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 SOMMARIO: RIMANDATI A SETTEMBRE – VACCINI – CONTE NEL DESERTO – ORO D’ARGENTO – AFGHANISTAN ADDIO – PIROMANI

 

Ai lettori!

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Visto che d’estate non si devono disturbare troppo i lettori, come ogni anno IL PUNTO si prende quindi un po’ di relax e ricordo che fino a settembre uscirà in linea di massima OGNI QUINDICI GIORNI anziché settimanalmente. Buon FERRAGOSTO e vacanze a chi le ha fatte, le sta facendo oppure le farà (e solidarietà per chi invece deve restare a casa).

 

RIMANDATI A SETTEMBRE

Certamente a Ferragosto ci sono tematiche che interessano a pochi o a nessuno, eppure dovremmo ricordarci tutti che i fondi europei del PNRR non sono ancora definitivi e che è ancora lunga la strada per arrivarci.

Tutti li danno per scontati, ma le nostre “schede” inviate a Bruxelles – pur approvate in via di massima per ricevere gli “acconti” vanno ora presentate nei dettagli e soprattutto applicate. Non è un discorso da poco, perché senza quei fondi il nostro paese semplicemente non potrebbe farcela, anche se parte di quei finanziamenti saranno comunque un macigno sul futuro delle nuove generazioni italiane, soprattutto se non fossero spesi bene.

Poiché parlare è facile ma realizzare è ben più difficile, speriamo che le decisioni europee siano spinte più dalla politica che da un serio esame delle carte o l’Italia (e non solo il nostro governo, vale anche altre nazioni europee) si troverebbe in grande difficoltà a passare l’esame.

La riforma della giustizia – per esempio – che è stata venduta come rivoluzionaria è in realtà un semplice accordo minimale per correggere in qualche modo le fughe in avanti dell’ex ministro Alfonso Bonafede che da buon grillino aveva curato più gli aspetti demagogici e di immagine che la sostanza, togliendo all’imputato – fosse o meno un pubblico amministratore – ogni certezza sui tempi processuali.

La realtà di una giustizia italiana incagliata – oltre alle liti che la squassano ai vertici – è evidente e certificata. Alla fine si sono solo reinserite alcune date certe di prescrizione, ma senza incidere sulla concretezza dei limiti organizzativi (e lavorativi) della giustizia italiana con magistrati che spesso si auto-considerano una casta.

Nessuna rivoluzione, quindi, anche perché la ministra è soprattutto lanciatissima sull’ obiettivo Quirinale, meta raggiungibile se Draghi si trovasse in controtempo dovendo ancora puntellare il governo al momento del voto presidenziale.

Tornando alla giustizia, sono anni che l’Ue – e non solo – ci chiede tempi più brevi per i processi e norme più garantiste per coloro che sono in attesa di giudizio. Le imprese straniere non investono in Italia e quelle italiane scappano all’estero anche per un sistema giudiziario carente (direi “borbonico”, ma poi si offenderebbero gli amici lettori del Sud) con ritardi impensabili nella gestione dei processi.

Senza dimenticare che le “riforme” votate dal Parlamento –  spesso con voti di fiducia e in poche ore – sono in realtà solo deleghe al governo ad emettere successivamente complessi decreti attuativi, ovvero costruire effettivamente le nuove normative.

In qualche modo sempre più spesso il parlamento si spossessa della propria funzione delegandola a tecnici che però poi rispondono soprattutto a sé stessi.

E le altre riforme promesse a Bruxelles? Le più urgenti, sottoscritte nel “contratto” con l’Europa, sono quelle per il reclutamento di forze nuove nella Pubblica amministrazione, la semplificazione in materia di processi burocratici, le norme sull’ambiente. Anche qui praticamente non ci si è mossi e si aspettano una serie di decreti autunnali, con l’Italia già in ritardo sui tempi promessi.

Anche per questo da settembre il lavoro politico non mancherà, con il rischio che in vista delle amministrative di ottobre si moltiplicheranno comunque le occasioni di scontro, anche (e soprattutto) dentro l’attuale maggioranza.

 

VACCINI

Ma insomma… Siamo schedati in comune dalla nascita, in chiesa dal battesimo, dall’ufficio imposte con il codice fiscale, dall’INPS con lo SPID.  Da bambini ci hanno super vaccinati, a militare mi hanno fatto una vaccinazione al petto che faceva un male cane e nessuno sapeva bene cosa ci iniettassero. Ci si vaccina senza fiatare se si va in vacanza in un luogo esotico, si prendono farmaci che a leggere il bugiardino c’è da spaventarsi. Siamo ovunque localizzati dal GPS del telefonino e schedati per il telepass, la PEC, le mail, la tessera sanitaria, il bancomat, la carta di credito, i conti bancari online, le tessere fidelity dei supermercati e dei vari negozi. Giochiamo ad apparire ovunque su Facebook, Instagram e sui social, ci scocciano ad ogni ora del giorno al telefono i venditori di gas, luce, telefoni, vini & olio ecc. ecc. che sanno tutto di noi, dai nostri contratti ai nostri gusti alimentari. Che sia ora di affrontare seriamente il tema delle libertà personali e del controllo che viene esercitato su di noi è un discorso serio ed importante ma “NO AL GREEN PASS PERCHE’ LIMITA LA LIBERTA” mi sembra una sciocchezza. Non è che per una volta potremmo essere  degli italiani seri, per favore ?!

