Da mesi, quindi non si tratta del senno di poi, ho la sensazione, più certezza che sensazione, che il numero dei decessi per Covid in Italia sia dovuto in altissima percentuale a logistica strutturale e disinformazione in campo sanitario italiano; ciò, senza nulla togliere alla professionalità e valenza di tutti gli operatori sanitari.
A mio avviso non è assolutamente concepibile e forse giustificabile che, mentre in tanti Paesi è stato raggiunto uno status quasi fisiologico del numero dei decessi, in Italia invece si continua a registrare -ahimè-una media che va dai 400 ai 700 morti al giorno per Covid. Tutto ciò mi fa pensare che il “difetto stia nel manico” nel senso che le strutture così concepite, soprattutto nei grandi centri, finiscano per aumentare l’indice di mortalità per motivazioni che vanno ben oltre la pandemia: è sufficiente guardare all’interno di dette mega-strutture per capire che, entrando in esse, anche una persona sana, finisce per ammalarsi e morire di crepacuore o altre patologie di cui era portatore in cura domiciliare.
Le colpe, non solo a mio avviso, stanno nella gestione della politica sanitaria che, in questi ultimi anni, non ha saputo decentrare sul territorio a favore di complessi megagalattici che hanno dato maggior importanza a chi li gestiva, e tutt’ora li gestisce, a tutto danno di chi viene sfortunatamente ricoverato in questi.
Ora forse è troppo tardi per riconvertire dette strutture a vantaggio di altre meno impattanti nei confronti di coloro che ne hanno urgente bisogno, ma anche per quanto attiene alle strutture stesse che, per essere raggiunte e frequentate, si è spesso costretti a far appello ad una sorta di mappa…geo-satellitare, con il rischio latente di arrivare tardi rispetto all’urgenza improvvisamente determinatasi. Ed il problema esiste anche per chi ci lavora dentro, come mi è stato detto da un direttore sanitario.
Di certo, e concludo ribadendo la suddetta convinzione, non avrei alcuna remora ad affermare che il così alto numero di decessi che avviene quotidianamente in Italia, sia da attribuire ad un sistema politico-sanitario che, non ha saputo e non sa ancora adeguarsi all’ attuale situazione pandemica come invece hanno saputo fare le altre Nazioni, realtà che ci ha messo al primo posto in Europa (e non solo) quanto a mortalità, ad eccezione di alcuni sfortunati Paesi che, oltre ad essere precari anche nell’alimentazione ed igiene, non possono certo essere in condizione di allinearsi ad altri, quanto a vaccini.
Va detto, senza mezzi termini, che l’era in cui viviamo, a causa delle sue molteplici e variegate modificazioni, non consente di ipotizzare a breve la fine della patologia in atto, ma vien da pensare che dette modificazioni esistenziali saranno foriere in seguito di altre patologie simili per le quali, se non saremmo adeguatamente preparati, ci troveremmo di fronte all’imponderabilità degli eventi.
E’ doloroso fare queste affermazioni, ma chiarezza ed onestà lo impongono.
Arnaldo De Porti
Feltre-Belluno