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OMPI/MEK ( Mojahedin del Popolo Iraniano )

Londra, 6 maggio 2021 — In una lettera aperta all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani Michelle Bachelet, più di 150 ex funzionari delle Nazioni Unite e esperti di diritti umani hanno chiesto di porre fine all’impunità del regime dei mullah istituendo una commissione d’inchiesta sulle esecuzioni extragiudiziali di massa del 1988 e sulle sparizioni forzate.

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La lettera fa riferimento a un rapporto del settembre 2020 di sette relatori delle Nazioni Unite che afferma che le uccisioni extragiudiziali di prigionieri politici nel 1988 “possono equivalere a crimini contro l’umanità”.

La lettera ribadisce l’impatto devastante che il massacro del 1988 ha avuto sulle famiglie delle vittime e sulla società iraniana. “Facciamo appello al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite affinché metta fine alla cultura dell’impunità che esiste in Iran istituendo una Commissione d’inchiesta sulle esecuzioni extragiudiziali di massa del 1988 e sulle sparizioni forzate. Esortiamo l’Alto Commissario Michelle Bachelet a sostenere l’istituzione di tale Commissione”, si legge fra l’altro nella lettera.

Tra i firmatari figurano l’ex Alto Commissario delle Nazioni Unite e presidente irlandese Mary Robinson, 28 ex relatori speciali delle Nazioni Unite sui diritti umani e i presidenti delle precedenti Commissioni di inchiesta delle Nazioni Unite sugli abusi dei diritti umani in Eritrea e Corea del Nord.

Fra gli altri firmatari, l’ex procuratore capo dei Tribunali penali internazionali delle Nazioni Unite per l’ex Jugoslavia e per il Ruanda, un ex procuratore speciale presso il Tribunale speciale per il Libano e il primo presidente del Tribunale speciale delle Nazioni Unite per la Sierra Leone.

Anche l’ex arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, l’ex primo ministro canadese Kim Campbell e il premio Nobel per la pace nel 1996 Jose Ramos-Horta hanno firmato la lettera; così come il professor Jean Ziegler, ex relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto all’alimentazione (2000-2008), ex vicepresidente del comitato consultivo del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, il professor Alfred De Zayas, ex esperto indipendente delle Nazioni Unite sulla promozione di un Equo Ordine Internazionale (2012-2018), Ad Melkert, ex rappresentante speciale per l’Iraq del Segretario Generale delle Nazioni Unite e capo della missione di assistenza delle Nazioni Unite per l’Iraq (UNAMI), l’ex sottosegretario generale delle Nazioni Unite e amministratore associato del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) e Tahar Boumedra, membro dell’organizzazione con sede a Londra “Giustizia per le vittime del massacro in Iran del 1988” (JVMI), nonché ex capo dell’Ufficio per i diritti umani dell’UNAMI e rappresentante dell’HCHR in Iraq.Tahar Boumedra ha dichiarato: “È la prima volta che una schiera così distinta di ex funzionari delle Nazioni Unite si appella direttamente all’Alto Commissario Bachelet perché siano posti di fronte alle loro responsabilità gli autori del massacro del 1988. Può rimediare al deplorevole fallimento degli organi competenti delle Nazioni Unite nell’indagare su questa orribile atrocità, chiedere conto ai responsabili e porre fine al continuo tormento delle famiglie delle vittime, che hanno diritto alla verità e alla giustizia attraverso un’indagine condotta dall’ONU. I testimoni sono ancora vivi. Le prove sono a portata di mano. La giustizia ritardata è giustizia negata. L’incapacità di agire ora non farà che incoraggiare il regime a continuare il suo insabbiamento e sottrarsi alla responsabilità”.

Nell’estate del 1988, sulla base di una fatwa dell’allora leader supremo del regime Ruhollah Khomeini, il regime iraniano giustiziò più di 30.000 prigionieri politici perché si opponevano al governo tirannico di Khomeini. La maggior parte dei prigionieri giustiziati erano membri e simpatizzanti dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (OMPI/MEK) e rifiutarono di prendere le distanze dalle loro convinzioni politiche e dai loro ideali per la libertà e la democrazia in Iran.

 

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