Il segreto del Bosco Vecchio non è solo un breve romanzo di Dino Buzzati pubblicato nel 1935; c’è un ‘segreto’ anche nel 2021, e riguarda il Bosco Vecchio della Reggia di Caserta. Il 5 luglio, l’Istituto ha pubblicato un bando, con scadenza il 25, per la ricerca di un architetto conservatore del paesaggio che, nell’ambito della propria Segreteria tecnica, supporti il Servizio Salvaguardia e Valorizzazione del Parco Reale “per la redazione del piano di gestione, la programmazione, la realizzazione e la verifica di progetti di restauro”. Durata dell’incarico, un anno, a partire da settembre 2021. A giudicare dall’intervento condotto nei mesi scorsi nel Bosco Vecchio, appunto, intorno alla Peschiera Grande, però, quell’assunzione arriverà troppo tardi: il previsto abbattimento delle piante ammalorate e il “diradamento” della fitta vegetazione che da tempo immemore la circondava e faceva schermo alla vista dei palazzi adiacenti si è spinto, forse, troppo in là, come dimostrano le immagini circolate sul web negli ultimi tempi. Ho presentato una interrogazione al ministro Franceschini, al riguardo, pubblicata il 7 luglio (Atto Senato n. 3-02671). Lo stesso bando richiede anche un historic building manager, e qui la scelta di non usare l’italiano già puzza di bruciato; se poi si legge in quali compiti ‘eterogenei’ questa figura dovrà supportare l’Istituto (“redazione del piano di manutenzione programmata e conservazione preventiva; strategie di efficientamento energetico; ricognizione, raccolta e tenuta della documentazione tecnica; rapporti con gli operatori economici, affidatari di servizi o lavori; gestione delle varie fasi dei procedimenti), e si immagina cosa, in sua assenza, potrebbe essere stato fatto con la ‘leggerezza’ usata nel Parco, la preoccupazione cresce. Cresce anche perché la Reggia di Caserta è un sito iscritto nelle liste dei beni materiali tutelati dall’Unesco, e fin dal 1997, dunque soggetto a tutele aggiuntive a quelle delle norme vigenti nel Paese in materia di tutela del paesaggio, ai sensi dlela Legge 20 fenbbraio 2006, n. 77. Un sito seriale che comprende, oltre al Palazzo Reale, anche l’Acquedotto Carolino e il Complesso di San Leucio, con una zona cuscinetto, però, di solo 110,76 ettari e una gestione unitaria che continua ad essere mera prospettiva futura. Ho chiesto, perciò, a Franceschini se “sia in grado di spiegare le ragioni per le quali la cortina arborea circostante la Peschiera Grande del Parco Reale è stata sacrificata e di riferire quali iniziative intenda assumere per contribuire ad arrivare in tempi brevi al Piano di gestione e ad una delimitazione razionale della buffer zone del sito UNESCO”.
Margherita Corrado (Senato, AC) – Commissione Cultura