CHIEDIAMO: l’immunizzazione anche per gli abitanti dei Paesi che non hanno la forza economica e politica per accedere ai vaccini
Il 25 aprile del 2020, uniti dall’appello “iorestolibera, iorestolibero”, ci stringevamo in una piazza virtuale per celebrare l’anniversario della Liberazione. Un evento che ha generato un’incredibile mobilitazione di risorse umane ed economiche a favore dei nostri connazionali più vulnerabili. Un’occasione che ha dimostrato come buoni intenti, valori e sentimenti di umana solidarietà sono in grado di colmare il vuoto creato dalla distanza fisica forzata.
“Riconosciamoci gli uni negli altri, uniamoci per metterci alle spalle questa crisi e disegnare un domani luminoso e promettente”, dichiaravamo allora. A un anno di distanza riaffermiamo quella nostra volontà e rendiamola ancora più universale. “La libertà comporta responsabilità”, diceva nel secolo scorso l’attivista per i diritti umani e first lady americana Eleanor Roosevelt. Una consapevolezza vera e attuale, che ci ricorda che la liberazione da questo virus può solo passare attraverso un grande movimento di condivisione e uno spirito di comunità, che si concretizzano nell’equa distribuzione dei vaccini a livello planetario. La salute è un diritto di tutti e la sua garanzia è una responsabilità a cui noi – che in questo mondo siamo dei privilegiati – non possiamo sottrarci.
In un momento di emergenza mondiale come quello che stiamo vivendo dobbiamo chiedere a gran voce la sospensione dei brevetti sui vaccini, congiuntamente con la liberalizzazione della conoscenza, delle tecniche e degli strumenti per favorirne una democratica produzione. Perché se è vero che dal punto di vista biologico il virus non fa eccezioni di classe, genere, età e nazionalità tra le persone, è altresì impossibile negare che dal punto di vista sociale, il suo cammino devastante si è scontrato con grandi disuguaglianze e discriminazioni, non facendo altro che aumentarle.
E ora che il vaccino ci offre una risposta per fronteggiare l’avanzata del virus, non possiamo permettere che l’accesso sia priorità dei più ricchi, né proprietà di alcune nazioni che lo usano come espediente per estendere il proprio potere.
Un monito, questo, lanciato forte e chiaro anche da Papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale della Salute e che noi oggi accogliamo, incitando la formazione di una rete internazionale che porti avanti queste istanze e le concretizzi.
Con la pandemia ciascuno di noi ha fatto esperienza dell’interdipendenza: la nostra tutela individuale può quindi solo passare da una protezione universale della collettività. Potremo dunque sentirci davvero sicuri quando cureremo anche il grande virus dell’ingiustizia e della disuguaglianza. Non voltiamo le spalle a questa consapevolezza!
Facciamo sì che, con questo 25 aprile, libertà significhi anche riconoscersi responsabili del bene e del destino dei più deboli.
Giorgio Brizio, Lella Costa, Domenico De Masi, Sara Diena, Tiziana Donati (Tosca), Carlo Petrini, Domenico Pompili e Gustavo Zagrebelsky