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Conferenza stampa del 26 febbraio 2021

In occasione del 29° anniversario della commemorazione del genocidio di Khojaly, il Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, ha tenuto una conferenza stampa a cui hanno partecipato più di 50 giornalisti locali e stranieri. All’avvio delle oltre 4 ore di conferenza stampa, il Presidente dell’Azerbaigian ha tenuto un discorso di apertura, per poi rispondere a circa 50 domande di 35 giornalisti.

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Nel discorso di apertura il Presidente ha ricordato la tragedia di Khojaly, in cui hanno perso la vita per mano delle forze armate dell’Armenia 613 azerbaigiani, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 1992.

 

Rispondendo alle domande della stampa il Presidente ha potuto dare informazioni sui risultati della guerra in Karabakh dello scorso autunno, definendola “una misura forzata, che si è rivelata più efficace dei negoziati trentennali”, facendo riferimento ai distaccamenti d’assalto del paese “che hanno sfondato la linea di difesa e hanno mostrato un vero eroismo.”

 

Il Presidente ha poi precisato che “Ci siamo fermati al nostro confine senza fare nulla di dannoso per i cittadini armeni. Abbiamo messo un grande cartellone “Benvenuti in Azerbaigian”. Non so perché crei irritazione in Armenia, ma non abbiamo scritto niente di sbagliato.”

 

Il Presidente ha chiarito anche che “In 44 giorni abbiamo trasformato l’impossibile in realtà. Abbiamo vendicato le vittime di Khojaly sul campo di battaglia. Torneremo a Khojaly. Abbiamo restituito ciò che era nostro e dimostrato che le nostre dichiarazioni e azioni hanno lo stesso valore.”

 

Il riferimento alla Dichiarazione tripartita, Ilham Aliyev ha dichiarato che qualsiasi tentativo di violare l’attuazione della Dichiarazione del 10 novembre sarà dannoso, sarà un suicidio per l’Armenia. Un altro prerequisito per la pace è la rinuncia a qualsiasi tentativo di vendetta o revanscismo da parte dell’Armenia. “Tali tentativi saranno severamente puniti dall’Azerbaigian”, ha affermato.

 

Rispondendo a domande sulla crisi in Armenia, il Presidente dell’Azerbaigian ha detto che “Dovrebbe esserci una fine, per porre fine a questa tragicommedia.

Nonostante la situazione di crisi totale in Armenia, verrà attuata la Dichiarazione del 10 novembre, l’esito della guerra rimane invariato. Abbiamo creato una nuova realtà. L’Armenia e altri paesi devono riconciliarsi con questa realtà.”

 

In relazione alla presenza di truppe straniere ha precisato che “L’attività delle truppe straniere sul territorio dell’Azerbaigian è temporanea. Queste truppe svolgono una missione speciale. Questa non è affatto una base militare. Se l’Azerbaigian avesse una posizione diversa in merito entro cinque anni, la sua attività finirebbe. La presenza delle truppe straniere in Azerbaigian giocherà anche un ruolo positivo nel ritorno della popolazione azerbaigiana. Il dispiegamento di altre truppe straniere in Azerbaigian non è un argomento di discussione. La sicurezza nei territori liberati è assicurata, è in corso un monitoraggio continuo. La situazione è completamente sotto controllo.”

 

Ha poi dichiarato anche che “Il Centro di Monitoraggio Congiunto Turchia-Russia fornirà un grande contributo al consolidamento della stabilità e del regime di cessate il fuoco nella regione. Passo dopo passo la pace verrà.

Abbiamo una visione strategica per realizzare i nostri desideri e obiettivi.”

 

Il Presidente ha anche indicato le tappe necessarie per il ritorno degli sfollati: “Prima che gli ex sfollati tornino alle loro case, le aree devono essere sminate, la valutazione dei danni completata, le infrastrutture ripristinate, compiuta la pianificazione delle città e dei villaggi.”

 

Inoltre, sulle aree stesse liberate: “Abbiamo dichiarato il Karabakh una zona di energia verde. Prevediamo di mettere in servizio l’aeroporto internazionale di Fuzuli entro questo autunno. Insieme a quell’aeroporto, sono in costruzione due autostrade per la città di Shusha. Anche gli aeroporti di Lachin e Zangilan verranno costruiti tenendo conto del fatto che Zangilan diventa un importante hub logistico.”

 

Il Presidente ha ancora sottolineato che “La pace e la sicurezza durature possono essere garantite attraverso l’impegno alla Dichiarazione del 10 novembre, astenendosi dal revanscismo e optando per la cooperazione. Il nostro obiettivo è ripristinare le comunicazioni su base trilaterale e stabilire il corridoio Zangezur. Se diventasse una realtà, anche l’Armenia potrebbe beneficiare della pace.”

 

Definito dal Presidente come “reato” il rifiuto da parte dell’Armenia di consegnare le mappe delle aree minate. “Questo è stato il motivo della perdita di vite umane tra militari e civili dopo la fine delle operazioni militari. Il rifiuto di presentare le mappe dei territori minati condanna deliberatamente militari e civili all’omicidio e alla mutilazione.”

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