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Casa famiglia

di Francesco S. Amoroso

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Il pubblico dei mezzi di comunicazione di massa, si è imbattuto nel termine casa famiglia, specialmente in occasione di fatti di cronaca che hanno avuto per protagonisti minori.

Le case famiglia sono strutture che si occupano di diverse realtà sociali che riguardano disabili, tossicodipendenti, anziani, e minori che, in determinate circostanze, vengono allontanati dalle loro famiglie naturali.

Con riferimento a questi ultimi, la chiusura degli orfanotrofi con la legge n. 149 del 2001, ha portato alla ribalta tali strutture residenziali, dal momento che alle stesse è stata riservata l’accoglienza dei minori, finalizzata a interventi socio assistenziali e integrativi o sostitutivi della famiglia.

Le comunità familiari conosciute come casa famiglia hanno al loro interno la presenza stabile di uno o più adulti, che accolgono i minori mediante l’affido temporaneo.

È per questo che le caratteristiche proprie della casa famiglia si riassumono nella presenza di figure parentali, paterna e materna, nel numero esiguo di ospiti e nelle caratteristiche architettoniche, che devono essere simili a una comune abitazione familiare, rispettando, inoltre, le norme sanitarie.

I genitori affidatari che decidono di intraprendere questa esperienza sono coadiuvati da personale qualificato comprensivo di uno o più educatori professionali, coordinati da un responsabile educativo, con la presenza di uno psicologo, i quali seguono le attività quotidiane dei minori ospitati.

Queste strutture sono circa 3.000 dislocate tra le varie regioni italiane.

Per avere un’idea di quanti siano gli allontanamenti dei minori dalle famiglie di origine questi sono stati circa 26.000 nel 2006; le cause sono da ascriversi a: incapacità educativa, trascuratezza materiale e affettiva del minore, violenza domestica, problemi di dipendenza di uno o entrambi i genitori, abusi, sfruttamento sessuale, problemi giudiziari dei genitori.

L’affido a queste strutture è principalmente temporaneo; solo il 5% dei minori risulta adottabile.

Svolgono inoltre l’importante funzione di ospitare i minori in stato di abbandono i quali soggiornano presso di esse, nel periodo precedente all’affidamento preadottivo ovvero all’affidamento temporaneo, nel caso che la difficoltà della famiglia di origine del minore sia solo provvisoria, onde consentire allo stesso di trovare un ambiente sostitutivo e diverso da quello di origine, presso cui crescere e che sia in grado di assicurargli il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno.

Assolvono tale compito appunto le case famiglia, fino a che non sia individuato un nucleo familiare diverso da quello di origine che adotti il minore ovvero che lo ospiti provvisoriamente, durante il periodo di difficoltà transitorio, o, da ultimo, fino al rientro del minore nella famiglia di origine.

Il finanziamento di queste strutture viene erogato dai Comuni.

La retta media di un bambino in queste comunità varia da una regione all’altra, a seconda del tipo di residenza in cui viene collocato il minore.

Il costo è di circa 200 euro al giorno.

Le case famiglia sono regolate dal Decreto 21 maggio 2001 n. 308 della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per la solidarietà sociale.

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