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SOMMARIO:  ITALIA VS/ ITALIA – SVIZZERI POCO VERDI – IL PREZZO DEL (DIS)ONORE – RICORDANDO CAMILLA – RIFLESSIONE SUL RAZZISMO.

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POCHEZZA INTERNAZIONALE

Fatemi capire perchè mi viene da ridere (o da piangere).

Dunque, in Cornovaglia si riunisce il G7, Mario Draghi fa un’ottima figura (finalmente qualcuno che parla bene l’inglese, è credibile ed ha un curriculum di assoluto rispetto a livello internazionale) e con i “grandi” decide di “contenere” la Cina che sta ricattando il mondo anche sul mercato delle materie prime.

Italia finalmente credibile? Macchè, nelle stesse ore Beppe Grillo – detto “l’elevato” –  capo politico del M5S (ovvero proprio del partito del nostro ministro degli esteri, per nostra sciagura l’ex bibitaro Giggino Di Maio) non trova di meglio che rendere visita proprio all’ambasciatore cinese a Roma. Con lui doveva esserci anche l’ex premier Giuseppe Conte che all’ultimo secondo deve essere stato raggiunto da un “altolà” da Palazzo Chigi e che quindi «Per impegni e motivi personali, non ha potuto essere presente».

Nessuna prudenza politica, tantomeno una sconfessione di Grillo, ma soprattutto divergenza evidente rispetto alla posizione di Draghi e quindi solita figura da peracottai degli italiani “doppiogiochisti”. Ci lamentiamo poi perchè ridono di noi?

Con perfetta scelta di tempo riappare anche Massimo d’Alema che risorge dalla tomba e rilascia una lunga intervista alla TV di stato cinese dove (lo sottolinea Il Fatto Quotidiano, il giornale del M5S) elogia la Cina, “che ha fatto uscire almeno 800 milioni di persone dalla povertà”, compiendo un “risultato straordinario, perché mai nessun paese nella storia dell’umanità è stato capace di tanto.” Per l’ex (ex?) comunista D’Alema il non rispetto delle regole internazionali e i diritti umani sono dettagli. In concreto, però, come può Draghi non imporre una sua linea “governativa” ai propri alleati se vuole essere credibile in Europa e nel mondo e quali sono i veri rapporti politici ed economici tra la Cina comunista e il M5S?

 

SVIZZERI BIANCHI E ROSSI, POCO… VERDI

Poche fonti di stampa lo hanno riportato perché certe notizie non si danno quando vanno controcorrente, ma domenica scorsa con il 51,6% di voti contrari e il voto contrario di 21 cantoni su 26 gli svizzeri hanno bocciato il referendum ambientale per limitare le emissioni di anidride carbonica in futuro.

Per farlo il governo elvetico prevedeva nuove tasse sui carburanti e i biglietti aerei ed incentivi per le coibentazioni degli edifici ed altri risparmi energetici.

Da sottolineare che la Svizzera contribuisce con molto meno dello 0,1 % alle emissioni di CO2 nel mondo (40.000 tonnellate di Co2 su 27 milioni!) ed ha 5 centrali nucleari che assicurano buona parte del fabbisogno energetico nazionale.

C’è da chiedersi se sia maggiormente necessario a livello planetario ridurre di circa un terzo le emissioni svizzere – con tutti i costi relativi – e non imporre invece a stati come Usa, Cina ed India di adeguare le proprie emissioni con interventi che – soprattutto in India, Cina e alcune altre nazioni – in pochi anni potrebbero grandemente ridurre il bilancio globale..

 

IL PREZZO DEL (DIS) ONORE

Si chiude dopo 9 anni e il pagamento di un adeguato riscatto la sconcertante vicenda dei 2 fucilieri di marina incriminati in India. L’Italia pagherà 1,1 milioni di euro (oltre a lauti acconti già versati) a “saldo e stralcio” per chiudere la vicenda anche se – vista la generale corruzione che ha imperversato negli anni su questa vicenda – temo che solo poche briciole arriveranno alle famiglie dei due pescatori.

