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Sanificare gli ambienti… e le finanze

 

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Il D.L. n. 73/2021 – detto “Sostegni bis” – prevede, all’art. 32, un nuovo credito d’imposta per la sanificazione e l’acquisto di dispositivi, ma aziende e professionisti, stanno ancora aspettando quanto è stato previsto (60%) con l’istituzione del primo credito sulla stessa materia.

Qualcosa non torna!! E guardando l’excursus storico della vicenda più di una cosa non torna.

Ma andiamo con ordine.

Per incentivare la sanificazione degli ambienti di lavoro alla luce dell’emergenza sanitaria da Coronavirus, il D.L. Cura Italia del 17.03.20 ha introdotto un apposito credito d’imposta.

L’agevolazione era collegata al protocollo per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID-19 del 14.03.20, che prevede specifiche disposizioni sulla pulizia e sanificazione in locali dove viene svolta una attività d’impresa o professionale (ormai note a tutti). Per intenderci quindi, si deve assicurare la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica dei locali, degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni e di svago. Deve, inoltre, essere garantita la pulizia a fine turno e la sanificazione con adeguati detergenti, sia negli uffici, sia nei reparti produttivi.

Tanto premesso, il D.L. Cura Italia ha previsto, limitatamente al periodo d’imposta 2020, il riconoscimento di un credito d’imposta specifico per i soggetti esercenti attività d’impresa, arte o professione nella misura del 50% delle spese di sostenute e documentate, fino a un importo massimo di 20.000 euro. Serviva, però, per capire meglio l’ambito applicativo dell’agevolazione, un apposito Decreto attuativo (ci risiamo), che avrebbe dovuto essere emanato entro il 16 aprile 2020 (30 giorni dall’entrata in vigore del D.L. Cura Italia n. 18/2020).

Nel frattempo, il D.L. Liquidità n. 63 del 08.04.20, con l’art. 30 ha ampliato l’ambito del credito introdotto dal Cura Italia.

La modifica ha comportato l’estensione delle tipologie di spese ammissibili all’agevolazione, a favore dei costi di acquisto di dispositivi di protezione individuale e di altri dispositivi di sicurezza, atti a proteggere i lavoratori dall’esposizione accidentale ad agenti biologici e a garantire la distanza di sicurezza interpersonale. In poche parole si volevano incentivare le misure preventive alla diffusione del virus Covid-19 nei luoghi di lavoro e quindi nel novero delle spese erano comprese mascherine, guanti, visiere, tute, barriere etc..

Magnifico abbiamo detto… e invece già qualcosa inizia a non tornare…

Le risorse – disse qualcuno – sono troppo poche; lo stanziamento era pari ad un limite complessivo di spesa di 50 milioni di euro per l’anno 2020. E inoltre, era ancora tutto sospeso in attesa del Decreto attuativo del Mise di concerto col MEF. Purtroppo però, o come di consueto, scegliete voi, si sforò il 16.04.20 ovvero il termine ultimo per l’emanazione del decreto. E mentre eravamo all’oscuro di tutto si presentò al “Paese Italia” il D.L. Rilancio n. 34 del 19.05.20.

All’art. 125 il D.L. Rilancio ci diceva che il credito d’imposta per la sanificazione degli ambienti di lavoro, riconosciuto agli esercenti attività d’impresa, arti e professione e agli enti non commerciali era in misura pari al 60% (in precedenza 50% con il D.L. Cura Italia, abrogato insieme a quello del D.L. Liquidità e con essi il Decreto Attuativo mai emanato) delle spese sostenute nel 2020, fino a un massimo di 60.000 euro (in precedenza 20 mila euro) per ciascun beneficiario nel limite complessivo  di  200  milioni  di  euro  per l’anno 2020, con un evidente aumento delle risorse.

Fantastico, si disse.. ma qualcosa continuava a non tornare…

Per essere operativa, l’agevolazione attendeva (ancora!!!) un provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate che doveva stabilire i criteri e le modalità di fruizione.

