“Auspico, per la collezione di strumenti ad arco appartenuta al Maestro José Vazquez, che al sequestro eseguito ieri segua una verifica dell’interesse storico diretto o relazionale ex art. 10, c. 3, lettere a) e d ) del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”. Lo dichiara l’on. Margherita Corrado (Misto), membro della Commissione “Cultura” del Senato. L’intervento tempestivo dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC) ha infatti sventato”, prosegue la parlamentare calabrese, “venerdì 28 maggio, l’uscita illecita dal Paese, attraverso il valico di Tarvisio, del nucleo principale della più completa e importante raccolta privata di strumenti musicali ad arco del mondo. Un centinaio di manufatti del XVI-XVIII secolo che il proprietario, il cubano naturalizzato statunitense (ma da decenni ‘cittadino d’Europa’) prof. José Vazquez aveva comperato e maniacalmente riunito nel corso degli anni, facendo della loro esposizione temporanea in sedi prestigiose del vecchio continente – da ultimo nel Museo di San Colombano, a Bologna, fino a gennaio 2021 – la sua ragione di vita. L’improvvisa scomparsa del Vazquez, in Spagna, a marzo scorso, all’età di settant’anni, ha colto tutti di sorpresa e sul disorientamento che ne è seguito è sembrato voler giocare il fratello ed erede del Maestro, tentando di trasferire frettolosamente in Austria, caricati su tre furgoni, gli strumenti musicali e gli altri manufatti di valore culturale appartenuti al decuius. I Carabinieri del Nucleo TPC di Bologna, però, acclarata la mancata richiesta di autorizzazione alla esportazione, sono riusciti, coordinandosi con i colleghi di Roma e di Udine, a far bloccare i veicoli in procinto di attraversare il confine italiano alla volta di Vienna. L’indagine, in capo alla Procura di Udine, dovrà accertare i fatti illeciti interrotti dalla provvidenziale operazione del TPC ma se la consistenza della “Orpheon Foundation”, di cui José Vazquez era direttore e alla quale diceva di fare riferimento, dovesse rivelarsi effimera, come ritiene chi meglio lo conosceva, e soprattutto non fosse possibile dimostrare la lecita acquisizione dei beni e l’ingresso in Italia degli strumenti con i dovuti certificati di temporanea importazione, scatterebbero le verifiche ex D.Lgs. 42/2004 auspicate in apertura, condotte in particolare ma non solo nei confronti dei manufatti di fabbrica italiana.
Margherita Corrado (Senato, AC) – Commissione Cultura