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Ho riflettuto più volte prima di poter considerare più o meno accettabile l’idea, espressa dall’ex premier Giuseppe Conte, in merito ad un “dialogo” con i Talebani e ne è uscita una convinzione, molto sofferta da parte mia, come quella che certamente avrà fatto soffrire anche Conte: un dialogo diplomatico (posto che così si possa chiamare nella fattispecie) potrebbe essere più efficace di un dialogo a suon di bombe. Certamente, lo scotto da pagare, sarebbe piuttosto pesante, anche dal punto di vista etico, tuttavia, da esperienza di vita vissuta, tutti abbiamo imparato (anche in chiave evangelica) che la violenza alimenta altra violenza e che, alla fin fine, ogni problema, magari con l’appoggio esterno di interessi al di fuori dell’Afghanistan, deve comunque avere, presto o tardi, una soluzione.

Ecco perché mi sento di parteggiare per Giuseppe Conte, il quale, si distingue in maniera netta (anzi un paragone fra personaggi, come quelli che sto ad indicare qui sotto, non essendo quanto meno similari dal punto di vista intellettuale, non ci sta affatto) dai vari Salvini che lottano contro la Meloni per il potere, dei Berlusconi che lottano per ricordarsi e ricordare agli altri che sono ancora in vita “politica”, dei Renzi che richiamano i Fonzie della serie televisiva Happy Days quanto a bullismo, per finire con le Meloni che “raccolgono dove gli altri buttano le loro sconcezze ideologiche”, ecco perché – ripeto ancora una volta – che Conte, se non fosse per l’alone che Draghi si porta appresso dal prestigio istituzionale europeo e della esperienza correlata rispetto ad un professore universitario come l’ex primo ministro che, quest’ultimo. non sfigurerebbe affatto, anzi sarebbe maggiormente gradito, agli occhi del popolo italiano, il quale, impotente di fronte agli attuali marpioni della politica (vorrei fare i nomi, ma lo spazio non basterebbe!), è costretto ad accettare e tacere in quanto “fanno tutto loro”, alla faccia non solo del buon senso, ma anche della legalità istituzionale.

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Ma fino a quando ? Fino alla prossima catastrofe, fors’anche mondiale, peggiore del Covid, che non sarà certamente quella della fine del mondo profetizzata dai Maya.

Arnaldo De Porti

Belluno-Feltre

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