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“Non guardate a la vita de fore, ka quella dello spirito è migliore. Io ve ne prego, per grand’Amore”. (S. Francesco d’Assisi, da Audite poverelle).

Il 4 ottobre  di ogni anno ricordiamo Francesco d’Assisi, un santo che per certi versi possiamo dichiarare  bioregionalista antesignano. Egli in verità visse preferibilmente nella natura  e sin dal momento del suo risveglio spirituale mantenne un atteggiamento  semplice, sincero e spontaneo.

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La sua adorazione di Dio essendo basata sulle forme  del creato, Francesco può essere considerato un ecologista ed  amante della natura in cui riconosceva l’impronta divina. Sempre egli si adoperò di mantenere un comportamento adatto alla difesa della vita, occupandosi di animali, di agricoltura, di contemplazione delle bellezze dell’ambiente….

Fra Ginepro da Pompeiana, scrittore di grande talento, ma anche uomo d’azione ci comunica una frase molto felice, sulla quale concordiamo toto corde: “Le più autentiche lezioni di spiritualità non risiedono mai nelle astrazioni, nelle teorie, nelle idee nettamente formulate, quanto negli esempi, in un comportamento, nelle scelte compiute di fronte alla realtà”.

Essere tenace e forte nel duro cammino della Vita, esporsi ai pericoli, resistere alle minacce, mantenersi saldo e coerente nelle giornate nere, che ci sono per tutti. L’uomo che con entusiasmo partecipa alle lotte per la Vita è sicuramente più vicino a Dio del calcolatore prudente e dello scettico preoccupato soltanto di guadagnare di più per “mangiare” di più.

La spiritualità  naturale non è basata sul biascicamento di litanie e preghiere, ma nella coltivazione della generosità dell’abnegazione, dell’entusiasmo, del disinteresse… tutto quello che fa uscire l’uomo dalla prigione degli istinti e dell’ego. Questo è quanto noi intendiamo per “spiritualità”. Questo è quanto noi intendiamo per “ecologia”…

In ordine a quanto fin qui scritto, l’azione di Francesco e dei suoi frati costituisce un riferimento irrinunciabile di vera spiritualità naturalistica capace anche di scuotere le strutture della clerocrazia (e del dogmatismo) allora presuntuosa come oggi.

Paolo D’Arpini

 

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