L’UMANITA’ COSTRETTA AD EMULARE I CONIGLI QUANTO A SPAZI ABITATIVI…A CAUSA DEL PROFITTO
Ricordo i tempi nei quali, per essere comodi, si cercava la casa in città, o comunque in un posto più vicino possibile al luogo di lavoro che, normalmente, si trovava, e tuttora si trova, su realtà piuttosto anguste quanto ad ossigenazione, seppur mastodontiche dal punto di vista delle superfici, a tutto danno della salute dell’uomo: Porto Marghera (VE), Sesto San Giovanni (MI) ed ILVA di Taranto, tanto per citarne qualcuna, ne sono un triste esempio. Non dimentico quando, negli anni 55-60, per essere vicino alla banca nella quale lavoravo a Milano, in Piazza Scala, pure io avevo preso in affitto una stanzetta, non più grande di 3 x 4 metri, nella quale, dormendo di notte, sentivo sotto il palazzo di Corso Buenos Aires, il passaggio della metropolitana al suo primo esordio, che faceva addirittura tremare il letto… pagando allora 10.000 lire al mese.
Preambolo questo per dire che dovrebbe finire l’era delle concentrazioni, specie dopo la dura lezione avuta dalla pandemia, in quanto dette concentrazioni sono certamente all’origine di una moltitudine di virus anche difficili da identificare, esattamente come è successo agli inizi per il Covid.
Al contrario “l’intelligenza dell’uomo”, si fa per dire, ha escogitato da anni il sistema di allargare le città, i luoghi di concentrazione, ecc. spesso innalzandoli verso il cielo, anziché allargare le superfici di insediamento abitativo e di lavoro, fino a costruire appunto dei grattacieli che, sicuramente, al di là del prestigio manifetato da parte di certe nazioni che vedono in questi una sorta di supremazia rispetto ad altre, non potrà, a mio avviso, avere un seguito felice: lasciamo stare l’attacco alle torri di New York trattandosi di efferato atto politico, ma guardiamo cosa sta succedendo ultimamente a furia di incendi che non permettono di salvare vite e cose, non sottacendo che in detti grattacieli è difficile immaginare un beneficio alla salute se è vero, come in effetti è che, finito il lavoro, ma anche dopo una settimana di costrizione abitativa, la gente preferisce andare fuori in campagna per fare scorta di ossigeno…ed io ero uno di quelli…
C’è qualcuno, anche fra gli uomini di scienza, che non crede che non ci sia un nesso fra il Covid e le concentrazioni industriali già esistenti, in aggiunta a quelle già di tipo abitativo, ma anche purtroppo specificatamente ospedaliere, realtà queste che, come sta succedendo per la pandemia in atto, finiranno di volta in volta per trasformare le varie pandemie in situazioni endemiche a vita , dopo che gli esperti avranno creato, anche qui di volta in volta, nuovi vaccini per potenziali nuove pandemie, come è successo per l’attuale Covid ? A proposito di concentrazioni ospedaliere c’è qualcuno, anche fra i medici, disposto a mettere una mano sul fuoco affermando che la concentrazione sanitaria ad inizio Covid non abbia raddoppiato i morti ? Anche per inesperienza in funzione di un virus sconosciuto e apparso all’improvviso ? Nonché per difficoltà di movimento in seno alle strutture sature di macchinari e quant’altro ?
Il pianeta è grande e può dar da mangiare a tutti se considerato e gestito adeguatamente per cui, a mio avviso, se non ci sarà un drastico cambio di rotta circa la gestione, allargando gli spazi di vita, di lavoro, ma anche di svago, si correrà il rischio di creare un habitat di… simil-conigliere.
Ci dimentichiamo forse che la popolazione del pianeta si attesta oggi su circa 8 miliardi di persone e che, fra qualche decennio, sarà destinata a crescere in maniera esponenziale, per cui sarà necessario dare un assetto abitativo diverso al sistema o vogliamo continuare costruendo verso l’alto e non in via orizzontale ?
Posto ce n’è sul pianeta ed esiste anche il sistema per avere il pane quotidiano a meno che non si voglia continuare nell’egoismo di certuni a danno degli altri. C’è bisogno da subito di una politica mondiale !
Arnaldo De Porti
Belluno