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Intervista al Vice-Presidente del Senato

La Russa, Fratelli d’Italia è l’unica forza politica che ha deciso di restare all’opposizione. Che cosa non le piace del Governo Draghi?
Non è un problema di piacere. Quello vale per le fidanzate. Uno se gli piace la prende, se non gli piace non la prende. Noi riteniamo che in questa fase politica fosse più corretto, da parte del Presidente della Repubblica prima di tutto, aderire alla nostra richiesta di mandare gli italiani al voto. E poi noi, come Fratelli d’Italia, siamo nati con l’impegno preciso di restare coerentemente diversi e di non allearci mai con la sinistra e con i Cinquestelle. Non abbiamo individuato nessuna ragione valida per contravvenire a questo imperativo e non per una questione di principio, ma perché sappiamo che programmi, diversi e incompatibili fra loro, non possono produrre effetti positivi per la Nazione.

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I primi passi del nuovo governo vi hanno deluso? 

Non ci hanno deluso in quanto sbagliati. Ce n’è qualcuno che abbiamo anche apprezzato, come, ad esempio, la rimozione di Domenico Arcuri. Ci aspettavamo, però, una maggiore discontinuità rispetto al Governo Conte. La conferma di molti ministri, l’utilizzazione del Dpcm nel primo provvedimento adottato contro la pandemia, sono tutti segnali di un continuismo, che l’autorevolezza di Mario Draghi non basta a farci digerire.

Forza Italia ha da subito aderito con entusiasmo al governo di unità nazionale di Mario Draghi. Non teme che l’alleanza di Centrodestra sia oggi meno solida di quanto lo fosse un mese fa?
Non lo so. E’ possibile. Non lo posso escludere. Le alleanze si fanno quantomeno in due e, in questo caso, in tre. E’ una domanda che deve rivolgere a chi, dopo aver scelto, come noi, la soluzione del voto anticipato, ha poi accettato una proposta alternativa. Mi fa ben sperare quanto è accaduto in passato. La decisione della Lega di formare una maggioranza e un governo con i Cinquestelle non ha impedito che, terminata quella esperienza, il centrodestra si ricongiungesse, più forte di prima.

Lei è in politica da una vita. La pandemia non dà tregua. L’Italia vive una crisi economica e sociale senza precedenti. Che cosa si dovrebbe fare per uscire dall’incubo e ripartire?
Prima di tutto, bisogna guardare a quello che si è fatto. Una situazione emergenziale non può durare così a lungo. Si rischia un’emergenza permanente senza peraltro miglioramenti visibili. La situazione attuale non è più confortante di quando, un anno fa, abbiamo deciso il lockdown. Qualcosa evidentemente non è andata nel verso sperato, come è confermato dalle classifiche europee che  ci pongono in coda e non certo in testa. La speranza sono i vaccini? Anche qui siamo partiti veramente male. A questo punto credo che gli esempi dell’Inghilterra, di Israele e anche, per certi versi, degli Stati Uniti, dovrebbero indirizzarci verso una maggiore agilità nella previsione dei piani per una vaccinazione globale e nell’approvvigionamento anche autonomo verso l’Europa.

Qualcuno ha insinuato che il governo del “tutti insieme appassionatamente” si sia formato soprattutto in vista della spartizione della torta del Recovery Fund. Lei questo sospetto non lo ha?
Questo non lo so. C’è da dire che il tesoro, al netto dei soldi che dobbiamo già restituire, è meno ingente di quanto si creda. Noi abbiamo già speso, all’inizio della pandemia, una somma di molto superiore a quella che avremo a disposizione con il Recovery Plan. Anche per questo, la cosa più importante non è la cifra, ma il modo in cui verrà spesa. Noi daremo suggerimenti. Uno l’abbiamo appena dato ed è quello di eliminare la spesa del cash back e destinarla ai ristori delle categorie più colpite. Su questo conservo qualche angolo di ottimismo. Spero che questo governo, a differenza del precedente, ascolti le proposte dell’opposizione. In primo luogo per un dovere istituzionali e poi perché i nostri suggerimenti, non essendo noi dentro la maggioranza e non avendo, quindi, nessun interesse a trarne un ritorno elettorale, saranno indirizzati solo al bene degli italiani. Noi siamo dei patrioti ed è questo quello che ci guida.

Che cosa si augura in questo momento drammatico per sé, per i suoi cari, per tutti noi?
Io mi auguro quello che mi sono sempre augurato. Che chi ci governa e le istituzioni nel loro complesso aiutino ciascuno ad avere quello che si merita, invertendo la tendenza a dare di più a chi non merita. E’ una cosa semplicissima, sembra banale, ma è fondamentale. E poi auguro agli italiani tutti di essere tirati fuori da questa pandemia nel tempo più breve possibile. Senza mascherine sovrapprezzo, senza vaccini non comprati, senza soldi buttati al vento con i padiglioni a forma di fiore, primula, giglio o margherita che siano, inimmaginabili per tutti, ma non per il trio Conte, Speranza e Arcuri. Ma come si può? Ci sono palestre vuote, padiglioni vuoti, persino i circhi sono spazi inutilizzati, in attesa della riapertura. Tutti gli italiani meritano un sforzo straordinario, senza altri fini, per uscire dall’incubo della pandemia.

Che cosa l’ha più fatta arrabbiare nell’anno trascorso dall’inizio della pandemia?
L’utilizzo della pandemia per accrescere il proprio consenso popolare.

A chi sta pensando?
A Giuseppe Conte e alle sue quasi quotidiane conferenze stampa a reti unificate. Monologhi ripetuti, giorno dopo giorno, con il solo fine di mantenere e, se possibile, aumentare il consenso.

Conte è caduto. Al suo posto ora siede ora Mario Draghi. Lei pensa che possa evitare sgambetti e arrivare indenne alla fine della legislatura?
Fino all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica sicuramente. Quello che accadrà dopo non è dato di sapere. Bisognerà capire come le forze politiche usciranno da quella fondamentale scadenza. Nessuno, al momento, può prevederlo.

 

Intervista di Antonello Sette concessa da SprayNews

 

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