soprattutto in 68 anni di autorevole professionalità a servizio delle istanze della piccola e media editoria in sede politica e sindacale, ha dimostrato di non barattare mai impegno e serietà con posizioni enigmatiche e avventuristiche.
Lasciandosi alle spalle questa vicenda dai grigi contorni, l’Unione Stampa Periodica Italiana nel rimboccarsi le maniche, in continuità con la l’impegno di sempre è speditamente andata avanti riprendendo le fila del discorso con idee lucide. Al centro unica costante, le sorti del comparto dove strettamente collegati a filo doppio sono editori, giornalisti e operatori della comunicazioni categorie infragilite che invocano aiuto e solidarietà. Nasce così USPI-CISAL, ”un contratto di lavoro moderno – spiegano i Segretari generali dei due organismi Francesco Saverio Vetere e Francesco Cavallaro – applicabile sia ai giornalisti che a tutte le figure professionali che, non iscritte all’Ordine dei giornalisti, svolgono attività nei settori della comunicazione e dell’informazione”.
In un fil-rouge di impegno e responsabilità, il modello contrattuale USPI-CISAL incarna una forte sensibilità sul piano dell’approccio valoriale alle sofferenze sociali diffusamente vissute dal mondo editoriale. ‘’Un fondamentale passo in avanti a sostegno di un settore che merita di essere non solo salvaguardato, ma incoraggiato e valorizzato da norme e tutele finalizzate a garantire sostenibilità alle aziende e dignità ai lavoratori’’.
‘‘Diverrà un punto di riferimento importante in difesa e per la creazione di posti di lavoro, proponiamo uno strumento stabile che fornisce soluzioni secondo le esigenze ”– sostiene l’avvocato Francesco Saverio Vetere – secondo cui il contratto estende diritti e tutele con l’introduzione di importanti elementi inediti finora mai individuati da alcun contratto nazionale di lavoro giornalistico’’.
Contesto
Il testo del contratto aggiornato eleva, a 1310 euro al mese il minimo retributivo del collaboratore redazionale e introduce la figura del collaboratore fisso che assorbe, così, i minimali precedentemente previsti per i dipendenti chiamati a garantire un minimo di 2, 4 e 8 prestazioni mensili.
«Una scelta rafforzativa – spiegano CISAL e USPI – che, comunque, non deve far dimenticare l’assunto che i contratti fissano retribuzioni “minime” e non “fisse”, per cui i minimali possono essere ovviamente migliorati attraverso la contrattazione aziendale o individuale».
Nel ricordare che ai giornalisti contrattualizzati USPI-CISAL i contributi previdenziali vengono versati alla Gestione Principale dell’Inpgi e che agli stessi è, inoltre, garantito un ulteriore contributo dell’1% della retribuzione mensile da destinare alla previdenza complementare, Cavallaro e Vetere rendono noto che «è in corso di definizione la convenzione per garantire a tutti i dipendenti la migliore copertura sanitaria integrativa delle prestazioni sanitarie integrative del Servizio Sanitario Nazionale. Una copertura – e questo è un ulteriore elemento di novità – che, contrariamente a tutti gli altri contratti di lavoro giornalistico, sarà garantita a tutti i dipendenti senza eccezione alcuna».
Un contratto, ricordiamo, nato dall’esigenza di garantire sostenibilità e sviluppo ad un settore messo a dura prova dalla crisi economica e sanitaria, che disciplina i rapporti di lavoro subordinato instaurati nei settori dell’informazione e della comunicazione nel rispetto dell’art. 21 della Costituzione, dell’art. 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Legge 3 febbraio 1963, n. 69 (“Ordinamento della professione di giornalista”).
Un contratto di lavoro che si applica sia ai giornalisti che a tutte quelle figure professionali che, non ammesse all’Albo professionale, svolgono attività nei settori della comunicazione e dell’informazione.