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Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani invita il ministro Patrizio Bianchi ad avviare un percorso di valorizzazione della classe A-46 discipline giuridiche ed economiche pesantemente ridimensionata dalle riforme precedenti: attualmente i dati provenienti all’indomani dagli incarichi annuali evidenziano una situazione preoccupante dal Nord al Sud d’Italia: pochissimi docenti sono riusciti a ottenere la nomina annuale sulla disciplina. Una stagnazione che perdura ormai da tanti anni a causa di un numero risibile di trasferimenti e di scarse immissioni in ruolo. Non si prospetta una situazione facile da gestire e le prospettive e gli scenari per i giovani che vogliano dedicarsi a tale insegnamento sono fortemente scoraggianti. Non si riescono a comprendere le ragioni di una simile chiusura e sordità da parte del MIUR nei confronti di legittime richieste espresse da professionisti che per anni hanno svolto la propria funzione con dedizione. Si avvicendano ministri appartenenti a diversi schieramenti politici, ma non ci sembra di ravvisare discontinuità rispetto a una linea comune, improntata al discredito e depotenziamento di una classe di concorso che invece oggi più che mai potrebbe contribuire alla rinascita culturale – civica dell’Italia. I giovani ignorano i propri diritti, i propri doveri e, soprattutto nelle realtà degradate, vivono la sopraffazione come unica forma di affermazione personale e difesa delle proprie prerogative. La forza del diritto e la valorizzazione della legalità costituiscono l’unica alternativa rispetto a forme di analfabetismo civico tragicamente in atto da più tempo, che imperversano tra gli adolescenti, ma che non sembrano destare sufficientemente preoccupazione e invece dovrebbero allarmare.

La pandemia, l’isolamento e la mancanza di comunicazione diretta hanno reso ancora più difficili i rapporti tra coetanei, spesso caratterizzati da body shaming, bullismo e cyberbullismo.

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Qual è stata la risposta in un contesto del genere? Creare una materia, l’Educazione civica, a costo zero, da “spalmare” tra tutti i docenti di un Consiglio di classe, affidandosi alla buona volontà di chi già deve pensare allo svolgimento del programma della propria disciplina. Francamente ci sentiamo di dissentire da una simile operazione da definirsi infruttuosa, soprattutto alla luce delle segnalazioni pervenuteci da parte di tanti colleghi. Siamo amareggiati, ma continuiamo a sperare che il buon senso e l’interesse per la formazione civica delle nuove generazioni possano prevalere. Auspichiamo quindi che si possa palesare al più presto un’inversione di tendenza rispetto al silenzio assordante degli ultimi anni circa questioni irrisolte che dovrebbero invece costituire una priorità nell’azione politica.

prof. Romano Pesavento

Presidente CNDDU

 

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