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La tutela del PATRIMONIO ARCHEOLOGICO SUBACQUEO sembra essere un campo di sperimentazione continua e senza limiti, dove le arditezze più estreme sono all’ordine del giorno. Per questo si deve credere che esista una spiegazione razionale a quanto accaduto ad Amalfi (SA), anche se la Soprintendenza Abap di Salerno e Avellino e i Carabinieri del TPC-Campania non l’hanno resa nota, limitandosi ad avallare, sembrerebbe, l’iniziativa del Comune, celebrata l’11 settembre, di acquisire al patrimonio municipale un centinaio di reperti subacquei di cronologia disparata che, precisa il donante ‘ignoto’ sui social, sono “frutto di una ricerca trentennale”.

Per trent’anni, evidentemente, il sig. Gianni Addabbo è stato costretto al recupero d’urgenza di reperti mobili nei quali si è imbattuto fortuitamente, durante le sue escursioni subacquee, e che ha giudicato a rischio di furto immediato, tant’è che, ligio alla normativa vigente (ante e post D.Lgs. 42/2004), li ha poi consegnati ai Carabinieri del luogo o al Sindaco entro 48 ore. Quelli, però, per ragioni non intuitive, invece di cederli alla Soprintendenza, glieli hanno restituiti e lasciati in custodia, d’accordo con la Sabap, o l’ha fatto l’ufficio stesso, consentendo la nascita di un deposito archeologico presso lo scopritore. Forse è questo che intendono al Collegio Romano quando parlano di patrimonio diffuso. Oppure, il sub aveva una speciale licenza di ‘pesca archeologica’ rilasciata della Soprintendenza? E in tal caso, dovremmo crederla una eccezione che rende omaggio alla Repubblica di Amalfi?! Come che sia, quanto accaduto in Costiera negli ultimi tre decenni non può che essere stato documentato e giustificato per tabulas dall’ufficio di tutela, reperto dopo reperto, con l’avallo dal TPC. Perché, allora, non rendere omaggio pubblicamente al sig. Addabbo, facendone il nome e prevedendo un suo intervento alla manifestazione di sabato scorso? “Incuriosita da un caso così insolito, e convinta che un approfondimento potrebbe giovare a tutti gli operatori del settore” commenta la senatrice e archeologa Margherita Corrado, “chiederò al Ministero della Cultura l’ostensione degli atti, dal più remoto al più recente, per accertare la ratio dell’operazione e i dettagli del percorso amministrativo. Sempre che non si coperto da brevetto”.

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Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto)

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