Ebrahim Raisi, capo scagnozzo del regime gareggia per la presidenza iraniana
12 maggio 2021
Ebrahim Raisi è entrato nella scena politica iraniana dopo la rivoluzione del 1979 contro la monarchia come un religioso filo-Khomeini che avrebbe eseguito ogni comando del suo mentore. Raisi è nato nel 1960. Ha iniziato la formazione come chierico nel seminario di Qom all’età di 15 anni ed è entrato nella magistratura del regime clericale sin dall’inizio, come assistente procuratore a Karaj (a ovest di Teheran) quando aveva 19 anni. È diventato procuratore del tribunale rivoluzionario di Karaj quando aveva appena 20 anni per salire a capo della magistratura nel 2019.
Responsabile del massacro di prigionieri politici del 1988
Nel 1988, come sostituto procuratore di Teheran, era uno dei quattro individui che Khomeini nominò per eseguire la sua famigerata fatwa per massacrare gli attivisti incarcerati dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (OMPI/MEK). Durante quel massacro, 30.000 prigionieri politici, principalmente affiliati al MEK, furono giustiziati sommariamente nel giro di pochi mesi. Nell’estate 2016, dopo 28 anni, è emersa una registrazione audio di Hossein-Ali Montazeri, all’epoca il successore designato di Khomeini, che parlava con la “Commissione della Morte” a Teheran, incluso Raisi, circa 20 giorni dopo l’inizio della furia omicida. Montazeri li avvertì che quelle esecuzioni sarebbero state considerate i più grandi crimini commessi dalla Repubblica Islamica.
In quell’incontro Montazeri li interrogò sull’esecuzione di donne incinte e ragazze di 15 anni. Successivamente è stato rivelato che Raisi era il membro più attivo e spietato del comitato. Fedele alla propria linea, dopo la protesta pubblica per il massacro del 1988, Raisi si è vantato alla TV statale, il 2 giugno 2020: “Bene, a questi [MEK] non dovrebbe essere data una possibilità … Queste sono le persone a cui l’Imam disse che non avremmo dovuto mostrare alcuna pietà, e l’Imam [Khomeini] li conosceva bene”.
Perpetratore della repressione violenta dei dissidenti
Raisi, che è vice-capo della “Assemblea di Esperti”, fu promosso alla posizione di Procuratore di Teheran nel 1989 in seguito all’assunzione da parte di Ali Khamenei del ruolo di Guida Suprema. Mantenne questa posizione per cinque anni. Fu capo dell’Ufficio dell’Ispettore Generale per un decennio dal 1994 al 2004 e vice-capo dell’apparato giudiziario per il decennio successivo, dal 2004 al 2014. Khamenei lo nominò nel 2014 Procuratore Generale della Corte Speciale per il Clero, una position che mantenne fino 2015.
In seguito alla rivolta del dicembre 2009, Raisi disse: “Moharebeh (‘portare Guerra contro Dio) avviene a volte per l’appartenenza a un’organizzazione, come i Monafeqin (MEK). Nel caso dell’organizzazione dei Monafeqin, chiunque aiuta l’organizzazione dei Monafeqin in qualsiasi modo sotto qualsiasi circostanza, poiché si tratta di un movimento organizzato, è colpevole di Moharebeh”. Secondo la Legge Penale Islamica, la pena per Moharebeh è la morte.
In seguito alla morte di un clerico di alto livello, Abbas Vaez-Tabasi, Khamenei nel 2016 nominò Raisi capo della fondazione Astan-e Quds Razavi, a Mashhad, nell’Iran nord-orientale: una delle più importanti fondazioni politiche e finanziarie del regime, che controlla un’enormità di beni, terreni, edifici e capitali.
Khamenei nominò Raisi capo dell’apparato giudiziario nel marzo 2019. Da allora, Raisi ha diretto le esecuzioni di 251 persone nel 2019, quelle di 267 persone nel 2020, e numerose esecuzioni nel 2021. Amnesty International ha riferito che “La pena di morte è stata usata sempre di più come un’arma di repressione politica contro dissidenti, manifestanti e membri di minoranze etniche” durante il mandato di Raisi. Un caso particolare che ha sollevato indignazione internazionale è stata la brutale esecuzione del campione di wrestling iraniano Navid Afkari.
Si prevede che Raisi partecipi alla corsa per questa elezione presidenziale come politico ‘principalista’ (della fazione pro-Khamenei).
Mahmoud Hakamian
@HakamianMahmoud