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Senatori e deputati italiani di diversi partiti:

Chiediamo al governo di riconoscere il massacro del 1988 in Iran come genocidio e crimine contro l’umanità, assumendo l’iniziativa all’Unione Europea e alle Nazioni Unite affinché i responsabili siano perseguiti.

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Giovedì 4 novembre, in una riunione al Senato italiano alla quale hanno partecipato più di 20 deputati e senatori italiani di vari partiti, i relatori hanno esortato il governo a riconoscere il massacro del 1988 in Iran come genocidio e crimine contro l’umanità.

I senatori e i deputati hanno anche chiesto la fine dell’immunità per i responsabili della strage del 1988 e della strage dei manifestanti del novembre 2019 e hanno esortato l’Italia a svolgere un ruolo di primo piano nel guidare l’iniziativa presso l’Unione Europea e le Nazioni Unite affinché gli autori di questi crimini siano assicurati alla giustizia.

Anche la signora Maryam Rajavi, presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran, ha partecipato online all’incontro. All’evento è intervenuto anche l’ex ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi.

“Khamenei e il suo regime hanno dichiarato guerra al popolo iraniano e alla comunità internazionale nominando Ibrahim Raisi presidente e hanno accelerato i loro sforzi per sviluppare una bomba atomica” – ha affermato la signora Rajavi.

Raisi era uno dei quattro membri della ‘Commissione della morte’ di Teheran che eseguì il massacro del 1988. Molti eminenti giuristi internazionali hanno descritto il crimine del 1988 come genocidio e crimine contro l’umanità. In qualità di capo della magistratura, Raisi è stato anche coinvolto nell’uccisione di almeno 1.500 manifestanti e nell’arresto, nell’incarcerazione e nella tortura di 12.000 manifestanti durante la rivolta del novembre 2019.

La signora Rajavi ha aggiunto: “Miriamo a trovare un elenco completo delle persone giustiziate e l’ubicazione delle loro tombe. Lo scopo di questo appello per la giustizia è perseguire i responsabili, inclusi Khamenei e Raisi. In definitiva, l’obiettivo del movimento Call for Justice è quello di liberare l’Iran dalla repressione e dalla violenza”.

Riferendosi al massacro di manifestanti del novembre 2019, la presidente-eletta del CNRI ha affermato che è stato il più grande massacro di manifestanti nel mondo contemporaneo. Per prevenire il ripetersi di tale carneficina, il popolo iraniano e la Resistenza chiedono che il rispetto dei diritti umani e la protezione della vita dei manifestanti iraniani siano al centro di qualsiasi negoziato con il regime clericale. Senza insistere sui diritti umani in Iran, nessun negoziato o tentativo di impedire al regime di acquisire la bomba atomica avrà successo.

Il senatore Roberto Rampi ha presieduto la riunione del Comitato Parlamentare italiano per un Iran Libero. Ha detto: “In Iran regna l’impunità. Nell’estate del 1988 furono massacrati oltre 30.000 prigionieri politici, il 90% dei quali membri e sostenitori del principale movimento democratico di opposizione popolare, l’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (OMPI/MEK). Questo è stato un chiaro caso di crimine contro l’umanità e di genocidio. Sebbene la resistenza iraniana abbia immediatamente allertato le Nazioni Unite e la comunità mondiale, non è stata intrapresa alcuna azione. Questo silenzio ha legittimato l’impunità e incoraggiato il regime. Nessun dirigente del regime è stato ritenuto responsabile. A seguito dei recenti appelli di Amnesty International e del Relatore Speciale delle Nazioni Unite sull’Iran, in qualità di membro della Commissione Diritti Umani del Senato, credo sia dovere di tutti i Parlamenti del mondo affrontare la questione come ha fatto l’Italia per i massacri in Ruanda e a Srebrenica”.

Il senatore Lucio Malan, il senatore Manuel Vescovi, il senator Stefano Lucidi, la deputata Stefania Pezzopane, il senatore Enrico Aimi, il senatore Marco Perosino e la senatorice Maria Virginia Tiraboschi  sono stati tra i parlamentari che hanno preso parte all’incontro al Senato italiano.

Nelle loro osservazioni hanno evidenziato che la nomina di Raisi a presidente è chiaramente volta a sopprimere il dissenso interno e ad intimidire per mettere a tacere il popolo iraniano ed è un chiaro segno della crescente disperazione del regime.

Hanno invitato il governo italiano e l’Unione Europea a riconoscere il massacro in Iran del 1988 come genocidio e crimine contro l’umanità, e ad assumere un ruolo guida nel deferire al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite le violazioni dei diritti umani in Iran e perseguire i mandanti e gli autori di questo crimine. L’impunità dei responsabili della strage del 1988 e della strage dei manifestanti del novembre 2019 deve finire.

Hanno affermato che la comunità internazionale non può rimanere in silenzio di fronte a questa situazione e hanno chiesto una politica decisa nei confronti del regime iraniano. Una politica in cui i diritti umani siano al centro e la continuazione e l’espansione delle relazioni dipendano da un miglioramento tangibile della situazione dei diritti umani e, in particolare, dalla cessazione delle esecuzioni e delle torture.

I membri del Senato e della Camera dei Deputati italiani intervenuti hanno anche sostenuto il piano in 10 punti di Maryam Rajavi, presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran, per una repubblica democratica basata sulla separazione tra religione e Stato, l’uguaglianza di genere, la non-discriminazione delle minoranze etniche e religiose e l’abolizione della pena di morte.

 

Comitato Italiano di parlamentari per un Iran Libero

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