Il Covid purtroppo non ha risparmiato, come molti pensavano, i settori dell’agricoltura. Anch’essa in profonda crisi e molte aziende agricole sono a rischio chiusura. L’SOS, in questo momento, arriva dalle zone del Nord Ovest del nostro Paese dove la situazione del settore ortofrutticolo appare gravemente compromessa.
Oltre alle variazioni climatiche, sempre più complicate da gestire e da contrastare, in Piemonte e Liguria si registra una forte crisi dei consumi nel settore ortofrutticolo. Una situazione che si ripercuote sui produttori poiché la grande distribuzione organizzata (GDO) non ritira frutta, verdura e ortaggi causando una crisi di tutta la filiera e i mercati all’ingrosso vendono solo a sottocosto di produzione. Una situazione insostenibile. Probabilmente ci troviamo di fronte alla più’ grossa crisi del settore degli ultimi decenni dettata da un crollo dei consumi. Una sofferenza del sistema iniziata lo scorso giugno e che inizialmente si pensava fosse una situazione passeggera ma che, invece, si sta dimostrando duratura e stabilizzata. La conseguenza è che intere produzioni di frutta di stagione (meloni e angurie in primis) si trovano sui campi con il rischio che tutto il raccolto vada perso. Di certo il fenomeno non è dovuto ad una sovraproduzione perché già nel 2020 si è registra una produzione scarsa e più bassa dovuta agli sbalzi termici e alla poca impollinazione (causata dalla mancanza api). A questo si aggiunge la scarsa sensibilità e attenzione di questo “Governo dei migliori” che, oltre a non aver dato un concreto aiuto alle imprese agricole proporzionate ai danni subiti nei provvedimenti detti “Sostegni 1 e 2” (è stata fatta ai produttori solo un’elemosina) si vorrebbe ora far pagare loro entro fine novembre tutte le rate delle tasse del 2020 e 2021 delle varie rottamazioni pena la decadenza del piano.
Per il settore agricolo, quest’anno, ancora maggiormente esposti agli effetti della crisi climatica, da una parte, e la crisi dei consumi, dall’altra, sarebbe una mazzata che porterebbe alla chiusura delle aziende. Una situazione che porterebbe al licenziamento anche di migliaia di braccianti agricoli che lavorano nelle aziende e che grazie ad esse mantengono le loro famiglie.
Gli imprenditori non ce la fanno più: è saltata la filiera corta. C’è bisogno, in primis, di una riforma totale nella gestione dei cambiamenti climatici non solo obbligando gli imprenditori a stipulare delle assicurazioni, che è uno strumento vecchio, ma bisogna sospendere tutto (contributi e pagamenti), intanto che si aspettano i ristori che, solitamente, le Regioni processano in media in cinque anni perché non è giusto che tutta l’esposizione al rischio e le spese vengano lasciati tutte sulle spalle dei produttori (soprattutto medi e piccoli). Scriverò al Ministro Stefano Patuanelli e gli presenterò una interrogazione nei prossimi giorni per fargli presente questa gravissima situazione. È giunto il momento che il Governo si renda conto che fino ad ora i Sostegni e i Ristori sono serviti a rimpinguare le casse delle solite associazioni e dei soliti amici dei potenti lasciando in ginocchio i piccoli e medi imprenditori agricoli e tutti quegli attori che ogni giorno fanno funzionare la filiera ortofrutticola con grandi sacrifici e che avevano davvero bisogno di queste agevolazioni. Auspico che Patuanelli e Draghi facciano qualcosa per risolvere questa situazione che interessa non solo produttori e mercati del Piemonte e della Liguria ma di tutta Italia.
Roma, 3 agosto 2021
Sen.ce Rosa Silvana Abate
Gruppo Misto
Capogruppo Commissione “Questioni Regionali”
Capogruppo Commissione “Agricoltura