Il 17 agosto scorso, poche ore prima di ricevere l’ennesimo appello (quello dell’Oasi Rifugio Crotone Onlus, per la situazione insostenibile di contrada Trafinello, dov’è urgente procedere all’accalappiamento e alla sterilizzazione delle cagne di un branco abbastanza numeroso), ho scritto una nota al Commissario dell’Asp di Crotone, dott. Domenico Sperlì, proprio sui temi caldissimi del randagismo. La prima delle numerose criticità da me elencate, frutto di segnalazioni pervenutemi da più parti negli ultimi mesi, è l’utilizzo come canile sanitario dell’Asl di Crotone, senza convenzione perché violerebbe una disposizione regionale del 2018, della stessa struttura privata di Torre Melissa che funge da canile rifugio e accalappiamento. E in quella struttura i veterinari del servizio pubblico, che dovrebbero essere presenti ogni giorno per 12 ore, pare si rechino solo due volte a settimana, per di più senza alcuna disponibilità di materiale sanitario. Vanno al privato, dunque, sia il guadagno derivante dal ricovero del randagio nel canile sanitario sia la diaria per il successivo soggiorno nel canile rifugio: denari che pesano non poco anche sui bilanci comunali. Sfuggono, d’altra parte, la ragione del mancato utilizzo dell’ambulatorio veterinario esistente nel canile comunale di Crotone e la mancata incentivazione dell’opportunità, data dal Ministero, di microchippare i cani a nome dei Comuni e affidarli alle associazioni in vista dell’adozione. Sembrano essere imputabili al Servizio veterinario di Area A, dunque, gravi inadempienze in tema di interventi di prevenzione, sensibilità e azioni sanitarie adeguate al carattere emergenziale assunto dal fenomeno randagismo nel nostro territorio, con un aggravio di spesa per l’erario e per le casse degli enti locali non irrilevante. Mi sono permessa di suggerire, perciò, che nel Piano Aziendale in itinere sia previsto il passaggio della competenza del Servizio per il randagismo all’Area C, anche in considerazione dell’accorpamento dei Servizi di Area A a quelli di Area C previsto dal DPCM del 12 gennaio 2017 che definisce i LEA, ratificato quest’anno dalla Regione Calabria. In alternativa, e meglio ancora, il Servizio per il randagismo potrebbe diventare una unità operativa (U.O.) autonoma, tanto più efficiente ed efficace, a mio avviso, se affidata a personale che coniughi all’esperienza una grande sensibilità personale: non è da tutti, persino tra i veterinari, occuparsi di questa delicata materia. Attendo fiduciosa una risposta dal dott. Sperlì, essendo il contrasto al randagismo e il benessere degli animali un indicatore significativo della qualità della vita e del livello di civiltà di qualsiasi comunità.
Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto)