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Ieri, 25 marzo 2021, si è tenuta l’assemblea annuale dell’Ordine dei Giornalisti del Veneto a cui, per motivi riconducibili all’attuale emergenza Covid, ho partecipato, come gli altri colleghi, in via telematica, attraverso la moderna piattaforma zoom. Devo dire anzitutto che, contrariamente alle attese, sia pur non sentendo il cordiale rapporto professionale in presenza, che il tutto si è svolto all’insegna della perfezione, atteso che si è trattato per tutti della prima esperienza di specie.

Il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Veneto, Gianluca Amadori, ha tenuto come sempre una relazione degna di assoluta ed encomiabile approvazione sotto gli aspetti, non solo deontologici della professione, ma anche di quelli attinenti al continuo evolversi delle funzioni dell’operatore mediatico….:

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”   fase delicatissima l’attuale per cui dobbiamo assumerci pienamente le responsabilità che la professione impone. Dunque meno spettacolo e più rigore; meno sensazionalismo a buon mercato e più autorevolezza, meno cinismo e più rispetto per la dignità delle persone; meno approssimazione e più attenzione ad utilizzare le parole giuste: perché sintesi e semplificazione fanno parte del nostro lavoro, ma le notizie imprecise (o peggio ancora errate) sono un tradimento del nostro dovere di informare i cittadini ecc.ecc”

L’assemblea, durate circa tre ore, è stata anche motivo per ascoltare diversi interventi da parte di noi giornalisti presenti via zoom, tutti di ottimo livello. Al di là di questi interventi, tutti responsabili ed oggettivamente circostanziati sia nel bene che nel male riguardanti gli specifici incarichi da parte di di Massimo Zennaro, giornalista RAI e Consigliere di Amministrazione INPGI, di Tiziana Bolognani, giornalista Antenna Tre e Fiduciaria Casagit Veneto, nonché di Monica Andolfatto, Giornalista del  Gazzettino e Segretaria FNSI del Veneto, io non ho potuto fare altro che ribadire il pensiero del collega Maurizio Paglialunga che, mi ha offerto lo spunto per riconfermare una mia connaturata sensazione, se vuoi anche riconducibile a quel desiderio che si prova ad una certa età come quella dello scrivente (per l’anagrafe del 1935), e cioè che la professione del giornalista non ha scadenza e pertanto resta incollata a vita, sia pur con il sostegno dell’INPGI, istituzione che fa iniziare solo una demarcazione formale e, se proprio lo vogliamo dire anche per non essere smentiti dall’ironia ilare da parte di alcuni colleghi, necessariamente anche…sostanziale, in funzione ovviamente degli introiti pensionistici dopo quella formale. Retorica? Assolutamente no, certamente!

Nel corso dei vari interventi succedutisi a quella del Presidente, il mio pensiero, seppur durante l’attento ascolto su quanto veniva detto, vagava in una sorta di dicotomia strettamente personale: banca e giornalismo.

Perché questo si chiederanno in molti?

Semplicemente perché andavo via via comparando mentalmente due professioni che ho sempre esercitato in contestualità. Infatti, dal piedistallo delle mie 86 primavere raggiungibili il mese prossimo, mi sento di affermare che, malgrado i miei quasi quarant’anni vissuti a livello direzionale in una banca italiana primaria, la mia soddisfazione interiore più grande e gratificante è stata il giornalismo che, in ossequio anche a quanto detto dianzi, io continuo a seguire attraverso tre quotidiani on-line, sperabilmente fino al giorno che il Padre Eterno mi chiamerà.

Mi piacerebbe tanto lasciare in eredità questo pensiero che vorrei diventasse appannaggio delle nuove generazioni, naturalmente sempre nel rispetto della deontologia ed i principi essenziali più volte richiamati dal mio presidente Gianluca Amadori, anche in tante altre assemblee precedenti, in quanto da esperienza vissuta, sono certo di non sbagliare affermando che la professione del giornalista, almeno per quanto mi riguarda, la sento come la migliore del mondo. Trovo superfluo fornirne le motivazioni in quanto detta sensazione è già nel cuore di tutti sin dal primo approccio con il mondo mediatico.

Chiedo venia se detta mia passione sembra essere andata oltre lo spirito e l’oggetto dell’assemblea, ma, grazie ad essa, ho trovato lo spunto per esprimere pubblicamente questo personale punto di vista che, quasi certamente, sarà condiviso da tutti i Colleghi.

Ed infine, concludendo davvero, vorrei ringraziare tutti coloro che si sono adoperati per una buona riuscita dei lavori in chiave telematica, realtà che, facendo i soliti scongiuri scaramantici, è stata “programmata” purtroppo dalla pandemia, dalla quale speriamo di andarne fuori presto anche allo scopo, fra gli altri, di riabbracciarci tutti attraverso un solenne “drink” al più presto.

Con gli auguri per le prossime festività pasquali.

Arnaldo De Porti

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