Pierfranco Bruni
Chi sarà mai stata la Monaca di Monza? Da anni la vedo, la incontro, la sogno. Certo se dovessi scegliere tra Bernanos e la Monaca di Monza non avrei dubbi.
Canto “Paradiso III” :
“Frate, la nostra volontà quieta
virtù di carità, che fa volerne
sol quel ch’avemo, e d’altro non ci asseta…”.
“…Uomini poi, a mal più ch’a bene usi,
fuor mi rapiron de la dolce chiostra:
Iddio si sa qual poi mia vita fusi…”.
Le monache mi affascinano sempre. Quelle giovani. Però non costringo nessuno a scegliere per me o non accetto che altri scelgano per me.
Mi ritengo un costruttore di eresie rispetto ai poteri costituiti. Non da oggi. Sin da quando un docente, incolto e bigotto e villano, di paese chiese la mia sospensione, alle scuole medie, per aver trovato un bigliettino amoroso indirizzato ad una compagna di scuola. Non gli riuscì il colpo, la sospensione, peccato per me, perché in quel tempo la sensualità delle donne mi viveva.
La mia formazione non è amica di Voltaire. Perché lo amo nel Candido. Non voglio avere amicizie ma verità. È dentro la tradizione che vuole al centro la Croce, il cammino nei deserti e il Mistero. Una tradizione che nasce dalla mia grandiosa famiglia e si affida sempre al Miracolo.
A volte penso: Chi avrebbe più sensualità? La monziana o la magdaliana?
Ho sempre vissuto libero con un padre autorevole e fascista, sono fiero delle mie radici, e una madre politicizzata al suono dello scudo crociato. La mia cultura è dentro una Tradizione di militari, accademici, matematici, nobili e borghesi, sabaudi per metà e borbonici per l’altra.
In ogni stanza del mio abitare vive la cristianità e il mondo delle curandere.
Ho il deserto dei monaci tibetani e il Mediterraneo di Paolo nel mio cammino. Pensare per me è allontanare ogni leggerezza. La leggerezza è la saccenza del cretino. Il cattolicissimo è cretino. Siamo invasi di cretini che aprono la bocca. La fortezza è la bellezza delle sette stanze del Castello di Santa Teresa d’Avila. Grande eretica prima e grandiosa figura di coerenza dopo. Donna e miracolo oltre il cretinismo del cattolico.
Non credo nella confessione se non come genere letterario (Zambrano). Tanto meno nella comunanza della comunione. Falsità teologica che non mi appartiene più. Inganno!
I cattolici sanno di essere ambigui e giocano al tavolo verde delle ipocrisie (aveva ragione Ignazio Silone ma anche Diego Fabbri raccontando il cattolicesimo come ambiguità). I cristiani sono quelli che conoscono il tempo del viaggio salvifico senza i talari neri o bianchi. Sono quelli che hanno il coraggio di non arrendersi. I cattolici sono doppiogiochisti nella vita nella religione nella politica, in tutto. Non mi sono mai fidato. Ora li disprezzo.
Non mi pento. Non condanno. Non giudico.
Amo il silenzio di mio padre e la malinconia di mia madre. Il resto è noia come ha scavato Leopardi.
Ma per ogni verità taciuta esiste una teologia della menzogna della furbizia dell’accattonaggio. La teologia di per sé è la costrizione a non discutere. Diventa un obbligo dell’accettazione di una verità che non è, però, certa.
Disobbedisco per ubbidienza a me stesso. Secondo la mia filosofia della metafisica, la teologia è la certificazione dell’intolleranza. Il mistico non sa che farne di una teologia. Una semantica inutile.
Cercate di essere liberi fino a quando riuscirete a respirare.
Le religioni sono il male assoluto della libertà. Quelle fallite e quelle che pensano di non fallire mai. Sono il vero male perché pensano di essere giuste ma sanciscono l’ingiustizia in uno specchio rotto.
Vivo di bellezza e di amore. Cerco di invitare alla bellezza e a guardarla negli occhi del cuore. Il dialogo è armonia. L’amore è sensualità. La fratellanza è fatta non solo di sangue. Bisogna avere passione per amare. I sensi sono tutto. Non credo nella amicizia. È soltanto interesse.
