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IL SEGRETARIO GENERALE DEL SIFUS CONFALI, MAURIZIO GROSSO: “E’ ARRIVATA LA CONVOCAZIONE DAL MINISTERO ALLE POLITICHE AGRICOLE PER DISCUTERE DI PNRR. SIAMO CONTENTI DI POTER DARE IL NOSTRO CONTRIBUTO SU QUESTIONI CHE RIGUARDANO LO SVILUPPO DEL NOSTRO PAESE”.

 

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Il Segretario Generale del sindacato nazionale SIFUS CONFALI, Maurizio Grosso: “Siamo stati convocati a Roma, presso il Ministero alle Politiche Agricole, per discutere del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza.”

La convocazione segue la richiesta d’incontro avanzata dal SIFUS CONFALI al Ministro Stefano Patuanelli dopo l’assegnazione della stragrande maggioranza delle somme del PNRR pari al 75% (relativamente ai progetti per l’ammodernamento delle reti irrigue) alle regioni del centro nord. “Nessun progetto –evidenzia Grosso– è stato riconosciuto alla Sicilia e uno alla Puglia. E credo che non sia solo per responsabilità oggettive delle regioni meridionali, ma per l’utilizzo di bandi basati su criteri discriminatori alle caratteristiche del centro sud. Ecco che l’incontro di giovedì 4 novembre, alle ore 16, durante il quale sarà presente la segreteria tecnica del Ministro Patuanelli, servirà a fare chiarezza sia sui criteri sui quali si sono imperniati i bandi del PNRR… a nostro giudizio ostili per caratteristiche pedoclimatiche alle regioni del Sud… e sia sulle capacità professionali degli uffici di progettazione delle regioni meridionali che hanno contribuito alla bocciatura dei progetti per l’ammodernamento del sistema irriguo fondamentale per il rilancio dell’agroalimentare. Cercheremo –conclude il Segretario Generale del sindacato nazionale SIFUS CONFALI, Maurizio Grosso– di verificare l’esistenza di soluzioni non alternative per salvare il salvabile in termini di progetti, a partire di buona parte di quelli che interessano i consorzi di bonifica siciliani, di quello pugliese del consorzio della Capinatata e di altri ancora”.

“Il PNRR non è di certo un concorso a premi televisivo -afferma il segretario nazionale del SIFUS CONFALI “Consorzi di Bonifica”, Ernesto Abate, ma semplicemente un obbligo imposto dall’Unione Europea che ha acceso un mutuo chiamato Recovery Plan… Un mutuo che pagheremo tutti, a prescindere se useremo o meno i fondi europei attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che serve a tutta l’Italia per il necessario rilancio green, per una giusta e buona politica di economizzazione e per la necessaria digitalizzazione. Quindi è chiaro che tali fondi –conclude Abate– devono essere spesi sul territorio secondo le necessità oggettive, accompagnando tutti i progetti verso la cantierabilità e la esecutività, ma non alla bocciatura. Pertanto oggi non serve certo cercare colpevoli, ma trovare soluzioni”.

 

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