Siamo un folto gruppo di “concorsisti”, costituiti in un Comitato nazionale e qui scriviamo al fine di porre alla Vostra attenzione quanto segue.
Siamo uniti dalla volontà di tutelare il nostro diritto di partecipare a concorsi equi, trasparenti e non discriminatori, conformemente a quanto disposto dal’art. 51 Cost. Per tale ragione vogliamo portare all’attenzione di tutta la Nazione le problematiche sottese al progetto di riforma dell’accesso al pubblico impiego annunciato dal Ministro Renato Brunetta in data 31.03.2021,in ragione dell’emergenza sanitaria che stiamo affrontando
Il Ministro ha più volte sottolineato la volontà di semplificare le procedure concorsuali e garantire il merito dei candidati attraverso la valutazione preliminare di titoli, esperienze professionali o iscrizione ad albi, elementi questi da valutare per l’ammissione alle successive fasi.
Le nuove norme sono state anticipate, lo scorso 29 marzo, dal parere favorevole del Cts al nuovo Protocollo della Funzione pubblica per lo svolgimento dei concorsi pubblici, che modifica e aggiorna quello del 3 febbraio 2021 emanato in attuazione del Dpcm 14 gennaio 2021. Per sbloccare i concorsi pubblici sospesi in tutta la Pa e per quelli già banditi per i quali non sia stata svolta alcuna prova, il Decreto stabilisce che le amministrazioni possono prevedere una fase di valutazione dei titoli e, facoltativamente, anche delle esperienze professionali per l’ammissione alle successive fasi, fermo restando che il punteggio attribuito per i titoli concorrerà alla formazione del punteggio finale.
Le dichiarazioni del Ministro, poi confermate nella bozza del decreto suddetto (diffusa tramite i principali quotidiani nazionali) hanno generato una serie di dubbi e preoccupazioni, soprattutto in merito ad una “semplificazione” delle procedure concorsuali che da un lato diventerebbero (ma solo in linea teorica non eliminando il contenzioso) più veloci, ma dall’altro sicuramente non meritocratiche.
Nello specifico, ci chiediamo con quali criteri sarà possibile “stabilire il possesso di titoli specifici e di competenze sul servizio, tecniche e attitudinali, coerenti con il profilo professionale da reclutare”; discriminare in base al possesso di titoli come master o esperienze pregresse, significherebbe esclusivamente operare una discriminazione nei confronti di neodiplomati e neolaureati o di tutti coloro che versano in condizioni non agiate e tali da consentire l’acquisizione di costosissimi titoli, o ancora, nei confronti di coloro che vivendo in una realtà sociale meno favorevole, non hanno avuto occasione di maturare significative esperienze lavorative.
Riteniamo fermamente che la possibilità di accedere ai concorsi pubblici debba essere garantita a tutti coloro che sono in possesso del titolo di studio richiesto per la posizione bandita. Saranno le prove concorsuali a scremare la platea dei candidati in base alle capacità e al merito. Comprendiamo certamente le difficoltà organizzative legate al momento d’emergenza sanitaria, ma tale emergenza non può essere utilizzata in alcun modo per portare avanti procedure inique e discriminatorie, lesive dei diritti costituzionali.
Non è poi neppure accettabile che i metodi proposti in questa occasione di fatto emergenziale, vengano considerati a tutti gli effetti parte di una riforma che mira ad essere strutturale e duratura, poichè il metodo della decretazione d’urgenza non consente un sereno ed opportuno dibattito parlamentare su una questione delicatissima neppure in sede di conversione.
In conclusione si chiede che le procedure concorsuali -sia quelle bandite che future- avvengano normalmente ovvero con preselezione per esame, affinché sia garantita a tutti la chance di partecipare e di dimostrare il proprio valore e merito, anche all’esito dei mesi di studio da molti affrontati nell’ultimo periodo in vista di diversi concorsi già banditi.
Si sottolinea a tal proposito, che ad oggi, per molte procedure stanno continuando le selezioni (basate sul metodo per esame), seppure con l’adozione dei dovuti accorgimenti, ed esattamente quelli di cui al Decreto 19 maggio 2020, n. 34 che garantiscono uno svolgimento rapido, sereno e sicuro delle prove.
Unico punto su cui concordiamo è che certamente il decentramento delle prove, che ai sensi del comma 5 dell’art 35 del d.lgs. 165/2001 si espletano di norma a livello regionale, sia il metodo più opportuno per evitare assembramenti, in quanto idoneo ad evitare lunghi viaggi o la sosta di candidati in spazi affollati. L’individuazione di scuole, caserme ed università quali sede d’esame certamente renderebbero maggiormente efficace siffatto decentramento.
Inoltre se si estendesse anche alle prove scritte (preselettiva inclusa) la modalità del quiz a risposta multipla da svolgersi al computer, le correzioni dei compiti sarebbero molto più veloci poichè meccanizzate. In tale modo le commissioni esaminatrici non dovrebbero riunirsi in lunghe sessioni, si ridurrebbero i rischi di contagio e si raggiungerebbe comunque una maggiore rapidità, il tutto senza necessità di particolari stravolgimenti del sistema.
Vi preghiamo di appoggiare questa causa in cui crediamo molto e di dare voce alle nostre
proposte.
Distinti saluti.
Comitato No riforma Concorsi P.a