Il presidente dell’associazione di tutela, Sonny Richichi: “Divergenze macroscopiche tra dati Vetinfo e Istat”
San Miniato (Pisa), 3 giugno 2021 – Nel 2020 in Italia sono stati macellati 30mila cavalli. Oppure 20mila. Dipende dalla fonte scelta per attingere i dati: “Anche quest’anno si conferma la ‘stranezza’ di un sistema che non consente di avere un quadro chiaro a proposito di quanti cavalli e altri equidi sono finiti al macello nel nostro Paese. E’ un’anomalia che denunciamo da anni e che va risolta istituendo un sistema di anagrafe davvero chiaro e trasparente che oggi in Italia manca”, dice il presidente di IHP, la prima associazione italiana di tutela dei cavalli, Sonny Richichi. Secondo i dati raccolti a analizzati dall’associazione, il portale Vetinfo, tenuto presso il ministero della Salute, comunica che in Italia nel 2020 sono stati macellati 30.859 cavalli, 13.008 dei quali provenienti dall’estero. Riferisce IHP che invece secondo Istat i cavalli macellati sono stati 20.169. “E’ uno scarto di quasi diecimila capi – osserva Richichi – Lo stesso andamento discordante che emerge dai dati degli anni precedenti: nel 2019 secondo Vetinfo sono stati macellati in Italia 37.313 equidi, 13.877 dei quali provenienti dall’estero. Secondo Istat, nello stesso anno i capi macellati sono stati 22.575”.
“Si tratta di divergenze macroscopiche che rendono evidente la debolezza del sistema di anagrafe e tracciamento degli equidi, un vulnus che contribuisce a rendere possibili numerose violazioni della normativa a proposito di macellazioni: anche nel 2020, infatti, più di una Procura italiana ha avviato procedimenti penali a carico di soggetti sospettati di aver introdotto negli stabilimenti di macellazione animali non destinati a quello scopo”, aggiunge il presidente di IHP.
Secondo l’associazione, un altro elemento che concorre a destare dubbi sull’efficacia del sistema di tracciamento emerge dall’analisi dei dati relativi alle importazioni di carne di cavallo: “Secondo il ministero della Salute, in Italia nel 2020 sono entrate 19.333 tonnellate di carni che si stima equivalgano a 38.667 capi, che sono circa 8mila in più di quelli che secondo lo stesso dicastero sarebbero stati macellati in Italia durante l’anno. I Paesi principali fornitori di carni equine all’Italia sono, nell’ordine: Polonia, Romania, Spagna e Belgio. Le regioni italiane principali destinatarie delle carni equine importate sono, nell’ordine: Lombardia, Puglia, Piemonte e Veneto. Il ministero della Salute dichiara che l’unico partner extraeuropeo dell’Italia nella fornitura di carni equine è l’Argentina e la quasi totalità delle carni di cavallo dirette in Italia arrivano in Lombardia. L’Argentina è da anni al centro di investigazioni indipendenti, che mostrano le atroci sofferenze inflitte agli animali in attesa di essere macellati: report e petizioni non sono però bastati a bloccare le importazioni in Europa. Analoga riflessione merita il Belgio che, come detto sopra, risulta essere fra i principali fornitori di carni equine all’Italia: esiste il dubbio fondato che il Belgio funga da hub logistico per far entrare in Europa carni provenienti da allevamenti lager collocati in Paesi extraeuropei, a partire dall’Australia”, conclude Richichi.