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Franco Vimercati, Senza titolo (brocca), 1980-81, 14 fotografie b/n ai sali d’argento, V. 12 cm 27,5 (diametro)
Courtesy Archivio Franco Vimercati e Galleria Raffaella Cortese, Milano


Bologna, 8 maggio 2021
– Nella riscoperta critica che negli ultimi decenni ne ha consacrato il riconoscimento tra le più originali ricerche sulle potenzialità del medium fotografico in Italia, la vicenda creativa di Franco Vimercati (1940-2001) è stata ricorrentemente avvicinata all’opera pittorica e incisoria di Giorgio Morandi, pur nella differente elezione del linguaggio espressivo.
L’analogo procedimento di interrogazione seriale di oggetti comuni prelevati dal dato di realtà e una condizione di schiva solitudine, ancorata ai margini del sistema dell’arte, ha suggerito un parallelismo nella postura, estetica e di ethos, di due artisti diversamente inattuali per riluttanza di adesione alle convenzioni del proprio tempo storico, e per questo profondamente contemporanei.

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Le poetiche dei due autori trovano un’occasione di accostamento, unica e speciale per capacità di risonanza interiore, nella mostra Vimercati – Morandi. Ripetizioni differenti allestita a Casa Morandi, la casa atelier di via Fondazza dove il maestro bolognese visse e lavorò dal 1910 al 1964.
Il progetto espositivo, a cura di Lorenzo Balbi e promosso da Istituzione Bologna Musei | Museo Morandi con la preziosa collaborazione di Archivio Franco Vimercati e Galleria Raffaella Cortese, si apre sabato 8 maggio 2021 – nell’ambito della nona edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna nell’ambito di Bologna Estate – per rimanere visibile fino al 18 luglio 2021.
L’ingresso è gratuito, con prenotazione obbligatoria effettuata entro il giorno precedente la visita sul sito https://www.midaticket.it/eventi/casa-morandi.

Le 23 fotografie di Franco Vimercati esposte – 3 dalla serie Senza titolo (Fiori), 6 dalla serie Senza titolo (Vaso) e la serie completa di 14 immagini del corpus Senza titolo (Brocca) – sono state selezionate per richiamare una diretta corrispondenza tematica con alcuni dei soggetti prediletti da Morandi nella sua indagine pittorica, di cui a Casa Morandi si conservano alcuni esemplari originali. Analoga è infatti la tensione nel continuo esercizio dello sguardo verso umili oggetti di uso domestico, estremamente limitati nella loro differente tipologia – appena una ventina per Vimercati – con cui i due artisti hanno instaurato un silenzioso colloquio interiore, ricomponendoli in un linguaggio del tutto personale di poetica complessità.

Entrambi assumono a pretesto questi modelli – sempre rappresentati in inquadrature frontali ravvicinate e isolati da ogni riferimento al contesto esterno – per restituirli nelle impercettibili variazioni prodotte da un gesto ininterrottamente reiterato, in una ricerca formale intransigente che si traduce in esaltazione dell’essenza e della purezza dell’immagine.
Io sono la lastra, ho bisogno di poca luce, di un sospiro, un soffio di luce”. Con queste poche, intense, parole Franco Vimercati inquadra il proprio codice visivo dove l’oggettualità narrativa degli anonimi soggetti fotografati si annulla – o per altri, al contrario, concentra tutto su di sé – per svelare l’invisibile quotidiano attraverso una percezione del tempo illimitata.

Se quello proposto in mostra è un dialogo fatto di punti di tangenza, ineludibili da cogliere appaiono le differenze e le distanze concettuali. La comune attitudine esplorativa determinata e seriale, quella disciplina costante e severa che per tutta la vita ha alimentato la loro indagine estetica, lo sguardo sempre rivolto verso oggetti di uso quotidiano colti nell’infinità variabilità dell’uguale e attraversati da un tempo che è quello del giorno per giorno fanno da contrappunto a un differente approccio compositivo oltre che all’uso di tecniche diverse. Mentre Vimercati, attraverso l’operazione fotografica, indaga il tema della luce e del movimento di uno stesso oggetto (sia esso fiore, bottiglia o vaso), ripreso centinaia di volte in bianco e nero mentre generalmente sembra “galleggiare” sospeso su un fondo prevalentemente scuro, Morandi, attraverso il suo pennello, si concentra maggiormente su composizioni di oggetti collocati sul tavolo e indagati nelle loro relazioni spaziali, tonali e luministiche.

E se, come scrive Elio Grazioli, da un lato Vimercati ha sempre poco apprezzato l’appellativo di “Morandi della fotografia”, dall’altro non ha mai negato il suo tentativo di far somigliare le sue opere a “delle incisioni”, per far emergere le loro caratteristiche grafiche.
Del resto la fotografia è un po’ il seguito dell’incisione, no?” dichiarava. “La fotografia ha preso il posto di tutto quello che nell’Ottocento era inciso, dai giornali ai libri, eccetera […] con l’incisione la fotografia ha in effetti molte cose in comune: la lastra, il negativo, la stampa, e con essi il rapporto tra bianco e nero, la profondità del segno, il lavoro di precisione”.

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