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Diva perversa è un’ interessante esplorazione della vita e della carriera di un’attrice famosa negli anni 50 e 70.

“ Cos’è una diva, se non un ideale? E una donna, se non un mistero? “

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“ Perché una diva?”

Queste sono le domande che mi ero posto quando decisi di scrivere il mio nuovo romanzo: Diva perversa.

Un romanzo che è anche un’esplorazione della vita di una donna, che nella sua dimensione divistica viene invidiata e idolatrata, quando invece, nel quotidiano, pur facendo credere agli altri di trovarsi in un paradiso ideale, assaporava già le pene di un inferno. E per meglio spiegare questo mio concetto devo tornare indietro nel tempo, quando rimasto orfano di padre a soli 10 anni, frequentavo la quinta elementare. La povertà del periodo non mi faceva vivere nell’agiatezza, e come tutti gli adolescenti che non potevano permettersi nessun lusso, giocare in strada con compagni della mia età. L’unico diversivo era lo scambio di figurine dei calciatori, dei ciclisti famosi all’epoca come Bartali e Coppi, e degli attori del cinema americano. Nel barattare quelle figurine di carta, mi capitò un volto che subito catturò la mia attenzione. Era il ritratto di un’attrice russa ma molto famosa a Hollywood. Perché mi entusiasmassi a guardare e riguardare quell’immagine bellissima, non lo sapevo allora e non lo so neppure oggi. Questa diva si chiamava Irina Demich e, per me, era già difficile pronunciarne anche il nome.

Passarono parecchi decenni quando, per motivi di lavoro, dovetti trasferirmi a Roma. E nella capitale, cominciai ad assaporare il successo quando mi fu data l’occasione di pubblicare i primi libri di poesia che mi dettero subito una buona notorietà nel mondo culturale. A Roma avevo fatto conoscenze importanti nel mondo della cultura e dello spettacolo. Frequentavo i posti più alla moda in compagnia di persone famose. E una sera, durante una cena al Jackie ‘O, il più rinomato locale della vita notturna romana, in quel convivio al mio fianco si accomodò una bellissima signora, elegantissima e luccicante di gioielli preziosi. Tese la sua mano e senza tanti convenevoli si presentò: “ Piacere, Irina Demich.”

Non volevo credere al fatale gioco del destino. Eppure, la donna e diva che avevo seduta accanto a me, era l’idolo preferito delle mie figurine che collezionavo da bambino.

Dopo quell’incontro, ne seguirono molti altri. Diventammo amici. E Irina Demich più volte mi invitava nella sua fastosa villa sull’Appia Antica. Incontro dopo incontro, diventammo anche amici complici di situazioni che si vivevano in quel mondo fatato.

“ Tu che sei un poeta, perché non scrivi la storia della mia vita?” propose una sera a bruciapelo senza l’opportunità di rispondere.

“Domani portati un registratore e io ti racconterò gli episodi belli e brutti che mi hanno accompagnato nella vita di attrice. E così iniziò il racconto che negli anni ha dato vita a Diva perversa, scoprendo fatti e luoghi per me sconosciuti ma che svelavano non solo la vita austera di un’attrice, in un cammino cosparso di successi, applausi, vittorie e sconfitte. Ma che evidenziavano, soprattutto l’umanità celata di una donna rimasta vittima della sua divinità.

Per tutto questo mi sono immerso in una affascinante indagine sulla vita e sull’animo della donna, per svelarne quel lato umano debole e sensuale che appartiene a tutto il genere femminile, addentrandomi nei meandri di coloro che, pur essendo apprezzate e ammirate, hanno dentro la solitudine e il desiderio di spezzare quelle catene che le rendono vittime e prigioniere, senza trovare la via d’uscita.

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