Nel frattempo questa Fondazione il 10.06.2020 scriveva:

“..il credito è sulla carta dal 17 marzo ma nessuno sa come usufruirne. E’ vero che il credito è stato potenziato con l’aumento delle risorse disponibili. da 50 a 200 milioni, ma è altrettanto vero che ne servono molte di più. La prova di quanto detto emerge dall’ormai noto bando “Impresa Sicura” di Invitalia (a favore delle imprese; i professionisti ne sono rimasti immotivatamente esclusi) con il quale è stato concesso il rimborso del 100% delle spese sostenute per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale. Orbene, sono pervenute 110 mila richieste di rimborso per oltre un miliardo, a fronte di una dotazione di 50 milioni di euro che sono finiti in poco più di un secondo! Il termine iniziale per la domanda di rimborso era il giorno 11 maggio dalle ore 09.00. Ebbene, dopo appena un secondo, alle 9.00.01.046749 è stata accolta l’ultima domanda, la n. 3.150. Per tutti gli altri le risorse erano finite.” 

Con il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate n. 259854, e la Circolare n. 20/E pubblicati il giorno 11.07.2020, vennero definiti i criteri e le modalità di applicazione e fruizione dei crediti d’imposta, e vennero forniti i primi chiarimenti per la sanificazione e l’acquisto dei dispositivi di protezione di cui all’art. 125 del D.L. Rilancio. Coloro che erano in possesso dei requisiti per accedere al credito d’imposta erano obbligati a comunicare entro il 07.09.20 con apposito modello all’Agenzia delle entrate, l’ammontare delle spese ammissibili sostenute e quelle da sostenere entro il 31.12.20.

L’Agenzia, ricevute le comunicazioni delle spese ammissibili con l’indicazione del credito teorico, determinava la quota percentuale dei crediti effettivamente fruibili, in rapporto alle risorse disponibili. E infatti, con successivo provvedimento del 11.09.20 rese nota la percentuale del 15,64%. Pertanto il credito d’imposta del 60% disposto dalla legge, diminuiva al 9,38% delle spese complessivamente sostenute (15,64% del 60% delle spese).

La Legge di conversione del D.L. “Agosto” il 13.10.2020 però incrementò di nuovo le risorse destinate a finanziare il suddetto credito. Lo stanziamento era passato dai 200 milioni di euro iniziali a 603 milioni di euro.

Solo il 16.12.2020 (ben 9 mesi dopo la prima norma sul credito d’imposta per la sanificazione) con apposito provvedimento l’Agenzia delle Entrate fissava la nuova percentuale del 47,16%, quindi il 28,30% (47,16% del 60% delle spese).

Ne consegue che ad una azienda che ha sostenuto spese per sanificazione pari ad 100.000 euro, è concesso un credito d’imposta di euro 28.300,00.

Eppure, nel nuovo millennio tra i dieci “comandamenti” da seguire per combattere il Covid c’è anche “pulisci le superfici con disinfettanti a base di cloro e alcol” e “lavati spesso le mani con acqua e sapone o con gel a base alcolica”. Quindi, mentre si richiede la massima attenzione, si suggerisce e si obbligano imprese e professionisti a rispettare i protocolli sulla sicurezza per l’emergenza Covid e a spendere per la sanificazione affinché sia eliminata o ridotta la presenza del virus nei propri locali e uffici, non si eroga neanche quanto si promette… siamo alle barzellette!

E lo stesso credito d’imposta previsto dal Sostegni bis non fa ben sperare. Infatti:

– al momento spetta solo per i mesi di Giugno, Luglio e Agosto 2021 come se prima il Covid non esistesse;

– è pari al 30% delle spese sostenute fino ad un massimo di 60 mila euro (prima era il 60% quindi il credito è dimezzato);

– le risorse disponibili sono sempre nel limite dei soliti 200 milioni del D.L. Rilancio che avevano portato un credito d’imposta del 9,38% delle spese sostenute (15,64% del 60% delle spese).

Se ora il D.L. Sostegni bis prevede il 30% delle spese, a parità di domande il credito d’imposta probabilmente sarà del 4,69% di quelle sostenute (7,82% del 30%).

Briciole ..

Livorno, 07.07.2021

FONDAZIONE COMMERCIALISTITALIANI

                                                                                           Michele Cinini

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