Mi dimetto dall’essere “credente” come è inteso nella sua doppiezza con tutta la mia serenità, una diaspora infinita in una Chiesa sconfitta da se stessa, perché non voglio essere minimamente accostato al mondo cattolico. Nessuna “ragione” più mi lega agli altari sventrati da questa Chiesa supponente.
Sono un tradizionalista vicino a Giuda e distante da Pietro. Mi interessa Maria e le puttane alla Maddalena che hanno fantasia.
Non sopporto Lutero ma dialogo con lui. Erasmo è la mia meta e la solitudine è la vera grande bellezza pirandelliana.
Nietzsche resta un mio faro. Il primo libro di Nietzsche mi è stato regalato da mio padre insieme a Capitan Miki.
Leggo Gramsci ma resta sempre “l’ebreuccio” del “Gattopardo” che è una mia costante guida. Una persona libera comunque “l’ebreuccio” con la quale avrei voluto passeggiare insieme a Prezzolini a Zambrano. Menti pesanti. Purtroppo Gramsci non ha scritto nulla. Gentile oltre Vico non lo comprendo. Croce è lo specchio dell’invidia. I filosofi cattolici sono una eresia riuscita male.
Celestino V resta un grande profeta. Virgilio è una latinità abortita. Resto a guardare la luna come don Fabrizio. Il mio giardino ha rose anche sotto la neve.
Giordano Bruno Tommaso Campanella e Giovanna restano i veri credenti in Fede.
La teologia della menzogna è il comandamento supremo dentro i Dieci! Lo aveva capito Paolo con il quale non smetto di interloquire e sa ormai di vivere in completa solitudine in questa Chiesa del relativismo e della menzogna.
Non desidero oggi domani dopodomani o ancora oltre funerali cattolici. Non vorrò entrare in chiesa da morto! È nel mio testamento Sarebbe vivere una post morte terribile ascoltare i riti della supponenza e del ridicolo.
La mia bara non dovrà entrare in qualsiasi chiesa. La chiesa è cattolica ma anti cristiana. Resto un cristiano da vivo e da morto senza Chiesa.
Un cristiano vero, libero che non smetterà di confrontarsi con le curandere e con gli sciamani, con i monaci e con le figure maestose di Cristo e Maria, di Giuda e Tommaso… Ma non desidero unzioni, pulpiti e odore di incenso…
Mi verrebbe la nausea… Sono allergico.
Una morte con Cristo certo, ma senza chiesa.
Se avessi ancora la possibilità di scegliere tra Bernanos e la monaca di Monza, non avrei dubbi. Se avessi la possibilità di incontrare Maria di Magdala in un mio viaggio… mi trasferirei subito a Magdala in una stanza sul mare perché essere una puttana come lei è maestoso ed è bellezza.
Per un amore infinito, solo per amore, senza alcuna teologia come fece il buon Gesù. Ma è la monaca di Monza che resta nel mio ideale tra eros e passione. Le monache mi affascinano. Quelle belle. Quelle che sembrano streghe. Sono irriverente. Le vecchie e le brutte non mi interessano. Io mandrillo dei tempi futuri ho bisogno di monache con il sorriso della luna.
Sono stato a Monza. Purtroppo ho incontrato soltanto la sua morte.
Perché Paolo è rimasto fedele dopo la conversione e Pietro è un traditore incallito? Pietro è un fallito. Pilato è un maestro rimasto incastrato tra Tiberio, i Giudei e gli Ebrei.
Paolo è stato un grande amante elegante di donne leggiadre vergini e belle. Come Gesù! Pietro un incolto senza stile senza coraggio e codardo sino alla fine. La Chiesa di Pietro è la razionalità della menzogna.
E va be’! Rileggo il Manzoni degli “Sposi promessi” capitolo nono: “La religione, come l’avevan insegnata alla nostra poveretta, e come essa l’aveva ricevuta, non bandiva l’orgoglio, anzi lo santificava e lo proponeva cime un mezzo per ottenere una felicità terrena. Privata così della sua essenza, non era più una religione, ma una larva come l’altre”. La monziana è la sconfitta della chiesa e il trionfo di Cristo. Da ciò a un Cristo umano troppo umano. Quel Nietzsche fedele al Cristo che vive fuori dalle chiese e dalla teologica conseguenza della vera morte di Dio. L’umano è la volontà di vivere. La teologia cattolica è il morire.