Da notare che – come giustamente sosteneva l’allora ministro degli esteri Giulio Terzi –  se l’Italia si fosse tenuta stretti i due marò quando erano tornati a casa in licenza avrebbe avuto ben altre pressioni da esercitare sul governo indiano che è riuscito alla fine a mirare solo ai soldi, esattamente come voleva, sapendo di avere giuridicamente torto.

Nessuno ha mai dimostrato che fossero effettivamente stati i militari italiani a sparare e resta il fatto che se i due marò hanno comunque agito correttamente (sentenza dell’Aja) non si capisce perché bisognasse comunque ancora pagare.

Visto poi che non c’era bisogno di consegnare i nostri militari alle autorità indiane (che hanno potuto così alimentare il ricatto) nelle ore successive alla sparatoria, né fare entrare una nostra nave nelle acque indiane bisognerebbe far pagare la somma a chi ha ordinato la loro consegna in spregio al diritto internazionale.

Su tutto mi resta però un esempio luminoso: il comportamento dei due militari. Silenziosi sempre, composti sempre, leali sempre. “Bravi!”, detto dal profondo del cuore.

 

NEL RICORDO DI CAMILLA

Un doveroso ricordo della giovane Camilla Canepa, morta a Genova dopo la vaccinazione con Astrazeneca e diventata uno dei simboli di questi mesi di pandemia.

Spiace che a seguito di questo tragico decesso si sia scatenata l’ennesima polemica sui vaccini: si, no, non si sa, forse. Si, ma solo agli over 60, no: Astrazeneca va somministrata anche ai giovani. Prima dose di un tipo, allora la seconda assolutamente dello stesso?” Si, no, è meglio di no, assolutamente sì, lo fanno già gli altri, invece non è vero, oppure forse.” Open day? Si, poi fermi tutti, De Luca che prima ordina no. poi sì, poi forse. Il generalissimo Figliolo che va contro le regioni, poi “si coordina”, ma tanto la colpa è della Lombardia.

Ora i giovani vaccinati ora che fanno? Fermate anche J & J? Si, no, vedremo. Dopo 18 mesi siamo ancora in ballo con tutti che urlano, i virologi che polemizzano in ordine sparso, i mezzobusto in TV che si sprecano. Intorno l’ Italia, contraddittoria e casinara per definizione. Solo Speranza resta lì fisso come un paracarro, la barba sempre malfatta, in abito blu e perennemente sorridente.

 

RIFLESSIONE SUL RAZZISMO

Il recente suicidio del giovane Seid Visin, ragazzo nero cresciuto in Italia che aveva scritto (due anni prima del suo tragico gesto) di volersi uccidere per gli sguardi “schifati” della gente nei suoi confronti ha riaperto il dibattito sul razzismo.

Credo che dobbiamo avere il coraggio di interrogarci nel profondo, perché ogni volta che si affronta questo discorso – o si assiste a situazioni discriminatorie – cominciamo sempre con uno scontato “ Io non sono razzista, ma…”

Francamente sono stufo di sentirlo ripetere perché quel “ma” spesso – poco dopo – contraddice nei fatti il concetto di partenza.

Proprio perché non mi va la demagogia su questo tema posso parlare solo per me stesso, dichiarando subito che a me del colore della pelle di una persona non mi interessa nulla, mentre mi interessa come si comporta individualmente quella stessa persona, bianco o nero che sia.

Il suicidio di Seid è stato un dramma vero, ma le motivazioni non possono essere solo quelle dichiarate che sottolineano piuttosto una grande sua fragilità interiore, anche perché in Italia ci sono milioni di neri e di loro non si suicida nessuno ed oltretutto il ragazzo suicida era italiano da sempre.

La stupidità e l’ignoranza, il timore inconscio delle persone nei confronti dei “diversi” sono sicuramente una costante, ma la discriminante non credo sia per il colore della pelle, ma quando appunto si equivoca tra razza e responsabilità personali, dimenticando o sottovalutando che la reazione a volte nasce spontanea per una eccessiva dose di “buonismo ufficiale” che – al contrario – tende a voler sempre giustificare ed assolvere tutti.

Questo atteggiamento è frutto di timori inconsci, ma anche per situazioni che vediamo ogni giorno e che non riusciamo a giustificare.

Il razzismo nasce (purtroppo)  per ignoranza, ma quando si vedono le condizioni di migliaia di persone in condizioni disperate o che vengono sfruttate si deve imporre alla nostra coscienza la necessità di intervenire nell’aiuto, soprattutto nell’emergenza, anche se in noi stessi scatta la protesta per la mancanza di regole sia nell’immigrazione che a volte per i comportamenti di chi è accolto.

Non si riflette abbastanza che il razzismo in gran parte sparirebbe se gli arrivi (e i successivi soggiorni) fossero filtrati dalla legalità e se chi arriva si adeguasse a comportamenti, principi, atteggiamenti, leggi del paese che accoglie.

Ne ho scritto a lungo nel mio libro “Integrazione (im)possibile? Quello che non ci dicono su Islam, Africa, Immigrazione” (se non lo avete letto, richiedetemelo via mail a marco.zacchera@libero.it) per sottolineare che è un processo non facile né veloce, ma che deve essere affrontato con le idee chiare e il rispetto delle regole.

Se per strada vedo una islamica intabarrata in abiti neri che non le lasciano scoperti che parte gli occhi mi indigno (e scatta il razzismo latente) non perchè professa un’altra religione, ma perché penso che spesso sia una violenza alla libertà di quella donna considerando anche che se io visito un paese musulmano devo accettare le “loro” regole e quindi “loro” – venendo qui – devono accettare le nostre, anche esteriori.

Rispetto reciproco? Si, ma purtroppo oggi una donna italiana non può girare  in minigonna a Riad o a Teheran o rischierebbe la lapidazione con la certezza di arresto immediato, né anche solo muoversi senza un velo che la ricopra.

Quanto è “razzista al contrario” l’omicidio di una poveretta perché a Reggio Emilia non voleva sottostare a un matrimonio combinato e liberarsi dai pesi di una religione a lei imposta?

Attenzione: ricordiamoci che anche nell’Italia di 50 anni c’era ancora “il delitto d’onore” ma oggi non è più così e in una società multietnica non può più essere accettato un simile comportamento.  Ecco dove però cresce il razzismo più o meno inconscio, anche per reazione ad atteggiamenti inaccettabili eppure spesso minimizzati con toni demagogici e buonisti fuori dalla logica.

Non è un caso isolato: sul traffico umano si campa e pensiamo alla mafia nigeriana, agli scafisti, al “giro” legato spesso a cooperative di dubbia serietà, allo sfruttamento della mendicità e alla disperazione di chi la vive per sopravvivere.

Mentre noi ci facciamo o ci dovremmo fare (per fortuna) mille scrupoli, nel mondo non è così e chi conosce la realtà del Sudafrica – per esempio – sa che ad uno stato di apartheid è subentrata una pesante discriminazione contro i bianchi che pure hanno costruito il paese 400 anni fa.

Allo stesso modo negli Stati nel Golfo milioni di pakistani, indiani, filippini e nepalesi sono schiavizzati, senza dimenticare la realtà cinese.

Ancora una volta si scopre che non è il colore della pelle ad auto-discriminare, ma molto più spesso la religione, lo sfruttamento economico, la mancanza di diritti umani minimi rispettati a livello planetario. Temi su cui spesso non si ha il coraggio di intervenire con norme chiare e si preferisce far finta di nulla.

Tornando all’Italia una volta di più sono le regole che quindi vanno studiate, applicate e fatte rispettare proprio perché chi arriva deve adeguarsi al nostro ordinamento giuridico e civile e contemporaneamente non essere spinto né nei ghetti né nella discriminazione.

Senza regole rispettate cresce poi anche la demagogia, soprattutto se la lettura ufficiale e “politicamente corretta” dei fatti fa scattare la reazione negativa di milioni di persone che nel loro intimo diventano “razziste” (anche se non lo ammetteranno mai) proprio perché chiamate a sopportare costi di accoglienza e mantenimento senza ottenere reciproco rispetto, sicurezza e osservanza delle leggi della Repubblica.

Essere cittadini consapevoli deve essere patrimonio di tutti, diritto di tutti, dovere di tutti.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                                 MARCO ZACCHERA

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