 

CONTE NEL DESERTO, MA L’OASI NON C’E’

Giuseppe Conte ce l’ha fatta e dopo sei mesi di trattative estenuanti ha “conquistato” il vertice del M5S. A lui onori ed auguri con il plauso (vero?) di tutto il partito, anche se alla fine della lunga traversata nel deserto l’auspicata oasi non s’è vista. Se è vero infatti che ha votato per lui (unico candidato) il 92.8% dei votanti grillini e solo 4.820 gli hanno apertamente votato contro è anche vero che gli iscritti al voto erano 115.130 e i “si” a Conte alla fine sono stati solo 62.242 ovvero un modesto 54%. I 5 Stelle puntano ora al 2050 (tempi lunghi, altro che la maratona olimpica!!), ma Conte assicura: “Già a fine anno avremo il più partecipato e importante programma di governo che sia mai stato elaborato, un progetto di società solido e sostenibile che valorizzerà competenza e merito e mirerà ad offrire condizioni di benessere a tutti i cittadini, premurandosi di ridurre le disuguaglianze sociali, economiche, di genere e territoriali“. Frasi che suonano di balle già ascoltate, comunque chi mai potrebbe essere contrario a un programma così? L’unico problema che i tempi di realizzazione sono appunto previsti per il 2050.

Auguri reciproci, perché spero ancora di esserci, quasi centenario,  a vederne la sua realizzazione.

 

NON TUTTO E’ ORO CHE LUCCICA

Grande impresa dell’Italia che alle Olimpiadi ha ottenuto grandi risultati soprattutto in alcune discipline “storiche” nelle quali raramente avevamo brillato.

Si sono sprecati gli aggettivi per la storicità delle nostre 10 medaglie d’oro (furono 13 a Sydney 2000), ma obiettività deve farci ricordare che il risultato è frutto anche dell’annacquamento del medagliere. Alla fine siamo arrivati decimi come nazione ovvero più o meno al nostro livello di “rating” mondiale, ben piazzati ma solo nel gruppo delle nazioni di “seconda fascia” dopo gli USA – che alla fine hanno di un soffio battuto la Cina per numero di medaglie – il Giappone, Gran Bretagna ed Australia, ma dietro anche a Olanda, Francia e Germania a livello europeo. Anche certi richiami ad olimpiadi passate contano poco: nel 1932 a Los Angeles l’Italia fu seconda assoluta come nazione, ma i titoli in palio erano allora solo 116 e poche le nazioni presenti contro i 152 di Roma (1960) e gli attuali 339 di Tokyo 2020 che hanno distribuito oltre 1000 medaglie. Letti così i nostro 40 piazzamenti sono sempre importanti, ma – meno del 4% complessivo – luccicano un po’ meno.

 

AFGHANISTAN ADDIO

Gli USA si sono di fatto ritirati da Kabul ed anche il nostro contingente è stato rimpatriato senza chiasso né pubblicità – nessun ministro è andato a ricevere le nostre bandiere di guerra ritornate a casa! –  e nonostante che ben 53 italiani in questi anni siano morti tra i monti dell’Afghanistan.

Un ritiro che sa di sconfitta e di abbandono, mentre i talebani in poche settimane stanno riconquistando il paese distruggendo quella patina di modernità che si era cercato di proporre a quella nazione che viene condannata a ritornare nel più oscuro medioevo pur essendo stata solo 60 anni fa, un faro di modernità in Asia (ma questo non se lo ricorda nessuno).. Se ne sono andati anche i collaboratori afghani – a rischio di essere uccisi – in una sconfitta occidentale che andrebbe ben meditata ed approfondita e che invece è scomparsa dalle cronache e dalla storia, cancellata e dimenticata forse anche perché Biden non può essere accusato di sconfitte.

Vent’anni dopo l’11 settembre non c’è dubbio che in Afghanistan abbiano vinto gli estremisti islamici e che i perdenti siamo stati proprio noi, tutti noi. Forse “il mondo libero” dovrebbe cominciare a chiedersene il perchè

 

PIROMANI

Alluvione in Germania? La colpa è del clima. Incendi in tutto il Mediterraneo? La colpa è del surriscaldamento terreste. Andando a vedere quanto si era costruito intorno ai fiumi tedeschi emergono altre responsabilità, così come per l’Italia che va a fuoco conta poco il riscaldamento globale visto che quasi tutti gli incendi boschivi sono causati dall’uomo e oltre la metà provocati da piromani che scientemente vogliono il disastro, certi dell’impunità.

Credo che più delle solite prediche catastrofistiche servirebbero indagini serie e pene esemplari per i (pochi) responsabili che vengono scoperti e che soprattutto dovrebbero essere obbligati a rifondere i danni ambientali delle loro bravate, anche con il sequestro dei loro beni personali.

Non possiamo più permetterci non solo i costi dello spegnimento, ma soprattutto che ampie parti del territorio vengano compromesse – spesso per decenni – da pazzi e criminali che troppe volte restano impuniti. Eppure – usando i droni – sarebbe molto più facile oggi (se davvero lo si volesse) scoprire i responsabili.

 

 

CI SENTIAMO VERSO FINE MESE, UN SALUTO A TUTTI

 

MARCO ZACCHERA

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