Foto: Il cimitero di Khavaran a sud di Teheran – fosse comuni di molti prigionieri politici, uccisi nel massacro del 1988
In un crimine disumano, il fascismo religioso al potere in Iran intende distruggere le fosse comuni del massacro di prigionieri politici del 1988 nel cimitero di Khavaran, nel tentativo di nascondere le prove di questo enorme crimine contro l’umanità. A tal fine, il regime clericale ha commesso un doppio crimine contro nel costringere i connazionali bahá’í a seppellire i loro morti a Khavaran, questione contro la quale ha protestato anche la comunità bahá’í.
Distruggere le tombe dei martiri del massacro del 1988 per eliminare le prove di quel crimine contro l’umanità è una pratica ben nota del regime clericale. In precedenza, sono state distrutte le tombe dei martiri degli anni ‘80 e in particolare del massacro del 1988 in molte altre città, tra cui Ahvaz, Tabriz e Mashhad. Nel 2017 sono state distrutte le tombe dei martiri nei cimiteri Behesht-e Reza a Mashhad e Vadi-e Rahmat a Tabriz, e alla fine di luglio 2018, con il pretesto di costruire un viale, sono state demolite e cementificate le tombe dei martiri del massacro del 1988 ad Ahvaz.
La signora Maryam Rajavi, Presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI) ha condannato l’atto disumano del regime clericale di demolire le tombe dei martiri e di distruggere le prove dei crimini e ne ha sollecitata la ferma condanna da parte del Segretario Generale, del Consiglio di Sicurezza, dell’Alto Commissario per i Diritti Umani e del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Li ha anche esortati ad adottare misure immediate per prevenire la continua distruzione delle tombe dei martiri del massacro del 1988, nonché per prevenire pressioni e coercizioni contro i bahá’í.
Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran