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L’autunno porta con sé, per le GUIDE TURISTICHE che lavorano a Roma (circa 3800 quelle abilitate, su ca. 15.000 attive a livello nazionale) anche il rinnovo del cd. ABBONAMENTO ai MUSEI VATICANI. Costava 40.000 lire all’anno, quando fu introdotto, ma pre-Covid è arrivato a 250 euro (ridotti a 150 fintanto che dura l’emergenza sanitaria). Discutibile in sé, lo è ancora di più se si considera che vale solo dalle 8:00 del mattino, quindi non consente di partecipare all’iniziativa della colazione nel cortile della pigna alle 7:15, e che dà diritto a 3 ingressi giornalieri: al 4°, anche la guida paga i 17 euro del biglietto pieno ma accede senza essere autorizzata a guidare alcuno.

Del resto, in tema di diritti in progressivo affievolimento per una forma di stolto protezionismo, è esemplare l’imposizione del SILENZIO nella CAPPELLA SISTINA: si sa che nelle chiese le visite turistiche sono sospese durante le funzioni ma pretendere che si taccia nel luogo che più di tutti, dopo l’iniziale stupore, suscita domande e merita spiegazioni, è davvero sovraumano. Ancora più odioso è poi il fatto che alla spesa annuale citata sopra si debbano aggiungere, anno dopo anno, altri 50 euro per ottenere la certificazione dei carichi pendenti e casellario giudiziale. A che titolo il Governatorato la richiede alle guide esterne? E perché lo Stato italiano non abbatte il costo per il rilascio del documento nei casi in cui il datore di lavoro pretenda l’ostensione di quei certificati per consentire al professionista di lavorare? Domande legittime, ritengo, mentre decine di guide turistiche aspettano di entrare in Tribunale (previa prenotazione, ovviamente) per ottenere le informazioni per le quali il Vaticano, in altre occasioni prontissimo a recepire le norme italiane (vd. green pass), stranamente non ammette l’autocertificazione.

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Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto e Candidata a Sindaco di Roma)

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