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Gli Amici del Centro Giacometti

presentano

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I volti di Soshana e Giacometti

Memoria, Assenza, Trauma a cura di Virginia Marano

 

Più di trenta opere tra disegni e dipinti celebrano, negli spazi di un’avita casa Giacometti prospiciente l’atelier del celebre scultore svizzero, l’opera della pittrice austriaca Soshana e l’amicizia tra i due artisti

 

4 luglio – 29 agosto 2021

inaugurazione | sabato 3 luglio, ore 15.00

 

Centro Giacometti

Strada cantonale 119, Stampa (Cantone Grigioni, Svizzera)

 

(Foto): Ho amato Alberto Giacometti in modo reale e spirituale e vigeva tra di noi un sentimento che si spingeva oltre le parole (Soshana, Diari, 1979)

 

Stampa, 25 giugno 2021. Soshana – artista dalla vita intensa e drammatica, nata a Vienna nel 1927 con il nome di Susanne Schüller, emigrata in America in seguito alle leggi razziali naziste – utilizza per la prima volta il suo nome d’arte nel 1948 per una mostra al Círculo de Bellas Artes dell’Avana. A Parigi, negli anni Cinquanta, usa come studio gli spazi che furono di Derain e Gauguin; conosce artisti come Brâncusi, Calder, Chagall, Ernst, Klein, Picasso, intellettuali come Sartre, e naturalmente Giacometti, con cui nasce una profonda amicizia

 

A quest’artista esule e donna pittrice libera, che la stampa parigina definiva “Cassandra della tela”, il Centro Giacometti di Stampa dedica dal 4 luglio al 29 agosto 2021 la mostra I volti di Soshana e Giacometti, a cura di Virginia Marano (Università di Zurigo), con allestimento dello Studio Alder Clavuot Nunzi Architekten GmbH ETH SIA (Soglio, Svizzera): attraverso 9 opere su carta, 27 tele – tra cui un celebre ritratto dell’artista svizzero, intitolato Giacometti (1962) – e parte dell’epistolario tra Giacometti e Soshana, provenienti dalla collezione di Amos Schueller, figlio dell’artista, la mostra restituisce non soltanto la poetica della pittrice ma anche la storia di un’amicizia.

 

Le opere esposte indagano il rapporto tra spazio, storia, genere e sessualità in cui il legame con l’opera di Giacometti si manifesta nello studio figurativo inserito in uno spazio immaginario.

 

Una galleria di ritratti, volti, figure sottili che si appoggiano a tende scure o si proiettano su sfondi dorati, e si possono dividere in tre gruppi. Il primo, che comprende il ritratto di Isaku Yanaihara– filosofo giapponese di riferimento per Giacometti– rappresenta una riflessione sul ruolo della memoria; il secondo, in cui i volti ritratti richiamano il profilo dello scultore e sottolineano l’incontro tra i due artisti, riguarda il mistero dell’assenza; il terzo è dedicato al trauma della guerra, in cui entra prepotente il continuo esilio vissuto dall’artista in quanto ebrea.

 

Nel documentare e testimoniare il rapporto esistenziale tra i due artisti, ancora per molti versi poco approfondito, I volti di Soshana e Giacometti racconta la loro comune ricerca dell’assoluto inteso non come perfezione artistica, ma come possibilità di rendere il visibile, da un punto di vista artistico.

 

La mostra I volti di Soshana e Giacometti, a cura di Virginia Marano (Università di Zurigo), è organizzata dagli Amici del Centro Giacometti (Stampa), con prestiti di Amos Schueller (Vienna). L’allestimento è a cura dello Studio Alder Clavuot Nunzi Architekten GmbH ETH SIA (Soglio, Svizzera).

La mostra si avvale del sostegno del Comune di Bregaglia, degli Amici del Centro Giacometti, della Fondazione Centro Giacometti, dell’Ufficio della cultura dei Grigioni / Swisslos, della Regione Maloja.

Soshana (Susanne Schüller) nasce a Vienna nel 1927 da Margarete Schüller, scultrice che non riesce a perseguire la carriera artistica. Nel 1938 gli Schüller, ebrei, sono costretti a partire per gli Stati Uniti. Soshana frequenta la Washington Irving High School e qui incontra il pittore Beys Afroyim, con cui si sposa e ha un figlio, Amos. Nel 1952 si trasferisce a Parigi dove frequenta l’ambiente artistico e conosce Bazaine, Brâncusi, Calder, Chagall, Ernst, Klein, Kupka, Picasso, Sartre, Zadkine e naturalmente Giacometti, con cui nasce una profonda amicizia. Nel 1953 incontra il gallerista svizzero Max G. Bollag che diviene un importante promotore della sua opera. Espone nella parigina Galleria André Weil, al Salon d’Automne, nel Salon des Réalités Nouvelles e al Salon de Mai, dove incontra Pablo Picasso. Nel 1957 è invitata dal Ministero della Cultura cinese a esporre al Palazzo Imperiale di Pechino. Nel 1959 visita e ritrae Albert Schweitzer in Gabon. Nello stesso anno avvia un sodalizio con il pittore italiano Pinot Gallizio e si avvicina al collettivo d’arte CoBrA, situandosi nel contesto dell’arte informale e astratta, influenzata da un forte interesse per la calligrafia giapponese e cinese. Compie numerosi viaggi in Messico, Caraibi, Thailandia, Bali, Australia, India, Nepal, Afghanistan e Iraq. Nel 1972 si trasferisce prima in Israele e poi a New York. Negli anni Ottanta ritorna a Vienna, dove riceve premi come il Merit Award, il Gold of the Province of Vienna e la Croce austriaca d’onore per la scienza e l’arte. Qui si spegne nel 2009.

 

Il Centro Giacometti, gestito dall’omonima Fondazione, è un luogo culturale di informazione e documentazione sull’attività della famiglia di artisti Giacometti nella Val Bregaglia svizzera dei Grigioni. Allo stesso tempo il Centro organizza mostre di qualità e alto pregio didattico, ed elabora percorsi tematici. In questo modo la Fondazione sostiene un approccio di conoscenza alla vita e alle opere delle personalità della famiglia Giacometti volto all’approfondimento e all’interdisciplinarietà. La Fondazione ne promuove una lettura in relazione alla Val Bregaglia, contribuisce a far apprezzare, documentare, ricercare, comunicare e conservare l’eredità lasciata dalla loro vita e dalle loro opere, perseguendo uno scambio culturale e di saperi a livello regionale, nazionale e internazionale.

 

La Bregaglia, valle di lingua italiana nei Grigioni svizzeri, tra Lago di Como ed Engadina, è ricca di storia e bellezze naturali, con mille colori di prati e boschi stesi ai piedi dei grigi graniti di grandi montagne austere. Al fascino storico e naturale accompagna importanti tradizioni culturali che fra Otto e Novecento sono fiorite nella famiglia Giacometti, da Giovanni ed Augusto fino ad Alberto, Diego e Bruno.

Tutti questi artisti, con Alberto al vertice, hanno assorbito l’anima antica della valle e si sono prepotentemente affacciati sulla scena della modernità europea, incarnandovi il cammino dell’arte moderna. Oggi la Bregaglia offre al visitatore un quadro di segreta bellezza in cui natura, storia e cultura si compongono in una miscela straordinaria.

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