In libreria da giovedì 16 settembre
e in anteprima a Pordenonelegge
Spirito libero e sangue caldo
Autobiografia di una donna rom
di Marianna A. a cura di Luigi Nacci
con la postfazione di Santino Spinelli “Alexian”
«Non si tratta della storia dei rom, ma della storia di una donna rom. Di una donna, innanzitutto.»
Luigi Nacci
«Il libro di Marianna è un percorso di memoria e una testimonianza vera e diretta della sua vita di povera ed emarginata piena di violenze fisiche e morali, ma anche di mamma felice e di donna forte, coraggiosa e avventurosa. (..) L’autrice rivela la necessità di trasmettere la sua vicenda personale, la mette a disposizione di tutti, per farne tesoro, per aiutare chi ne ha bisogno. È un atto di profonda generosità.» dalla postfazione di Santino Spinelli
Una lettura forte, necessaria, potentissima.
L’autobiografia di una donna rom, una testimonianza eccezionale. Una donna che non ha studiato eppure decide, alla soglia dei cinquant’anni, di raccontarsi. Lo fa senza pudori: dall’infanzia nei Balcani a quando è stata venduta dal padre per tre monete d’oro, dal giorno in cui è stata violentata per la prima volta ai continui cambi di accampamento, dal primo figlio avuto da un gagio italiano da cui sarà costretta a separarsi, al matrimonio con un uomo violento. E poi ancora la povertà, la musica, l’elemosina, le notti sotto le stelle, i tanti figli, un’altra Trieste, le gonne al vento, i fondi di caffè, i ripetuti tentativi di fuga… fino all’ultimo che la farà approdare a una nuova vita. Una storia di sofferenza e libertà, di fuga e di violenze, di erranza e ricerca di stabilità. La storia di una donna dallo spirito libero e dal sangue caldo.
LA PRIMA PRESENTAZIONE
A PORDENONELEGGE
Giovedì 16 settembre, ore 20.30
Auditorium Istituto Vendramini
Con l’autrice dialoga Luigi Nacci
DALLA PREFAZIONE DI LUIGI NACCI:
«C’è tuttavia un dubbio che inizia ad assillarmi: non c’è il serio rischio che qualcuno strumentalizzi la sua storia a fini politici? I nemici dei rom non mancano. Non sono mai mancati purtroppo. Una delle pagine più oscure della storia d’Europa è stata la schiavitù di una larga parte della popolazione romanì nei Principati Rumeni della Valacchia, della Moldavia e della Transilvania: per oltre cinquecento anni questa istituzione ignobile è rimasta in vita nel cuore del nostro continente, per essere abolita appena nella seconda metà dell’Ottocento. Sono stati per secoli accusati di essere stregoni, briganti, spie dei turchi, traditori dei cristiani, untori di pestilenze, malfattori, ladri, assassini, addirittura cannibali. Una leggenda che ancora circola, tramandata in più versioni, attribuisce a loro nientemeno che la responsabilità di aver forgiato per i soldati romani i chiodi che hanno crocifisso Gesù. Da tale colpa deriverebbe la condanna a vagare senza sosta. Non è leggenda invece la persecuzione perpetrata dai nazisti, l’essere stati usati come cavie per atroci esperimenti nei lager – al grido di «Sterilizziamoli tutti!» –, l’essere stati sterminati a centinaia di migliaia. Porrajmos o Samudaripen: parole che in pochi usiamo, eppure fanno riferimento all’uccisione di mezzo milione di persone. Nessun rom o sinto è stato invitato al processo di Norimberga per accusare i suoi carnefici.»