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La sensuale fisicità di Beatrice. Dante Gabriel Rossetti ha rivoluzionato Dante Alighieri con la rilettura intelligente della Vita nova

I 140 anni dalla morte

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Pierfranco Bruni

 

Deviazioni o divagazioni. Ma non troppo o non oltre. La vita è un fermarsi davanti a due occhi che osservano il silenzio oltre il limite. Bisogna saper cogliere il punto lasciando la punteggiatura ad altro. Ascoltando si osserva ma non è detto che osservando si ha la forza di vedere. Si guarda. Una schiarita chiarificatrice attraversando Dante Alighieri, la Vita nova e Dante Gabriel Rossetti.

Cosa è stato Dante Gabriel Rossetti nella rilettura di Dante e Beatrice? Un destino in cui il misterioso dei simboli è un segno di una alchimia di segni di tratti di ombre. La donna amata da Rossetti è una Vita nova. Elizabeth Eleanor Siddal. Lizzie! Non una Commedia. È il superamento della Commedia nel tragico della morte tragica. Si amarono. Poi vennero i papaveri il rosso il bianco l’azzurro l’oro. Venne la morte nell’amore. Beatrix venne seppellita con i versi di Dante Gabriel. Venne riesumata. I suoi capelli rossi restarono rossi. Le poesie non raccontano. Hanno l’enigma del mistero. Dante Alighieri della Vita nova è nel tragico inquieto del preraffaellismo di Rossetti. Un viaggio nell’immenso del tempo incommensurabile.

Già. Non si piange per un amore vero. Si piange per un amore mancato! La Divina Commedia è una Divina tragedia! Non altro! La Vita nova è la sintesi fondamentale di un “accordo” tra la carnalità e la trasparenza spirituale di Beatrice che non è mai stata l’angelicata figura voluta credere nella rappresentazione metafisica. Una donna con la sua fisicità e con le labbra in attesa di essere baciate e spontaneamente bacianti. Occhi socchiusi. Palpebre abbassate in meditazione sensualità.

Il merito di Dante Gabriel Rossetti,  ormai a 140 dalla dalla morte, sta proprio nell’aver superato lo Stil Novo come dolcezza e averlo trasformato in bellezza. La bellezza è oltre la dolcezza. Una estetica della osservazione nelle maglie di una sensualità che la donna Beatrice – Beatrix sottolinea  con una trasposizione che non è solo pittorica. La metafisica della “figura” è metafisica carnale in un immaginario di finzioni e fantasie. La Vita nova è una rilettura nell’incontro tra Scuola siciliana e Guido Cavalcanti. Dante Alighieri sapeva bene di essere entrato in un processo trasformante della donna in poesia.

La finzione è l’angelicato. Ovvero la maschera. Lo specchio è altro. È l’immagine non raccontata nel misterioso. Bensì nella decisione del tempo che incide nella carnalità. Distacco. Separazione. Tradimento. Tre elementi che sono dentro la Vita nova. Non c’è fedeltà. L’allontanamento è una chiarezza tra le ombre delle parole che creano spazio e illimite. La Vita nova è la rottura forte con il Medioevo.

Dante Gabriel Rossetti (nato a Londra nel 1828 e morto  nel 1882 a Birchingtton-on-Sea) comprende immediatamente tale aspetto attraverso un riscontro che non è solo onirico. Il Rossetti scrisse in alcuni versi emblematici: “Tra pittura e poesia vi è la stessa relazione che intercorre tra uomo e donna: il punto in cui sono maggiormente simili è la suprema perfezione nella bellezza”.

Profondamente giocato tra Eros e fantasia. In questo testo l’Eros non ha alcun pregiudizio. I lavori di Rossetti, infatti, sono un inciso forte che caratterizzerà sia l’arte, la pennellata, che la poesia in una visione completamente amorosa.

La formazione di Rossetti d’altronde è precisa e nasce dentro gli studi del padre Gabriele che ha lavorato per una vita alle Beatrici e al platonismo medievale. Dentro gli studi del padre, Dante Gabriel recupera l’immaginario e il senso di un Alighieri che ha la sua forza esoterica anche la luce interpretava mistica e passionale. La passione,  infatti, è una componente fondamentale dentro il cuore, la mente e il corpo. Ovvero una costante emozione chiamata fisicità e spiritualità. Ma la Vita nova è tale. Beatrice di Alighieri è donna corporale, non solo sguardo o attrazione metafisica o meta – immaginativa.

Il preraffaelita Rossetti lega la bellezza alla sensualità superando completamente la dolcezza. Ciò gli interessa è il corpo. La simbologia dei colori è un esoterico viaggio pitagorico. I segni sono una alchimia del reale, ovvero della ragione in un Ottocento consumato da Manzoni. La Beatrice di Rossetti è piuttosto la Teresa di Foscolo e diventerà la donna dannunziana. Anzi. Sarà la Eleonora Duse di D’annunzio. Il preraffelista Rossetti annuncia un Novecento esteticamente sensuale. Sono le labbra di Beatrice che rivoluzionano. La “illustrano” visibilmente carnalità mistica.

Distante da ogni ipocrita teologica interpretazione rende anche la figura della Maria venerata, la Venerazione di Maria, donna vera e non teologale impenetrabile. I simboli anche qui hanno il carisma esoterico. Si pensi al figlio. Purezza? O richiamo ancora a Dante Alighieri? Il solco del mito è penetrante soprattutto con Proserpina. La Vita nova è innovazione di completo superamento religioso in una chiave sostenibile di estetica antropologica dello sguardo e dell’attesa. Il poema dell’estasi e non del tremore, non dello svenimento ma della infedeltà, non del cielo ma della terra. Terra è eros. Metafora quasi ancestrale in cui il divino non è dato dal sacro ma dal mito.

La Vita nova è l’appendice di un incavo dannunziano. Oggi si può constatare armonicamente. Le donne di Dante Gabriel Rossetti sono il silenzio della sensualità e la rapida e ripida dissoluzione della maschera di un finto pudore medioevale. La Beatrice di Rossetti è ciò che Dante Alighieri ha disegnato recitando. Dante Alighieri ha recitando immaginando.

Dunque, l’immagine e l’immaginario o l’immaginazione. Il vero non è il certo. Ma il certo è ciò che gli occhi percepiscono. È ciò che lo sguardo cattura. Dante Gabriel Rossetti senza timore ci porta alla Beatrice misteriosa sensuale e carnale della donna che l’Alighieri ha definito con la capacità di aver reso la parola stessa Immagine.

La Commedia,  che io definisco decisamente tragedia, è altro cammino. Ma è la Vita nova che rende l’Alighieri poeta senza resa. Poeta della “presa” tra passionalità e pensiero. Un sottosuolo che il Rossetti rende diabolico e divino. Ma Dante Alighieri è questo. Diabolico e divino. Dante Gabriel Rossetti è l’interprete  più originale del tutto nel non detto. Pone al centro il concetto il senso e l’orizzonte della poesia. Beatrice, la sua ampiamente meraforizzata, e quella della Vita nova sono volto corpo e poesia. Il suo inciso che resterà come una attesa onto – carnale è qui: “La poesia dovrebbe sembrare a chi l’ascolta come se fosse stata sempre presente al suo spirito, ma mai precedentemente udita”. Punto!

 

 

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