L’81% dei business traveller italiani vuole tornare a viaggiare, ma alle proprie condizioni: 2 su 3 ritengono la flessibilità un fattore imprescindibile
Lo rivela un nuovo sondaggio di SAP Concur: il 95% dei viaggiatori d’affari italiani sono disposti a viaggiare per lavoro nei prossimi 12 mesi, ma soddisfare le loro richieste di flessibilità potrebbe rivelarsi essenziale per il successo a lungo termine delle aziende.
Più di un terzo dei business travel italiani reputa infatti importante la scelta delle proprie sistemazioni preferite (37%), così come la possibilità di prenotare i propri viaggi direttamente sui siti web dei fornitori, come compagnie aeree o hotel (36%).
Alta anche l’aspettativa dei dipendenti che il datore di lavoro si impegni a tutelare salute e sicurezza durante i viaggi d’affari: i travel manager dovranno mettere in atto un lavoro di modifica delle policy.
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Vimercate, 15 settembre 2021 – Tornare a viaggiare per lavoro? Sì, ma a quali condizioni? È il quesito che si è posto SAP Concur nella ricerca “Global Business Traveller and Travel Manager Survey 2021” commissionata tra aprile e maggio 2021 con l’obiettivo di mettere in evidenza l’entusiasmo dei viaggiatori d’affari italiani e globali nel rimettersi in viaggio. La survey indica inoltre le azioni già adottate dalle aziende e quelle ancora da compiere per garantire una ripresa redditizia e responsabile del business travel, in grado anche di soddisfare le esigenze dei dipendenti e poter così trattenere i migliori talenti. Servirà quindi un’attenzione particolare alle richieste di cambiamento provenienti dai lavoratori, cosicché le imprese possano incoraggiare un ritorno produttivo ai viaggi d’affari e contribuire a raggiungere obiettivi aziendali più ampi.
Secondo il “Global Business Traveller and Travel Manager Survey 2021” risulta evidente che, dopo più di un anno di stop obbligato, i business traveller italiani sono pronti a ripartire: infatti, il 95% di loro è disposto a viaggiare per lavoro per il prossimo anno e oltre la metà (il 52%) si dichiara molto desiderosa. Al contempo, il 78% dei viaggiatori d’affari italiani teme che la ridotta possibilità di viaggiare nei prossimi 12 mesi possa danneggiarli personalmente e professionalmente. Le principali preoccupazioni includono difficoltà nello sviluppo e nel mantenimento di relazioni commerciali (45%), minori guadagni (39%) e mancato avanzamento di carriera (27%). Sono inoltre preoccupati del fatto che la riduzione dei viaggi d’affari abbia portato la loro azienda a firmare un numero minore di nuovi accordi (39%), a rinnovare meno contratti (35%) e a rimanere indietro rispetto alla concorrenza (31%).
Allo stesso tempo, l’81% dei viaggiatori d’affari italiani (percentuale più alta tra tutti i mercati intervistati, che si riduce al 68% a livello globale) dichiara apertamente di voler tornare a viaggiare per lavoro ma alle proprie condizioni: in particolare, desidera avere maggiore controllo sull’itinerario con la flessibilità come fattore determinante per più di 2 viaggiatori su 3 (il 69%).
Più di un terzo reputa poi essenziale la scelta delle proprie sistemazioni preferite (37%), così come la possibilità di prenotare i propri viaggi direttamente attraverso i siti web dei fornitori, come compagnie aeree o hotel (36%). A parte gli obiettivi aziendali, il desiderio di poter rimettersi in viaggio è motivato anche dalla possibilità di vedere posti nuovi (61%), prendersi una pausa dalla vita quotidiana (53%) e stabilire legami personali con clienti e colleghi (52%).
Inoltre, i business traveller italiani sono particolarmente interessati a soggiornare in hotel più grandi (38%), a evitare scali aeroportuali (34%), a prediligere le trasferte nazionali (34%) e quelle a breve distanza (34%).
La necessità di maggiore flessibilità ha tra le sue cause la pandemia, ma tra i lavoratori resta comunque alta l’aspettativa che il datore di lavoro si impegni a tutelare la loro salute e sicurezza durante i viaggi d’affare. Al riguardo, si ritengono responsabili in prima persona: più di 2 viaggiatori d’affari italiani su 5 (41%) si assumono responsabilità maggiore riguardo alla loro salute e sicurezza durante una trasferta e circa 3 su 4 (72%) desiderano allentare le restrizioni delle policy sui viaggi o tornare alle policy pre-COVID-19.
A questo proposito dovrà essere messo in atto un lavoro di modifica relativo alle policy sui viaggi. Una situazione, questa, che esercita ulteriore pressione sui travel manager, che devono essere estremamente attenti a garantire che le policy corrispondano alle aspettative dei dipendenti. Quasi all’unanimità, i travel manager a livello globale ritengono che il loro lavoro sarà più impegnativo nei prossimi 12 mesi rispetto allo scorso anno (99%). Le sfide che si trovano ad affrontare includono la comunicazione e la garanzia della conformità con le politiche di viaggi d’affari più recenti (60%), le modifiche o le cancellazioni dell’ultimo minuto delle prenotazioni (53%) e i continui aggiornamenti delle normative governative (51%). Tutti i travel manager intervistati (100%) si aspettano inoltre che la loro azienda implementi alcune linee guida o policy di viaggio nei prossimi 12 mesi. Tuttavia, i cambiamenti previsti non seguono necessariamente le richieste dei viaggiatori d’affari.
Per maggiori informazioni, scarica il whitepaper dedicato all’Italy Business Traveler Report 2021.
Il sondaggio è stato condotto da Wakefield Research (www.wakefieldresearch.com), un fornitore indipendente leader di ricerche di mercato quantitative, qualitative e ibride, tra 3.850 viaggiatori d’affari definiti come coloro che viaggiano per affari tre o più volte all’anno dai seguenti mercati: Stati Uniti, Canada, Brasile, Messico, LAC (Colombia, Cile, Perù e Argentina), Regno Unito, Francia, Germania, regione ANZ (Australia e Nuova Zelanda), regione SEA (Singapore e Malesia), Cina, Hong Kong, Taiwan, Giappone, India, Corea, Italia, Spagna, Dubai, Benelux (Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo), Sudafrica, Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia. Inoltre, Wakefield Research ha intervistato 700 travel manager dei seguenti mercati: Stati Uniti, Messico, Regno Unito, Francia, Germania, regione SEA (Singapore e Malesia) e Hong Kong. Entrambe le indagini si sono svolte da aprile a maggio 2021. Per le interviste condotte in questo studio, le probabilità sono 95 su 100 che il risultato di un’indagine non vari, più o meno, di oltre 1,6 punti percentuali rispetto al risultato che si otterrebbe se le interviste fossero state condotte con tutte le persone dell’universo rappresentate dal campione.
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