Corrispondenza intercorsa tra un affezionato lettore del Giornaletto di Saul e il suo redattore, Paolo D’Arpini
“Ciao caro Paolo, non so se quello che ti sto per scrivere è più uno sfogo o una richiesta d’aiuto. Mi rendo conto che più tempo passa in questa situazione tragicomica della pandemenza e più divento intollerante. Sono stanco di vedere tanta inconsapevolezza e stupidità intorno a me quando giro per le strade del mio paese, al bar, sulla spiaggia, sento di essere lontano da questo mondo di lobotomizzati e sorge dentro di me rabbia, ma non ho capito se è più per chi ha creato questa situazione o verso chi accetta supinamente questa situazione. Mi ritrovo così a fare i conti con questo stato d’animo, che se lo guardo bene, mi condurrebbe a reagire con violenza, insomma un bel mostriciattolo che non riesco a gestire. So che magari sarebbe il momento di sedersi sulla sponda del fiume e attendere il passaggio del cadavere del nemico, ma non ci riesco. Ti chiedo quale atteggiamento avere verso me stesso e quindi verso l’esterno per poter vivere questa situazione nel modo più congeniale al mio personaggio. Ciao fratello, ti abbraccio…” (E.S.)
Mia rispostina: “Caro E.S., questa che descrivi è la situazione che ci troviamo ad affrontare tutti noi che abbiamo assunto un punto di vista critico sulla situazione in cui ci troviamo coinvolti, volenti o nolenti. Ho notato che una piccola parte di umanità non è disposta ad accettare una presunta prevaricazione, indipendentemente dalle ragioni per cui questa è messa in pratica dal sistema corrente. Il fatto è che -comunque- in questa contingenza, come in qualsiasi altro contesto, la nostra posizione personale non ha possibilità di emergere e affermarsi. Questo è un dato di fatto che ci fa capire come le cose succedono indipendentemente dalla nostra volontà. Incaponirsi nel voler affermare una presunta verità non ha quindi senso. La visione delle opposizioni in corso è un modo per diventare consapevoli della necessità della nostra “indifferenza”. Cosa significa? Semplicemente che aderire ad una posizione, ritenuta ottimale, non implica la sua attuazione. Restiamo sereni nella nostra consapevolezza e manteniamo la capacità di discriminazione e distacco. Questo è tutto ciò che ci compete, in quanto esseri dotati di coscienza ed intelligenza. Manteniamo la capacità di amare… ed a questo proposito ti riporto il brano del Manifesto del Contadino Impazzito che avevo pubblicato ieri sul Giornaletto: “…Ma tu, amico, ogni giorno fa qualcosa che non possa essere misurato. Ama la vita. Ama la terra. Conta su quello che hai e resta povero. Ama chi non se lo merita. Non ti fidare del governo, di nessun governo. E abbraccia gli esseri umani: nel tuo rapporto con ciascuno di loro riponi la tua speranza politica…” (Continua: https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2021/08/03/la-rivoluzione-del-contadino-impazzito-di-wendell-berry/)
(Paolo D’Arpini)