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IL CANCRO DELL’INDIFFERENZA SOCIALE !

Sono dubbioso,  anche sulle potenziali probabilità,  di essere portatore di qualche patologia della mente ma, liberatomi subito da detti dubbi dopo aver ragionato ed avuto conferma da persone sicuramente più preparate di me su quanto sto per dire, nutro ed alimento la convinzione secondo la quale non sarà più possibile ripristinare nel breve termine  un clima sociale, ma anche strettamente fisiologico, che la stessa nostra natura umana richiede. Non solo, ma avrei anche qualche perplessità nell’affermare che detta realtà possa essere stata determinata dalla pandemia in atto che, a mio avviso, ha arrecato solo ulteriore pregiudizio a quanto era già in atto da tempo.

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Che il progresso abbia in qualche modo contribuito ad allentare i rapporti sociali non v’è dubbio alcuno: lo stesso J.J. Rousseau nel suo “Contratto sociale”   scritto nel lontano 1762 imputava alle convenzioni sociali la rovina della società, ma in quest’era moderna, il pensiero  già condivisibile a suo tempo in capo al predetto famoso filosofo-scrittore-musicista svizzero,  ha superato ogni immaginazione, anche fra le più imponderabili. Ora ci va di mezzo non solo la rovina della società, ma la sua stessa esistenza sin qui basata su parametri fisiologici sempre tenuti in equilibrio da stratagemmi creati allo scopo: il corpo umano infatti, anche se fortemente adattabile ai  mutamenti fisici che si susseguono  di era in era, oggi pare giunto ad una svolta irreversibile.

Questa nostra società moderna, in forte affanno, e che avrebbe pertanto  il compito o meglio la necessità di darsi delle regole per vivere, oggi langue nell’indifferenza assoluta. Sembra infatti  essersi accasciata sul fenomeno dell’indifferenza demandando le sue sorti a “pagliacci” della politica, del giornalismo, del business, dei profittatori di questa indifferenza,    rassegnandosi ad una modalità esistenziale del tipo “carpe diem”.

Possiamo spendere una parola positiva neri confronti dei politici attuali, dei giornalisti, della sanità, delle istituzioni, della magistratura  (fatte salve ovviamente le eccezioni sebben pochissime !!!)  o c’è qualcuno che, senza pudore, avrebbe il coraggio di esprimersi in maniera diversa ? Assolutamente no !

Non credo ci voglia tanto a capire che, ad un certo punto,  detta indifferenza sociale finirà per inabissarsi in un burrone e farsi tanto male in quanto le tensioni sociali che stanno investendo per ora solo  “diplomaticamente?”  Regno Unito, Cina, Francia, Australia con ovvi riverberi sulla società  ormai impotente ad ogni reazione, finirà per  esplodere, a cominciare  dapprima  anche con gli effetti del clima.

Dal vocabolario deve sparire il sostantivo “ricchezza” per essere sostituito dagli insegnamenti della  Enciclica “Populorum progressio” di Papa  Paolo VI:  il mondo chiede pane e non ricchezza, e questo pane deve avere una equa distribuzione, e ciò, non già sulla base di ormai superati sistemi comunisti che ancor resistono in Russia, Cina ed altre “povere” potenze, ma sulla base di una nuova umanità dalla quale, già da subito, non si potrà più prescindere. L’uomo è tranquillo infatti quando ha quel po’ che basta per sé e la famiglia, quando è affrancato dalle ansie per poter sopravvivere, quando sa che, con il lavoro, può soddisfare le necessità primarie, quando può fidarsi di chi amministra la società ecc.ecc.  Di tutto il resto, oggi come oggi, l’attuale società di fatto se ne “frega” perché ha già quasi tutto.  Certa delinquenza, mai giustificabile, nasce spesso anche dalla necessità e si attenuerebbe in un clima di maggior distribuzione della ricchezza, salvo punire severamente chi non sta alle regole, e cioè coloro che hanno nel sangue la malavitosità  e che imperano protette anche nelle fasce sociali ricche, fors’anche più che in quelle disgraziate.

Purtroppo, notiamo invece che il continuo evolversi in senso positivo della cultura e del progresso, sta determinando effetti contrari all’interesse dell’umanità in quanto , sia cultura che progresso sembrano destinati ad aprire una forbice sempre più grande fra ricchi e poveri, come se detta dicotomia fosse appannaggio di una sola parte. Nella predetta Enciclica papale c’è un “memento homo” che, tradotto, praticamente vuol dire questo :  “ Se tu sei ricco, lo sei perché dall’altra parte c’è l’altro…”

A quando un cambio drastico, se vuoi anche traumatico, di rotta ? Quando saremmo tutti morti per effetto di questa indifferenza ad ogni livello ? Di certo, il mondo non potrà più camminare sugli esistenti parametri, a meno che non intenda abbracciare le leggi della foresta !

Arnaldo De Porti

Belluno Feltre

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